Oggi a Nairobi, la capitale del Kenya inizia la terza e ultima sessione dall’International Negotiating Committee (INC-3)di una serie di colloqui che impegneranno fino al 19 novembre delegati di tutti i Paesi del mondo a creare uno strumento globale giuridicamente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica. Durante l’INC-3, oltre mille delegati discuteranno una bozza iniziale di uno strumento globale pubblicato all’inizio di quest’anno, per porre fine all’inquinamento da plastica.
Il segretario esecutivo del segretariato INC, Jyoti Mathur-Filipp, ha spiegato che «L’obiettivo è completare entro la fine del 2024 i negoziati su uno strumento globale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino».
Mathur-Filipp ricorda che «L’inquinamento causato dalla plastica ha un effetto devastante sugli ecosistemi, sul clima, sull’economia e sulla nostra salute. I costi sociali ed economici dell’inquinamento da plastica variano tra i 300 e i 600 miliardi di dollari l’anno, ma la produzione di plastica è aumentata negli ultimi 50 anni e si prevede che raddoppierà nei prossimi 20 anni se non verranno intraprese azioni concrete».
Mathur-Filipp è convinto che «L’INC-3 rappresenterà una pietra miliare cruciale per far avanzare la considerazione, la comprensione e l’articolazione di alcuni degli elementi principali del futuro strumento giuridicamente vincolante, con l’obiettivo di imporre lo sviluppo della prossima iterazione della bozza di testo dello strumento per considerazione all’INC-4, che si terrà nell’aprile 2024 in Canada. La sessione comprenderà anche 12 eventi collaterali incentrati su tutto, dalla promozione della produzione e del consumo sostenibili di plastica alle considerazioni socioeconomiche nella transizione verso approcci circolari alla plastica».
Il segretario esecutivo del segretariato INC sottolinea che «Dobbiamo ridurre la quantità di plastica prodotta ed eliminare i prodotti in plastica monouso e di breve durata. Dobbiamo anche trasformare la nostra “economia usa e getta” in un’“economia del riutilizzo”, nella quale riutilizzare i prodotti di plastica ha più senso dal punto di vista economico che buttarli via. E’ importante passare a sostituti non plastici e ad alternative alla plastica che non abbiano il potenziale di impatti ambientali e sociali negativi. Tutto questo deve venire prima del riciclaggio, che affronta solo la fine della vita della plastica piuttosto che la causa principale dell’inquinamento».
13 celebri personalità del mondo del cinema, dello sport e dell’attivismo sono protagoniste del video-appello lanciato oggi da Greenpeace per chiedere ai governi di porre fine all’era della plastica: il filmato viene diffuso nel giorno in cui a Nairobi, in Kenya, si apre ufficialmente il terzo round di negoziati per un Trattato globale sulla plastica, che riunisce i leader mondiali nella sede del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
La celebre etologa britannica Jane Goodall ha detto: «Abbiamo bisogno di porre fine all’era della plastica, perché questa uccide la natura. Il riciclo non può essere la nostra via d’uscita dalla crisi della plastica: dobbiamo ridurre la produzione».
L’attore sudcoreano Lee Jung-jae, protagonista della serie tv Squid Game, aggiunge: «Il nostro pianeta non è dotato di un tasto replay, non possiamo tornare indietro come in un gioco. Un Trattato globale ambizioso è l’unico modo per porre fine all’era della plastica». L’attivista e leader indigena Hindou Oumarou Ibrahim gli fa eco: «Mettete fine all’era della plastica. Proteggiamo i Popoli Indigeni. La nostra terra in Africa non è una discarica».
Greenpeace ricorda che oltre il 99% della plastica è ottenuto dai combustibili fossili e, con una produzione destinata ad aumentare in modo esponenziale, la plastica rischia di aggravare ulteriormente la crisi climatica. Per questo, da tempo, l’organizzazione ambientalista chiede che l’inquinamento da plastica, tra le più gravi emergenze del nostro tempo, venga affrontato all’origine, riducendo la produzione.
Graham Forbes, capo della delegazione di Greenpeace al summit di Nairobi, conclude: «Il Trattato globale sulla plastica deve tagliare almeno il 75% della produzione totale di plastica entro il 2040 per mantenere l’aumento della temperatura globale entro la soglia critica di 1,5° C e proteggere così il clima, la nostra salute, i nostri diritti e le nostre comunità. Abbiamo un’opportunità unica per risolvere la crisi della plastica: per il bene del nostro futuro come collettività, non possiamo sprecare questo momento».
L’articolo Stop all’inquinamento da plastica, al via il summit di Nairobi sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.