I libri sono scrigni di conoscenza, ci fanno emozionare, vivere avventure, ci insegnano tante cose e sono amici fidati nelle giornate uggiose. Nonostante ciò, in Italia si legge ancora troppo poco anche se i dati testimoniano che, negli ultimi anni, è aumentato il numero dei lettori (sia dei volumi cartacei che degli ebook).

Ogni anno in Italia, a partire dal 2011, per sottolineare il valore sociale dei libri quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile, si celebra “il Maggio dei Libri”: una campagna di promozione della lettura che si sviluppa in diverse iniziative finalizzate a stimolare e incuriosire il pubblico ad accedere al meraviglioso mondo dei libri. Tutti possono contribuire organizzando iniziative fra il 23 aprile e il 31 maggio e registrandole nella banca dati predisposta sul portale della campagna.

Noi forniamo il nostro contributo approfondendo il binomio tra libri e sostenibilità, suggerendo alcune idee su come rimettere in circolazione questi beni molto preziosi, ma anche rispondendo ad alcune domande che spesso vengono poste su quanto sia “green” stampare o meno un volume.

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Libri cartacei vs ebook reader? Più leggiamo meno pesano sull’ambiente

Una delle domande maggiormente ricorrenti riguarda la “disputa” tra libri cartacei e quelli “virtuali”: è più sostenibile leggere un libro di carta o, invece, un ebook tramite apposito e-reader? Probabilmente ciò che dobbiamo chiederci è cosa possiamo fare per ottimizzarne l’utilizzo di entrambi gli strumenti al fine di ridurne l’impatto ambientale.

Innanzitutto sfatiamo un mito: molte persone hanno l’errata convinzione che un libro cartaceo – essendo stato realizzato impiegando una materia prima ottenuta dal taglio di un albero – sia, di per sé, un oggetto non sostenibile dal punto di vista ambientale. L’errore di valutazione spesso nasce dal fatto che si ritiene che, ogni volta che viene tagliato un albero, si contribuisce ad alimentare il fenomeno della deforestazione. Tuttavia, stiamo parlando di una pianta e, di certo, non ci porremmo questo dilemma pensando, ad esempio, al grano perché sappiamo che viene raccolto e ripiantato. Allo stesso modo gli alberi dai quali si ricava la cellulosa possono essere piantati, tagliati e ripiantati all’interno di un ciclo virtuoso. Ciò che va analizzato è l’intero processo produttivo (logistica inclusa) passando per l’uso del libro (quante volte verrà letto?) sino poi a giungere allo smaltimento.

Oggi, tra l’altro, in Italia una gran parte delle tipografie che operano per le case editrici utilizzano carta certificata che proviene da riciclo o da cellulosa ottenuta lavorando legnami di foreste sostenibili ovverosia da piantagioni utilizzate in maniera selettiva dove, dopo il taglio, si provvede alla ripiantumazione (riconoscibile dai loghi quali FSC e PEFC).

Dall’altro lato, il lettore digitale (il cosiddetto “e-book reader”) rientra tra i cosiddetti AEE (apparecchiature elettriche ed elettroniche) e, per essere realizzato, richiede l’utilizzo anche di materie prime non rinnovabili. Nella sua componentistica, ad esempio, troviamo la plastica e metalli tra i quali anche le cosiddette “terre rare” che sono essenziali per realizzare la parte elettronica. Inoltre i libri in formato digitale, per poter essere consultati o scaricati, debbono essere “ospitati” all’interno di server. Se tali lettori sono effettivamente utilizzati per diversi volumi, il loro impatto progressivamente si riduce. Inoltre potremo comprare tali dispositivi usati (magari rigenerati) o rivenderli qualora non li usassimo più, allungando la vita dei device.

Analizziamo, invece, come è possibile allungare la vita dei libri cartacei che troppo spesso vengono letti – o al più riletti una sola volta – per poi rimanere impilati nelle librerie di casa per diversi decenni.

Come donare i libri alle biblioteche

I fondi destinati alle biblioteche pubbliche per acquistare nuovi libri non sono sempre sufficienti a soddisfare le esigenze degli utenti e quindi spesso quelli che sono i templi della lettura accettano volentieri donazioni sia di libri non presenti nei loro scaffali sia di alcuni che, pur essendo già in loro possesso, sono ormai in precarie condizioni e quindi avrebbero bisogno di essere sostituiti.

Oltre alle biblioteche comunali, ricordatevi poi che molte scuole, università, ospedali ma anche diverse associazioni territoriali possono avere, al proprio interno, biblioteche aperte al pubblico.

Va, però, sottolineato un aspetto: non tutti i libri sono ben accetti. È importante quindi fare una severa scrematura a monte eliminando volumi in cattive condizioni o comunque che difficilmente otterrebbero l’interesse del pubblico (come ad esempio vecchi manuali di natura tecnica o enciclopedie ormai datate) e, effettuata questa operazione, contattare preventivamente le strutture per conoscere quali siano le pubblicazioni delle quali hanno bisogno.

Archiviare ed organizzare i libri richiede infatti tempo e spazio e bisogna quindi evitare che una biblioteca si trasformi in un caotico agglomerato di carta nel quale sia impossibile trovare il volume ricercato.

Come lasciare un libro in BookCrossing

Libri agli angoli delle strade, non abbandonati ma in cerca di lettrici e lettori. Questa è la filosofia del BookCrossing: nato per creare una sorta di “comunità dei lettori” asincrona che metta in circolazione liberamente libri tra persone che non si conoscono ma che vogliono condividere l’amore per la lettura.

I volumi vengono solitamente lasciati in luoghi dove possono essere trovati facilmente dagli altri (come, ad esempio, su una panchina o in un vagone della metro) con un messaggio o un timbro che spieghi lo spirito della condivisione.

Negli ultimi anni si sono diffusi dei veri e propri luoghi per scambiare romanzi, saggi e non solo: esistono negozi che mettono a disposizione piccole librerie o tavolini, aree pubbliche ove cittadini auto-organizzati hanno installato delle scaffalature. Vi è anche chi ha chiesto di poter utilizzare spazi in disuso – come le vecchie cabine telefoniche – trasformandole in bibliocabine.

Rivendere i libri è ecosostenibile

Sebbene ciò che spesso ci lega ai libri è una sorta di affetto (quasi fossero persone!) a spingerci a fare spazio in casa potrebbe essere un altro tipo di valore: quello economico. Confutiamo, però, un possibile mito: salvo che non abbiate l’edizione rara di un volume, difficilmente otterrete grandi introiti da una vendita.

Poter, però, rimettere in circolo i proventi di una eventuale vendita (perché no, magari proprio acquistando nuovi libri che abbiamo intenzione di leggere … ancora meglio se trovati di seconda mano), potrebbe essere un incentivo a fare ordine nelle librerie di casa. Ricordiamoci poi che condividere un bene e far sì che venga letto da altri, è una pratica ecosostenibile di economia circolare.

Tanto più un libro è nuovo e in ottime condizioni, maggiore sarà la valutazione che otterremo e quindi la scelta migliore sarebbe rivenderlo subito dopo averlo letto senza fargli prendere polvere in casa. I canali utilizzabili vanno dall’online – dai portali second hand ai gruppi social specializzati – ai negozi fisici dell’usato (generalisti o librerie che trattino anche tomi usati).

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Libri e beneficenza, la storia della Casa dei Libri senza Prezzo

Diverse sono le realtà che accolgono i libri per beneficenza, per farne dono a chi potrà apprezzarli o per rivenderli utilizzando il ricavato per attività sociali. A tal riguardo, per fortuna, le storie che si possono raccontare sono davvero tante. Noi ne prendiamo una ad esempio che può essere considerata una vera fonte di ispirazione.

A Roma, nel quartiere di Torpignattara, a partire dal 2019 è attiva “La Casa dei Libri Senza Prezzo”, una libreria a offerta libera fondata dall’associazione di volontariato Book-Cycle Roma. In questo luogo accogliente e gestito da volontari, chiunque può prendere fino a 3 libri al giorno il cui prezzo è deciso liberamente dai clienti.

I proventi vengono impiegati per pagare le spese vive della struttura e per agevolare l’accessibilità ai libri in Italia e in giro per il mondo: grazie alle donazioni, infatti, è possibile spedire i volumi a scuole, carceri, ospedali, centri di accoglienza per donne, migranti e minori. Se avete intenzione di contribuire all’iniziativa – oltre a recarvi nello spazio di via Ciro da Urbino n°17 per prendere alcuni libri – potrete visitare il loro portale,  per verificare i volumi che accettano e le indicazioni alle quali attenersi per la consegna delle donazioni presso il magazzino (sito nel quartiere di San Lorenzo a Roma) che si occupa della attività logistica.

Cosa fare con i libri che nessuno vuole

Oltre allo scambio, alla donazione o alla vendita dei volumi cosa possiamo fare per recuperare spazio sulle librerie? La domanda nasce spontanea perché non tutti i volumi hanno davvero un altro mercato (in pratica non vengono accettati neanche gratuitamente): pensiamo, ad esempio, a edizioni obsolete e malconce, a libri scolastici che non sono al passo rispetto ai programmi in corso, alle enciclopedie (già, di per sè, ormai poco consultate) risalenti a diversi decenni fa e quindi non più aggiornate o a libri – diciamolo – davvero brutti o magari scritti da qualche conoscente del quale abbiamo perso le tracce ed editi tramite self publishing.

A volte continuiamo a tenere tali libri in casa o impilati in cantina solo perché non troviamo nessuno che li voglia leggere o consultare. Per tali ipotesi è utile sapere che ci sono persone che cercano libri da riutilizzare per diverse finalità: c’è chi li impiega per realizzare elementi d’arredo (come una lampada) e chi, dando una seconda vita ai volumi, piega le pagine sino a creare delle vere sculture!

Infine, se nemmeno questa strada è percorribile, probabilmente l’ultima soluzione rimarrà quella del riciclo: la carta potrà tornare a nuova vita grazie al recupero delle materie prime seconde!

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L’articolo Come dare una seconda vita ai libri (e perché non dovremmo tenerli anni sugli scaffali) proviene da Economia Circolare.