Quando non si ha tempo o voglia di cucinare, sempre più spesso si opta per la comodità di ordinare cibo da ristoranti o pizzerie tramite smartphone, computer o una telefonata. Si tratta di una consuetudine che negli ultimi anni, complice anche la pandemia, ha avuto una crescita esponenziale.

Pensate che secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Netcomm-Politecnico di Milano e  riportati nella “Mappa del cibo a domicilio in Italia 2022” di Just Eat, il food delivery vale 1,8 miliardi di euro (+20% rispetto al 2021) e rappresenta il 44% del mercato alimentare online.

Vi siete, però, mai chiesti il prezzo che paga l’ambiente per questa nostra “comodità”?

Per comprendere bene l’impatto che l’asporto può generare sulla natura è sufficiente pensare che tutto il cibo che noi accuratamente scegliamo è gelosamente custodito in contenitori che, appena finisce la loro funzione,finiscono di regola inesorabilmente nella spazzatura, nella migliore delle ipotesi nella differenziata. A pensarci un attimo sono oggetti usati per pochi minuti!

Come riportato nella proposta di regolamento della Commissione Europea sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, il packaging è uno dei principali utilizzatori di materiali vergini (il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzata nell’UE è destinata agli imballaggi) e rappresenta il 36% dei rifiuti solidi urbani. A questo va aggiunto, sempre secondo la Commissione, che l’aumento dell’uso degli imballaggi, unito a bassi tassi di riutilizzo e riciclaggio, ostacola lo sviluppo di un’economia circolare a basse emissioni di carbonio.

Quale potrebbe essere la soluzione per continuare a beneficiare del tanto amato take away senza però pesare sul pianeta?

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Le esperienze dei contenitori riutilizzabili negli Usa

A ben vedere la soluzione green è sotto ai nostri occhi: diffondere l’uso dei contenitori riutilizzabili anche per il cibo da asporto! Contenitori prodotti con materiali resistenti e durevoli, dotati di chiusure ermetiche per evitare fuoriuscite o perdite, che facciano arrivare il cibo sano e salvo a casa nostra, ma il cui destino non sarebbe già scritto potendo essere reimpiegati ancora tante volte.

In America, ad esempio, DeliverZero operatore specializzato nella fornitura di contenitori ecologici per la consegna a domicilio ha avviato una collaborazione con la catena Whole Foods Market per l’impiego di contenitori riutilizzabili nei bar self-service di cibi caldi e freddi e nei banchi di gastronomia in due loro sedi in Colorado. I clienti possono prendere il cibo nei contenitori riutilizzabili DeliverZero e pagare un piccolo deposito che viene rimborsato al momento della loro restituzione, gli stessi verranno poi accuratamente sanificati per essere pronti per il prossimo utilizzo.

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E in Europa?

Questa è la direzione in cui va anche il vecchio continente: la proposta della Commissione europea sul packaging ha infatti l’obiettivo di ridurre i rifiuti da imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040 puntando su riuso e vuoto a rendere. Secondo la proposta di regolamento, ad esempio, entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all’80% nel 2040. Vietate anche le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel.

La Germania, come riportato dal portale EuropaToday, ha anticipato i tempi di questa transizione verso il riuso nel settore del take away consentendo, dal primo gennaio di quest’anno, ai consumatori di poter scegliere tra contenitori riutilizzabili ed usa e getta.

Ma in Italia cosa accade? E se vi raccontassimo che questa possibilità è già realtà anche nel nostro Paese?

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Il riuso nei supermercati

Forse non tutti sanno che in Italia vi è la possibilità, introdotta con la legge n. 1411 del 12/12/2019 (Decreto Clima), di portare nei supermercati i contenitori riutilizzabili da casa per riempirli con qualsiasi prodotto sfuso purché naturalmente questi siano “puliti e idonei per uso alimentare”.

Una modalità di acquisto che vuole essere una risposta concreta alla necessità di ridurre i rifiuti, ma che purtroppo ancora oggi trova degli ostacoli da parte degli esercenti e delle perplessità da parte dei consumatori anche se alcune buone pratiche iniziano a diffondersi.

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La gastronomia si tinge di verde

Dal 1° febbraio 2023 a Milano è, ad esempio, partita una sperimentazione della durata di sei mesi che dà la possibilità in 13 negozi della catena NaturaSì di ritirare un kit gratuito, composto da 4 tipologie diverse di contenitori da utilizzare per gli acquisti in area gastronomia. Il progetto “NoPlà-Facciamo esercizio contro la plastica monouso” è nato nell’ambito del bando Plastic Challenge di Fondazione Cariplo. Capofila dell’iniziativa l’associazione Giacimenti Urbani insieme ai partner Cascina Cuccagna e università degli studi Milano-Bicocca.

Nel corso di questo semestre i ricercatori dell’università milanese monitoreranno l’esperienza per poter poi trarre delle valutazioni per misurarne l’efficacia e i vantaggi ambientali.  I clienti che vorranno partecipare a questa iniziativa sottoscriveranno un patto di collaborazione e saranno informati rispetto al corretto uso e pulizia dei contenitori, sulla base delle linee guida approvate dalle autorità sanitarie locali.

Cosa accade invece nei locali specializzati nel cibo di asporto?

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l take-away che promuove il riuso: dal progetto NoPla again a reCircle Italia

“NoPlà AGain: riutilizzare è un vantaggio per tutti” è un progetto sperimentale, della durata di due anni, che si è concluso il 1 gennaio 2023 che ha visto sempre protagonista la città di Milano- nato anch’esso nell’ambito del bando Cariplo Plastic Challenge 2020  con capofila sempre l’associazione Giacimenti Urbani e partner la Scuola Agraria del Parco di Monza – e che, come si legge sul sito, “punta al riuso come strumento per il contrasto alla plastica usa e getta e alla riduzione dei rifiuti in generale”.

La strada aperta da NoPlà Again oggi viene percorsa e portata avanti da reCircle Italia, a cura di Switch On Lab, che sta dando continuità a quanto è stato già fatto. reCIRCLE è infatti un circuito europeo, fondato in Svizzera nel 2015 che promuove l’uso di contenitori riutilizzabili per il take away, riducendo al minimo quelli usa e getta. Obiettivo è quello di creare una rete di locali che, per la somministrazione di cibo e bevande, utilizzino contenitori riutilizzabili.

Nei locali aderenti sarà possibile scegliere il contenitore o il bicchiere lasciando un deposito cauzionale o utilizzando l’apposita app. Al termine, sarà sufficiente restituire il prodotto reCIRCLE a uno dei locali del circuito per ricevere indietro il deposito. Il contenitore sarà lavato e igienizzato, pronto per un nuovo utilizzatore.

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A Varese la pizza la porta l’Ufo

Se invece a Varese avete voglia di ordinare una bella pizza non abbiate paura se vi verrà consegnata con gli Ufo. Non stiamo parlando di navicelle spaziali ma di contenitori riutilizzabili per l’asporto per uno dei cibi più amati da grandi e bambini. L’idea ha avuto origine nell’ambito del progetto Spesa Sballata, nato in provincia di Varese nel 2019 per ridurre l’utilizzo della plastica monouso. Le prime due fasi del progetto hanno visto il coinvolgimento di punti vendita della grande distribuzione e negozi, ora con “Spesa sballata 3” ad essere protagoniste sono pizzerie e campeggi ai quali viene offerta la possibilità di usare dei contenitori in plastica durevole riutilizzabili per la pizza da asporto realizzati dalla start-up Aroundrs.

La sperimentazione degli ufo sarà realizzata da maggio a ottobre 2023, ma come funziona? È innanzitutto fondamentale scaricare l’app Aroundrs: al momento della sua attivazione viene chiesto di inserire una carta di credito sulla quale non viene addebitato alcun costo. Scelta la pizza e avvenuta la consegna, il cliente dovrà restituire il contenitore entro 7 giorni. In mancanza di ciò verranno addebitati dieci euro, ma ripetiamo solo nel caso in cui il contenitore non venga riportato all’esercente, altrimenti il servizio è completamente gratuito.

Tutte queste iniziative ci fanno capire che un cambiamento di rotta anche nel packaging del take away è tracciato, ora dobbiamo solo attendere che queste sperimentazioni non siano più tali e diventino solide realtà in tutto il territorio.

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