Dopo mesi di sollecitazioni, lo scorso 9 marzo il ministero dello Sviluppo economico ha convocato per la prima volta il tavolo di confronto istituzionale sui destini della raffineria Eni di Livorno, dopo che lo scorso autunno il Cane a sei zampe ha comunicato l’intenzione di chiudere – entro la fine del 2022 –  la linea di produzione dei carburanti.

L’interrogativo di fondo che resta da sciogliere è sempre lo stesso: Eni ha un piano industriale in grado di gestire una transizione ecologica della raffineria – che sorge peraltro all’interno di un Sin ancora da bonificare –, o ha tirato i remi in barca con le conseguenti ricadute ambientali e lavorative? La risposta dovrebbe arrivare in seno al tavolo di confronto istituzionale, ma il Governo ha ripreso a latitare.

«Trascorsi quasi due mesi dal 9 marzo, è fondamentale che il tavolo venga nuovamente convocato dal ministro Giorgetti. Un ulteriore ritardo rischia di vanificare gli sforzi fatti in questi mesi», dichiarano i deputati Pd Chiara Braga e Andrea Romano, al termine di una riunione di coordinamento a cui hanno preso parte il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, insieme ai sindaci di Livorno e Collesalvetti, Luca Salvetti e Adelio Antolini, e all’assessore allo Sviluppo economico del comune di Livorno, Gianfranco Simoncini, insieme ai segretari territoriali livornesi del Pd, Alessandro Franchi e Federico Mirabelli e al coordinatore della segreteria regionale toscana del Pd, Massimiliano Pescini, e al consigliere regionale Francesco Gazzetti.

«I temi da sciogliere sono numerosi – proseguono Braga e Romano – dal rilancio dell’impianto, nel quadro della transizione energetica in cui è impegnata l’Italia, alle strategie di investimento che l’Eni intende mettere in campo sul territorio, passando per gli opportuni adeguamenti normativi che dovranno eventualmente essere adottati. Il tavolo nazionale è il luogo più appropriato per affrontare tutti i temi relativi all’impianto, nel più trasparente dialogo con i sindacati, le amministrazioni locali e la cittadinanza dei territori coinvolti. Non si perda altro tempo e si proceda dunque a una nuova convocazione».

Ma quali sono le ipotesi per il futuro (e la progressiva riconversione) della raffineria? Durante il tavolo di confronto al Mise, Eni «aveva confermato in maniera chiara di non volersi disimpegnare dal sito toscano –ha spiegato a valle dell’incontro il Comune di Livorno – proponendo anzi un rilancio dello stesso attraverso un percorso razionale di trasformazione, e dichiarando cespressamente che la prospettiva di Livorno è quella della riconversione dell’impianto a bioraffineria finalizzata alla produzione di biocarburante idrogenato», o meglio l’Hvo (hydrotreated vegetabil oil) già prodotto dal Cane a sei zampe nelle raffinerie Eni di Venezia e Gela: si tratta di un carburante che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari a circa il 15%, va a comporre Enidiesel+.

Ma ci sono altri e forse più promettenti scenari da poter approfondire. Dopo il primo incontro al Mise, fonti sindacali hanno infatti riportato anche di aperture verso l’opzione ambientalmente più sostenibile tra le varie avanzate nel tempo per l’impianto di Stagno, ovvero la possibilità di realizzare un impianto di riciclo chimico in grado di offrire risposte su due fronti molto caldi per la Toscana: la crisi energetica in corso e la chiusura del ciclo rifiuti in un’ottica di economia circolare.

L’articolo Si è già incagliato il tavolo di confronto sulla raffineria Eni di Livorno: «Il Governo lo riattivi» sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.