Il cda della multiutility pubblica Estra ha approvato ieri i risultati del bilancio 2022, segnato in profondità dalla crisi energetica alimentata nell’ultimo anno dalle dinamiche pandemiche e soprattutto dall’invasione russa dell’Ucraina.
I ricavi sono crescita del 68% sull’anno precedente, superando quota 1,7 mld di euro, una variazione «imputabile prevalentemente alla vendita di gas e luce (+74%) e dovuta all’aumento dei prezzi delle commodity». Prezzi che però hanno inciso al ribasso sugli utili.
Nell’ultimo anno il margine operativo lordo (Ebitda) di Estra si è attestato a 104,5 milioni di euro, registrando un calo del 7% in confronto all’esercizio 2021 «principalmente per la riduzione della marginalità realizzata nell’attività di vendita di gas naturale ed energia elettrica, in gran parte compensata dalla crescita nel settore dell’efficienza energetica».
Di riflesso anche «l’utile netto nel 2022 si è attestato a 14,1 milioni di euro», dimezzandosi rispetto al dato 2021, quando l’utile netto “reported” era di 32,9 milioni di euro.
«Il 2022, a causa delle ripercussioni della crisi energetica tra Russia ed Europa sugli approvvigionamenti di energia, ha visto significativi aumenti dei prezzi sulla materia prima, in particolare gas, che hanno innescato forti pressioni speculative. Il gruppo Estra – spiega il dg, Paolo Abati – ha fatto fronte al contesto generale continuando a operare con la consueta capacità di adattamento e competenza gestionale, puntando anche sulla diversificazione del portafoglio di business del gruppo, che ha consentito di ridurre gli impatti delle turbolenze di mercato, ottenendo così risultati economici positivi, che confermano la solidità del gruppo».
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