Da ormai trentuno anni l’Italia ha messo al bando la produzione e commercializzazione dell’amianto, un materiale che continua però a mietere circa 7mila morti all’anno.
Un tema centrale anche per la città di Livorno, dove dagli anni 30 al ‘78 era attiva una grande cementeria che lavorava l’amianto e l’eternit.
Appena due giorni fa il Tribunale di Livorno ha condannato Fincantieri al risarcimento di più di 500mila euro per la morte di U.O., deceduto a 76 anni per un cancro ai polmoni di origine professionale provocato dall’amianto.
Ma il problema riguarda l’intero Paese, in quanto l’amianto è ancora oggi presente su moltissimi tetti nonché in una miriade di altri manufatti. Nell’ultimo triennio però il Comune di Livorno ha compiuto importanti passi avanti per liberare la città da questo pericolo.
«La coincidenza che sui giornali si parli di decessi e risarcimenti per malattie contratte a causa dell’amianto – spiega il sindaco Luca Salvetti – ci fa capire come la storia dell’amianto a Livorno abbia sicuramente delle radici profonde, che nel tempo hanno determinato situazioni difficili e alcune volte drammatiche. Tutto questo fa sì che il lavoro svolto dal nostro Settore Ambiente assuma una valenza importante, perché per la prima volta sono state fatte cose per cercare di conoscere il quadro complessivo della situazione in città e soprattutto gli interventi necessari per mitigare il fenomeno».
Nel corso di una conferenza stampa il Comune ha dunque fatto il punto sull’avanzamento del progetto “Livorno amianto free”, finalizzato alla completa rimozione di questo materiale dai tetti cittadini.
Nel 2020 sono state raccolte le prime segnalazioni, poi nel 2021 un drone specializzato si è alzato in volo mappando 1.081 coperture in eternit, pari a 335.076 mq (l’equivalente di oltre 33 campi di calcio) per un peso stimato in 5.026 tonnellate di amianto.
Nei successivi due anni il progetto “Livorno amianto free” ha operato per la messa in sicurezza di 86.308,15 mq (pari ad oltre 8 campi di calcio) di coperture in amianto, che rappresentano il 25,76% del totale delle coperture individuate dal volo aereo.
«Siamo andati avanti con un’attività amministrativa mirata a togliere tutte le coperture in amianto danneggiate e eventualmente a trattare quelle che possono ancora essere messe in sicurezza – argomenta l’assessora all’Ambiente, Giovanna Cepparello – Le situazioni che sono state aggredite per prima sono quelle che presentavano un indice di rischio più alto. Un caso importante è quello della Trw, adesso totalmente amianto free. Lo riteniamo già un risultato molto importante, ma la cosa fondamentale è che andremo avanti per arrivare a una Livorno amianto free».
Le situazioni che sono state aggredite per prima sono quelle che presentavano un indice di rischio più alto. «L’iter amministrativo per gestire queste pratiche – continua Cepparello – parte da un invito bonario: il Comune scrive al cittadino proprietario di un edificio la cui copertura è stata segnalata dal drone come probabilmente in amianto, per verificare prima di tutto se si tratti effettivamente di amianto, e in caso positivo verificarne lo stato di conservazione. Mi piace sottolineare che la maggior parte dei cittadini livornesi (oltre il 90%) ha risposto in maniera altamente collaborativa agli inviti bonari del Comune, mettendo a disposizione i dati richiesti».
Le prossime priorità d’intervento appaiono già evidenti: oltre il 50% del numero delle coperture mappate risulta di piccole dimensioni (inferiore a 50 mq) anche se rappresenta soltanto il 3,22% della superficie totale di amianto presente, ma quasi il 40% dell’amianto presente sul territorio è localizzato su solo 34 coperture.
«Dal 2019 con questa Amministrazione spendiamo 100mila euro l’anno per rimuovere l’amianto, e ad oggi tutte le scuole, per esempio, sono “amianto free” – sottolinea il dirigente comunale Leonardo Gonnelli – Il progetto “Livorno amianto free” è partito in era Covid, contiamo di poter chiudere il cerchio entro un paio di anni, nel 2025, risolvendo tutti i 1.081 punti. A quel punto si potrà dire che Livorno sarà veramente amianto free, comunque un bel passo avanti lo abbiamo fatto».
Ma il ciclo potrà dirsi davvero chiuso solo quando sul territorio ci sarà anche una disponibilità impiantistica adeguata a smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, che inevitabilmente derivano dalle bonifiche.
Una volta sotto terra, se correttamente gestito, l’amianto torna infatti a comportarsi come un normale minerale. Il problema è che ovunque è difficile realizzare nuove discariche allo scopo, ostacolate da varie sindromi Nimby e Nimto che bloccano la costruzioni di impianti per gestire in sicurezza i rifiuti, lasciando così paradossalmente l’amianto all’aria aperta: a fronte di 108.000 siti interessati dalla presenza di amianto stimati dall’Inail, le discariche operative in grado di gestire i rifiuti contenenti amianto sono solo 19 in tutto il Paese.
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