Nel 2022 è stato riciclato il 48,6% degli imballaggi in plastica immessi al consumo, oltre 1,1 milioni di tonnellate (Mt). Per i rifiuti di imballaggio in plastica il primo nuovo obiettivo di riciclo da raggiungersi nel 2025 è fissato al 50% (55% al 2030).
Lo spostamento del punto di calcolo dell’obiettivo di riciclo a valle del precedente, all’interno e non più all’ingresso dell’impianto di riciclo, rende il raggiungimento dei nuovi obiettivi ancora più sfidante.
La raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in plastica (che rappresentano il 95% sul totale della raccolta della frazione merceologica) è aumentata negli ultimi cinque anni del 20%, a fronte di un immesso al consumo pressoché stabile.
La quota non riciclata è costituita da scarti e impurità e soprattutto da plastiche miste non riciclabili o difficilmente riciclabili col riciclo meccanico: quota che viene avviata a recupero energetico e a smaltimento.
Nel 2022 sono state prodotte oltre 450.000 t di plasmix (l’87% recuperato presso le cementerie, il 13% presso i termovalorizzatori, utilizzando in entrambi i casi anche impianti esteri). Come aumentare la quota riciclata, anche per raggiungere i target europei? In parte migliorando la riciclabilità degli imballaggi, affinando le tecniche di selezione e di riciclo meccanico, ma soprattutto introducendo nuove tecniche di riciclo.
Da segnalare che il maggiore impiego di plastiche riciclate (materie prime seconde provenienti dal riciclo delle plastiche) in quote obbligatorie nei prodotti plastici pone il tema degli imballaggi a contatto con bevande e alimenti oltre che con farmaci.
Per questi imballaggi sono richieste, dalla normativa europea e nazionale, condizioni impegnative, e necessarie, di sicurezza sanitaria, molto difficili, e in taluni casi praticamente impossibili, da ottenere con il riciclo meccanico. Tutto ciò pone rinnovata e maggiore attenzione allo sviluppo del riciclo chimico finalizzato al plastic-to-plastic e al plastic-to-chemicals, in altre parole il feedstock recycling.
I processi di feedstock recycling sono molto diversi tra loro: si va dalla depolimerizzazione, possibile per il PET e il PS, ai processi di pirolisi e gassificazione per le poliolefine.
Attualmente il riciclo delle plastiche è per lo più di tipo meccanico, focalizzato su alcune tipologie di imballaggi e di plastiche. Con il riciclo fisico la materia prima seconda viene solubilizzata con un solvente e poi fatta” precipitare”. Il polimero viene trattato per eliminare le tracce di solvente e quindi granulato.
Vi sono poi vari tipi di riciclo chimico:
con la depolimerizzazione i polimeri vengono scomposti nei loro monomeri originari;
con la pirolisi si possono produrre oli riutilizzabili per ottenere materia prima, gas da cui si può recuperare altra materia prima o energia, o solidi utilizzabili in altri cicli industriali;
con la gassificazione si produce un gas di sintesi utilizzato per la produzione di metanolo e di olefine. Una recente ricerca del Centro di ricerca JRC della Commissione europea evidenzia i criteri su cui basare la scelta dell’opzione migliore per il trattamento dei rifiuti plastici tra le diverse tecniche di riciclo meccanico, fisico e chimico, oltre alla termovalorizzazione.
La ricerca è stata portata avanti attraverso l’analisi del ciclo di vita (LCA) e l’analisi economica (LCC), utilizzando i dati degli impianti esistenti, integrati con informazioni esterne. L’obiettivo di fornire una valutazione sia ambientale che economica delle tecnologie di riciclaggio e recupero energetico dei rifiuti plastici si è tradotto in quattro sotto-obiettivi specifici:
determinare i criteri e le condizioni per identificare la migliore opzione di trattamento dei rifiuti plastici dal punto di vista del ciclo di vita;
quantificare i miglioramenti o gli impatti ambientali derivanti dal riciclo meccanico, fisico e chimico rispetto alle opzioni alternative;
identificare le condizioni chiave in cui il riciclo meccanico, fisico e chimico è in grado di funzionare in modo ottimale da un punto di vista tecnico;
identificare le condizioni chiave in cui il riciclo meccanico, fisico e chimico sia economicamente sostenibile senza il sostegno pubblico.
Secondo quanto emerso dallo studio, la scelta dell’opzione migliore per il trattamento dei rifiuti plastici deve essere basata su tre criteri principali:
la massimizzazione del recupero di materiale riducendo al minimo gli impatti dei trattamenti, legati soprattutto al consumo di energia;
la specificità del flusso di rifiuti e il relativo trattamento richiesto (fattibilità tecnica);
la fattibilità economica.
I dati economici preliminari suggeriscono che alcune tecnologie di riciclo fisico e chimico potrebbero essere già economicamente sostenibili senza sostegno finanziario, mentre altre potrebbero diventare sostenibili nel medio-lungo periodo.
Il rapporto del JRC si è concentrato su un sotto-insieme di categorie, ovvero: cambiamenti climatici, particolato, acidificazione e uso delle risorse. In questa prospettiva, dallo studio è emerso che, considerando gli effetti del cambiamento climatico, la gestione dei rifiuti di plastica attraverso il riciclo chimico e fisico sembra essere preferibile al recupero energetico che genera emissioni di CO2 soggette, se non catturate e riutilizzate e/o stoccate, a un costo rilevante e crescente del sistema ETS.
Vale in particolare per le balle di rifiuti di poliolefine miste attualmente prodotte dagli impianti di selezione nell’UE e non riciclate meccanicamente; lo stesso per altri flussi di rifiuti plastici.
Inoltre, le tecnologie di riciclaggio fisico e chimico sono ancora in fase di sviluppo e si prevede che i costi diminuiranno in futuro. Di conseguenza, il JRC stima che tra il 2019 e il 2040 tutte le tecnologie di riciclo chimico possano raggiungere guadagni netti positivi.
Poiché i settori del riciclo fisico e del riciclo chimico stanno attualmente vivendo una rapida evoluzione tecnologica, il documento evidenzia come lo studio debba essere aggiornato negli anni man mano che le tecnologie diventano più mature, anche in vista della formulazione di possibili e appropriati interventi pubblici.
Investimenti dell’industria della plastica nel riciclo chimico
I produttori europei di materie plastiche prevedono di investire 2,6 miliardi di euro entro il 2025 e 7,2 Mld€ entro il 2030 nello sviluppo di processi e nella realizzazione di impianti dedicati al riciclo chimico.
Plastics Europe stima che la produzione aumenterà rispettivamente di 1,2 e 3,4 Mt di plastica riciclata. Le aziende associate a Plastics Europe stanno pianificando 44 progetti di riciclo chimico in 13 diversi Paesi europei.
A livello europeo è ancora in corso il dibattito su come si debba conteggiare il riciclo chimico, sia plastic-to-plastic sia plastic-to-chemicals, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riciclo. Il tema è da tempo all’attenzione della Commissione europea, tuttavia le regole di dettaglio potrebbero arrivare non prima del 2026.
La difficoltà principale nella definizione di un criterio univoco è rappresentata dal grande numero di processi di feedstock recycling, con caratteristiche molto diverse tra loro. A ciò si aggiunge la problematica del calcolo del contenuto di riciclato per le plastiche ottenute da questi processi ai fini degli obiettivi di contenuto minimo di riciclato nelle bottiglie per bevande, stabiliti dalla Direttiva SUP, e in tutti gli altri imballaggi in plastica qualora questa misura dovesse entrare in vigore con il nuovo Regolamento imballaggi (PPWR).
A partire dal 2021, COREPLA ha avviato quantitativi sperimentali di rifiuti a processi di riciclo non convenzionale. Nel 2022 la quantità di plastica processata con riciclo chimico ammontava a 1.719 t: pur rimanendo molto bassi in termini assoluti, i quantitativi sono raddoppiati rispetto al 2021. Ed è previsto che crescano ancora nei prossimi anni, visto l’interesse dell’industria verso questi processi, che permettono di ottenere plastiche di riciclo con le stesse caratteristiche dei polimeri vergini e adatte all’impiego a contatto diretto con gli alimenti.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) finanzia con 115 milioni di euro 75 nuovi progetti di impianti di riciclo dei rifiuti plastici nell’ambito dei progetti ‘faro’ di economia circolare per il riciclo della plastica, specifica linea di intervento del PNRR. Alcune regioni (Liguria, Lombardia, Toscana) hanno inserito questo tema nei Piani regionali di gestione dei rifiuti.
Plastica riciclata a contatto con alimenti
Da ottobre 2022 il Regolamento 2022/1616/UE detta le regole generali per la plastica riciclata a contatto con gli alimenti per garantire la sicurezza chimica e microbiologica. Non sarà più possibile immettere sul mercato plastiche riciclate certificate da leggi nazionali, ma sarà necessario produrle tramite “un’adeguata tecnologia di riciclo” che rispetti le nuove regole, armonizzate a livello europeo, per assicurare la qualità dei processi di riciclo e decontaminazione.
Il Regolamento disciplina l’immissione sul mercato di materiali e oggetti di plastica contenenti materia plastica proveniente da rifiuti o fabbricata a partire da essi e le tecnologie di riciclo autorizzate, compreso il riciclaggio meccanico, il riciclaggio in un sistema chiuso (cosiddetto “Closed loop”), l’uso di plastica riciclata dietro una barriera funzionale e, novità, anche il riciclaggio chimico.
Da luglio 2023 possono essere immesse sul mercato solo materie plastiche (a contatto con alimenti) contenenti plastica riciclata fabbricate con un’adeguata tecnologia di riciclo (a meno di non utilizzare una tecnologia innovativa come indicato nel Regolamento).
Secondo le disposizioni del Regolamento è possibile immettere sul mercato materiali e oggetti destinati al contatto con gli alimenti (MOCA) di materia plastica riciclata fabbricati:
con una tecnologia di riciclo idonea, in grado di riciclare i rifiuti in materiali e oggetti di materia plastica riciclata sufficientemente inerti e sicuri da un punto di vista microbiologico;
oppure con una nuova tecnologia, purché questa sia conforme al capo IV del Regolamento.
Nell’Allegato I del Regolamento sono elencate le tecnologie di riciclo idonee per la produzione di plastica riciclata destinata alla fabbricazione dei MOCA, tecnologie già valutate positivamente dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).
Per garantire la trasparenza e facilitare le attività di controllo, il nuovo Regolamento istituisce il Registro dell’Unione delle nuove tecnologie, dei riciclatori, dei processi di riciclo, degli schemi di riciclo e degli impianti di decontaminazione, che sarà reso accessibile al pubblico sul sito web della Commissione europea.
Questo testo è un estratto del rapporto “Il riciclo in Italia 2023”, presentato in occasione della Conferenza nazionale sull’industria del riciclo “Le nuove frontiere del riciclo in Italia“, promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Conai e Pianeta 2030 il mensile del Corriere della Sera, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
L’articolo Jrc, il riciclo chimico dei rifiuti plastici è preferibile al recupero energetico sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.