Con 549 voti favorevoli, 43 voti contrari e 24 astensioni, l’Europarlamento ha approvato ieri in via definitiva la nuova legge sulle materie prime critiche (Critical raw materials act, Crma), a partire dalla proposta avanzata dalla Commissione Ue lo scorso marzo.
Adesso la legislazione deve solo essere formalmente approvata dal Consiglio prima della sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale Ue ed entrare così in vigore.
«Questa normativa è un progetto di politica industriale per un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime in Europa – spiega la relatrice del provvedimento, Nicola Beer – Grazie a incentivi economici mirati, stiamo creando certezza nella pianificazione dei progetti per gli investitori privati, attraverso punti di contatto unici per le imprese e procedure di autorizzazione rapide e semplici con scadenze chiare per le autorità nazionali. Ciò stimolerà l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio in Europa».
Si tratta infatti di risorse critiche per alimentare la transizione ecologica e non solo. Le materie prime critiche sono 34 materiali individuati dall’Ue come centrali per l’economia continentale, e l’Italia è il Paese più dipendente dall’import extra-Ue di queste materie prime, nonostante da queste dipenda il 38% del Pil nazionale.
Per rendere più sostenibile la catena di approvvigionamento è dunque indispensabile accelerare sul fronte del riciclo (grazie al quale l’Italia si stima potrà soddisfare fino al 32% del proprio fabbisogno), ma anche sviluppare partenariati internazionali con partner commerciali affidabili, oltre ad aprire nuove miniere su suolo europeo. Tutti punti toccati affrontati dall’Europarlamento.
Durante i negoziati con il Consiglio, i deputati hanno spinto per una maggiore attenzione alla produzione e all’espansione dei materiali che possono sostituire le materie prime strategiche. Hanno assicurato la definizione di obiettivi per promuovere l’estrazione di più materie prime strategiche dai prodotti di scarto e insistito sulla necessità di ridurre la burocrazia per le aziende, in particolare le piccole e medie imprese (Pmi).
È stata sottolineata anche l’importanza dei partenariati strategici tra l’Unione e i paesi terzi per le materie prime critiche, al fine di diversificare l’offerta dell’Ue, attraverso misure per realizzare partenariati di lungo termine su trasferimento di conoscenze e tecnologie, nonché per effettuare l’estrazione e la lavorazione nei paesi partner secondo i migliori standard ecologici.
In questo contesto, le associazioni ambientaliste riunite nell’European environmental bureau vedono luci e ombre. A fronte per la soddisfazione sul fronte del riciclo – che è chiamato a soddisfare almeno il 25% della domanda di materie prime critiche in Europa, a fronte del 15% inizialmente proposto – restano perplessità in merito alla tutela dei diritti umani, dei territori indigeni e delle aree protette.
«L’Ue e gli Stati membri devono dare priorità a strategie realistiche per ridurre la domanda di materie prime, diminuendo così la criticità e mitigando i rischi ambientali e sociali. La Coalizione per le materie prime dell’Eeb – dichiara il portavoce, Robin Roels – sostiene obiettivi specifici e, sebbene l’attuale linguaggio della Crma sulla moderazione della domanda sia un punto di partenza, è necessario un ulteriore sviluppo da parte delle istituzioni implementatrici. Prevediamo sforzi di collaborazione nei prossimi anni».
L’articolo Dall’Europarlamento via libera definitivo alla legge sulle materie prime critiche sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.