Il gatto domestico ha probabilmente iniziato ad avvicinarsi all’uomo per liberarlo dai topi, è stato venerato o temuto e perseguitato  da alcune società del passato, per diventare oggi un  animale da compagnia celebrato sul web.

Ora, il  progetto FELIX  (FELIX (Genomes, food and microorganisms in the (pre)history of cat-human interactions). Ospitato dall’università Tor Vergata di Roma e che si concluderà nel 2026, sta ricostruendo il genoma e le abitudini alimentari dei gatti antichi per ricostrure un singolare rapporto  – potremmo definire di auto-domesticazione – ta gatti eed esseri umani.

Infatti, come ricordano su Cordis – il bollettino della ricerca Ie – i ricercatori di FELIX, «Nonostante questa lunga relazione, si sa pochissimo delle traiettorie biologiche e culturali che l’evoluzione delle interazioni fra gatti ed esseri umani hanno seguito nel corso del tempo». Il progetto Elix, finanziato dall’Ue, sta lavorando per colmare questa lacuna nelle nostre conoscenze applicando metodi bioarcheologici all’avanguardia per studiare i resti di oltre 800 gatti antichi, campioni che risalgono a un periodo compreso tra 10 000 anni fa e il XVIII e XIX secolo, e sono stati ottenuti da siti archeologici in Europa, Vicino e Medio Oriente e Nord Africa. Dal suo avvio nel 2021, FELIX ha trattato centinaia di resti di gatti antichi, comprese mummie di gatti.

Per studiare il consumo di proteine marine da parte dei gatti domestici nelle città portuali medievali del Nord Europa, i ricercatori hanno utilizzato gli isotopi stabili che sono molto efficaci e per tracciare l’ecologia trofica dei gatti, ma avvertono che «La variabilità della loro dieta può rendere impossibile l’identificazione di un modello isotopico in questo tipo di predatori, che seleziona le prede in modo opportunistico da un’ampia gamma di fonti alimentari».

Per valutare l’utilità del metodo isotopico nell’ecologia dei gatti, il team di Felix ha misurato i rapporti degli isotopi di carbonio e azoto in centinaia di resti archeologici di ossa di gatto e, nello studio “Stable isotopes unveil one millennium of domestic cat paleoecology in Europe”, pubblicato su Scientific Reports nel luglio 2022, concludono: «L’analisi degli isotopi stabili potrebbe essere uno strumento utile per chiarire le caratteristiche della dieta e dello stile di vita dei singoli gatti. Tuttavia, uno standard di riferimento isotopico locale/regionale deve sempre essere preso in considerazione con attenzione, poiché nessun intervallo globale può essere attribuito arbitrariamente all’ecologia specifica di un gatto».

Gli isotopi stabili sono stati analizzati anche nei resti di gatti e di altri animali provenienti da due porti medievali in Iran e Oman per rivelare le tendenze nelle abitudini alimentari dei gatti. Il team di riceca di FELIX ha scoperto che «Analogamente alle moderne popolazioni di gatti, i gatti medievali tendevano ad avere una dieta più eterogenea nelle aree urbane, poiché consumavano più cibo di origine antropica. Allo stesso tempo, il tasso di predazione era più alto nelle aree rurali e naturali».

Insomma, con tutta probabilità, i gatti allora erano randagi che vagavano liberamente, cibandosi di scarti alimentari umani e di rifiuti provenienti dalle attività di pesca, soprattutto in Oman.

I risultati di questo studio sono stati presentati nel marzo 2023 all’ultimo convegno “Beyond the baseline: Broadening stable isotopic horizons in zooarchaeology” del gruppo di lavoro sugli isotopi stabili in archeozoologia del Comitato Internazionale per l’archeozoologia, dal quale è emerso che «Le analisi isotopiche dimostrano che i gatti si nutrono di pesce quando è facile trovarne e che ciò è più comune nei gatti domestici che in quelli selvatici».

I ricercatori di Felix hanno lavorato alacremente alla loro ricerca anchein Germania al Museum für Archäologie Schloss Gottorf, dove hanno analizzato i campioni di 103 gatti provenienti da siti archeologici risalenti all’epoca vichinga. Le analisi all’avanguardia del DNA antico stanno fornendo nuove informazioni sulla diversità genetica dei gatti che viaggiavano a bordo delle navi vichinghe: «I lignaggi genetici individuati finora possono essere ricondotti a gatti nordafricani che si diffusero in tutto il mondo viaggiando lungo le rotte commerciali marittime a partire dall’antichità classica».

Ora, per far luce sulla distribuzione dei gatti selvatici nel passato e sulla dispersione dei gatti domestici. il team di ricerca sta ricostruendo i genomi completi di gatti antichi provenienti dall’Europa e dal Vicino e Medio Oriente.

L’articolo Nuove conoscenze sul rapporto tra gatti e uomini sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.