Gli impianti moderni si avvalgono delle più progredite tecnologie, rivelandosi in grado di ridurre al minimo gli impatti sull’ambiente e rivestendo un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia più sostenibile
L’impianto biodigestore, progettato per trattare la frazione organica dei rifiuti urbani da raccolta differenziata mediante la cosiddetta digestione anaerobica, offre numerosi significativi benefici, tra cui la riduzione dei rifiuti e la produzione d’energia rinnovabile.
I moderni biodigestori si avvalgono delle più progredite tecnologie, rivelandosi in grado di ridurre al minimo gli impatti sull’ambiente e sul territorio: con un’adeguata gestione e nel rispetto delle vigenti normative ambientali, tale tipologia d’impianti può rivestire un ruolo fondamentale nella transizione verso un’economia più sostenibile.
Come funziona la digestione anaerobica
Le esperienze scientifiche e industriali a livello europeo, unite ai mutamenti economici degli ultimi quarant’anni, consentono di annoverare il processo biologico della digestione anaerobica (Da) tra le tecnologie più rispettose dell’ambiente ed economicamente convenienti per trattare e gestire i rifiuti organici.
Da tempo l’importanza del processo di digestione anaerobica è considerata indiscussa, osservando ad esempio le diverse migliaia d’impianti di biogas già installati in Europa fino al 2012. L’European Biogas Association nel proprio manifesto ha esplicitato in proposito quanto segue: il Green deal europeo e il Piano REPowerEU hanno tracciato un percorso visionario per un’Europa sostenibile e a zero emissioni di carbonio entro il 2050, dando priorità al biogas e al biometano quali componenti essenziali della transizione verde circolare, tanto che si può raggiungere collettivamente la neutralità climatica dell’Ue, garantendo un futuro più sicuro e sostenibile per tutti; i biogas, compreso il biometano, sono vettori d’energia rinnovabile e possiedono il potenziale per rivoluzionare il nostro sistema energetico, promuovendo pratiche sostenibili nella gestione dei rifiuti e in agricoltura, poiché sono in grado di adattarsi alle infrastrutture esistenti, garantendo un’efficienza sistemica in termini di costi e guidando un cambiamento trasformativo verso un’Europa più verde e pulita.
Gli impianti biodigestori sono progettati per trattare i rifiuti organici attraverso la digestione anaerobica, che avviene in assenza d’ossigeno: i microorganismi decompongono la materia organica in una miscela costituita da biogas – costituito principalmente da metano e anidride carbonica e da digestato, consistente in un prodotto residuo ricco di nutrienti. Questa tecnologia, nel suo impiego per il trattamento dei rifiuti urbani, offre numerosi vantaggi tra cui la gestione e riduzione dei rifiuti, consentendo di diminuire la quantità di rifiuti organici come i rifiuti alimentari che giungono in discarica o sono smaltiti in modo inadeguato. Ciò permette di ridurre sia la quantità complessiva di rifiuti urbani, sia l’impatto ambientale associato, contribuendo quindi a una gestione sostenibile dei rifiuti organici e rivelandosi pertanto fondamentale in corrispondenza di aree urbane, agricole e industriali, ove la produzione di tali rifiuti è significativa. Al contempo viene prodotto biogas, che può utilizzarsi come fonte d’energia rinnovabile per generare elettricità e calore, riducendo così la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili quali i combustibili fossili. Tra gli altri vantaggi vi sono la produzione di fertilizzanti, la riduzione degli odori e dei parassiti e delle emissioni di gas serra. Importanti sono anche i benefici economici, generando entrate attraverso la produzione di biogas, la vendita d’energia elettrica, calore o fertilizzanti, l’ottenimento di crediti per le emissioni di gas serra, il risparmio sui costi di smaltimento dei rifiuti.
Anche se l’installazione richiede un investimento significativo in termini di capitale e infrastrutture, i biodigestori sono una tecnologia versatile e sostenibile, che senza impatto s’inserisce appieno nel campo dell’economia circolare, tanto è vero che in Italia è stata inclusa nelle previsioni del Pnrr.
Meno impatto ambientale e recupero di energia
In sintesi, l’introduzione della digestione anaerobica negli impianti esistenti per il trattamento dei rifiuti comporta un sostanziale miglioramento, allineato con l’obiettivo fondamentale di riutilizzo delle risorse tramite la produzione di ammendante compostato misto e biometano, il recupero d’energia attraverso l’utilizzo del biometano immesso nella rete, la riduzione delle emissioni climalteranti grazie alla liquefazione della CO2, la diminuzione della quantità di materiale destinato alle discariche conformemente alle direttive della normativa comunitaria.
In conclusione la digestione anaerobica è un’importante tecnologia di trattamento, poiché genera energia rinnovabile sotto forma di biogas, supporta il riciclaggio dei nutrienti ed è adatta alle aree urbane, dato che il processo avviene in ambienti chiusi e le emissioni sono più facili da gestire rispetto ad altre metodologie. Gli impianti biodigestori sono progettati per trattare la Forsu unitamente al materiale strutturante e ai rifiuti verdi (entrambi rifiuti non pericolosi), pertanto non c’è possibilità di utilizzare altre tipologie di rifiuto nella linea di trattamento.
L’efficace stabilizzazione ottenibile dei rifiuti organici suscettibili di fermentazione permette di eliminare ogni problematica d’inquinamento da sostanza organica e le temperature di processo coinvolte assicurano il completo abbattimento di tutti i microrganismi patogeni. Impianti di tenuta in depressione, aspirazione forzata e convogliamento delle arie esauste a sistemi di trattamento di depurazione basati su biofiltri e altri dispositivi consentono l’abbattimento delle molecole connesse alle emissioni odorigene. La digestione anaerobica, in definitiva, si allinea perfettamente con gli obiettivi di una vera economia circolare, rispettando le indicazioni delle più recenti norme europee sui rifiuti. Tale tecnologia non solo contribuisce a migliorare il trattamento dei rifiuti, ma anche a generare benefici tangibili come il riutilizzo di risorse, la produzione d’energia sostenibile e la significativa riduzione delle emissioni ambientali.
a cura di
G. Battistini (Utres Ambiente)
G. Ficoneri Bolasco (Utres Ambiente)
F. Fiori (Università Politecnica delle Marche)
G. Giampaoli (Cosmari)
F. Martino (Martino Associati Grosseto)
B. Pellei (Cosmari)
M. Rogante (Studio d’Ingegneria Rogante)