Da molto tempo ormai, l’Agenzia insieme alla Regione Toscana chiedono alla SILO S.p.a. di Firenze, che produce mangimi, fertilizzanti e biocarburanti, di realizzare i lavori necessari per eliminare le criticità ambientali emerse nel corso dei sopralluoghi di verifica dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Nel tempo, l’attività in questione ha beneficiato di svariate proroghe, grazie alla collaborazione ed apertura mostrate dalla Regione e dall’Agenzia. Ne è prova anche l’ennesimo sollecito inoltrato dalla Regione Toscana, nel marzo del 2024, con cui si chiedeva alla ditta di ottemperare, entro il 30 aprile 2024, alla diffida impartita a seguito dell’ispezione AIA, conclusa con la nota di sintesi di ARPAT nel marzo 2023. A distanza di pochi giorni da questa scadenza l’azienda ha fatto presente di essere in gravi difficoltà a realizzare tutte le opere necessarie ad eliminare le criticità ambientali emerse in fase di controllo.
I numerosi controlli realizzati nel corso degli anni hanno evidenziato che lo stabilimento risultava carente soprattutto nella gestione dei rifiuti, con depositi irregolari e in quella delle acque meteoriche dilavanti contaminate, che, in assenza di una rete di raccolta per il loro trattamento, si disperdono, con elevata probabilità, nel terreno.
Nell’ultimo anno, dal termine del controllo AIA ordinario 2022, la ditta ha svolto importanti lavori di adeguamento, soprattutto per migliorare la gestione dei rifiuti, mentre non ha ancora provveduto a completare le attività necessarie per la corretta gestione delle acque dilavanti.
Lo stabilimento è tuttora sprovvisto di un pavimento impermeabile, richiesto ormai cinque anni fa nel provvedimento di conclusione della verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale e della rete di raccolta e trattamento delle acqua meteoriche dilavanti contaminate.
La ditta, pur avendo avuto il tempo necessario per ottemperare alle prescrizioni impartite ed ottenuto molte proroghe, non ha ancora provveduto a realizzare quanto richiesto, pertanto, la normativa non consente ulteriori dilazioni temporali, visto che le acque dilavanti, non gestite, impattano sull’ambiente, disperdendosi nel suolo e nelle acque superficiali con conseguente rischio di inquinamento.
di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat)
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