Col decreto n.22515 la Regione Toscana ha ufficializzato – dopo la certificazione da parte dell’Arrr – le performance di raccolta differenziata conseguite dai Comuni e dagli Ato del territorio nel corso dell’ultimo anno, con un dato medio arrivato al 65,68% dei rifiuti urbani generati (+1,5% sul 2021).
Al contempo è diminuita del 2,2% la produzione di rifiuti urbani (scesa a 2,16 mln di ton), con la frazione indifferenziata in calo di 48mila ton.
«Anche se in termini assoluti le tonnellate di raccolta differenziata certificate nel 2022 sono molto vicine a quelle del 2021 – spiega l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni – il calo della quantità totale dei rifiuti ci ha portati ben oltre al 65%, dunque un po’ meno spazzatura ed un po’ più differenziazione: voglio ringraziare i sindaci ed i gestori per il grande lavoro fatto e per la serietà con cui affrontano ogni giorno questo tema, ma soprattutto vorrei ringraziare i cittadini perché questo traguardo lo hanno raggiunto loro, è una loro vittoria».
Guardando al dettaglio dei singoli territori, per la prima volta va all’Ato costa il primato della raccolta differenziata toscana (70,27%, +2,55%), seguito dall’Ato centro (68,3%, +0,39%) e infine dall’Ato sud (55,24%, +1,91%).
«La nostra nuova sfida – aggiunge Monni – sarà raggiungere il 75% con il dato medio regionale nel 2028, così come previsto dal Piano regionale dell’economia circolare. Sono certa che con l’impegno di tutti potremo farcela e sono certa che i toscani continueranno a dimostrare il loro impegno per il bene comune, per uno sviluppo sostenibile che gravi sempre meno sul pianeta e sulle future generazioni».
È utile ricorda che lo scenario programmatico del Piano, oltre a raggiungere il 75% di raccolta differenziata al 2028, introduce anche un obiettivo di riciclo effettivo per i rifiuti urbani (65%), perché è solo a quest’ultimo target che guarda l’Unione europea (paradossalmente non esiste invece un analogo obiettivo per i rifiuti speciali, nonostante siano circa il quintuplo degli urbani).
Oggi la Regione non ha fornito una stima aggiornata nel merito, ma sappiamo che nel 2020 – quando la raccolta differenziata era al 62,12% – il riciclo effettivo era dato al 43%. A livello sia nazionale sia toscano c’è infatti una quota della differenziata pari a circa il 20% che, una volta raccolta separatamente, non può essere avviata con successo a riciclo meccanico.
Si tratta della cosiddetta frazione estranea, legata a conferimenti sbagliati da parte dei cittadini, che si somma agli scarti del riciclo – perché ad ogni trasformazione la materia e l’energia si degradano, rendendo impossibile recuperarle appieno, come insegna il secondo principio della termodinamica – per poi andare a valorizzazione energetica o a smaltimento in discarica, a seconda delle possibilità.
Per questo è fondamentale abbinare ad una corretta raccolta differenziata i necessari impianti industriali – lungo tutta la filiera di gestione dei rifiuti, come indicato dalla gerarchia europea – per poter gestire in modo sostenibile tutte le frazioni; un tema su cui purtroppo istituzioni e imprese scontano ancora un gap di fiducia nei confronti della cittadinanza, richiamando l’importanza di una buona informazione ambientale sul tema.
«La Toscana – osserva nel merito il presidente Giani – ha varato un Piano della transizione ecologica che incamera, elabora e fa proprie queste nuove sensibilità e nuove opportunità di sviluppo. La strada intrapresa è quella giusta e grazie alla collaborazione dei nostri cittadini e delle nostre amministrazioni, confido che riusciremo a percorrerla».
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