All’interno del progetto triennale Bethlehem green city: verso un modello virtuoso di sostenibilità ambientale, cinque start-up palestinesi sono state selezionate per sviluppare processi di economia circolare in Cisgiordania, in modo da migliorare la gestione dei rifiuti solidi urbani.
Per avere dei modelli di riferimento, le start-up hanno concluso ieri una visita di studi nel Valdarno, scelto non a caso come punto di riferimento: il progetto è infatti finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, col Comune di San Giovanni Valdarno come capofila, e Confservizi Cispel Toscana come curatrice degli incontri in programma.
Dopo un primo incontro con la sindaca di San Giovanni Valdarno, Valentina Vadi, la delegazione palestinese ha dunque visitato il Centro lombricoltura Casentino di Lonnano (Pratovecchio): due delle start up si occuperanno infatti di produzione di compost, a partire dalla digestione dei lombrichi di letame e rifiuti organici.
Sono poi seguite due giornate di conoscenza e mentoring a Firenze, in collaborazione con Nana Bianca e Murate Idea Park, e che hanno visto anche il confronto con realtà consolidate dell’economia sostenibile quali Restarters, GreenApes e Senza Spreco.
Nell’ultimo giorno, la delegazione ha visitato il saponificio artigianale Antico Saponificio Gori di Figline Valdarno – che realizza saponi artigianali made in Italy dal 1919 – e Aisa Impianti, una partecipata pubblica centrale nella gestione dei rifiuti urbani nell’aretino: a San Zeno gestisce infatti il «polo tecnologico che recupera compost e biometano dai rifiuti organici, avvia a riciclo le frazioni secche da raccolta differenziata (carta, vetro, plastica e lattine) e recupera energia, seguendo la filosofia Zero spreco», come sottolineano da Cispel.
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