Nel 2023 sono stati meno i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) gestiti dagli impianti di smaltimento. Ma no, non siamo diventati più bravi.
I RAEE, sono infatti tutte quelle apparecchiature che comunemente utilizziamo nella vita di tutti i giorno sempre più agevolata dal progresso tecnologico. Lavatrici e aspirapolveri, computer, tablet, TV, smartphone e watch, ma anche assistenti voocali, dispositivi per la domotica, pannelli fotovoltaici, batterie e sistemi di accumulo, sono solo alcuni esempi di strumenti di uso comune, sempre più in aumento, che a fine vita (o fine dell’interesse di chi li possiede) diventeranno RAEE. Nel triennio 2020-2022 l’immesso medio è stato di 1.688.742 tonnellate, in crescita del 7,3% rispetto periodo precedente.
Il Centro di Coordinamento RAEE ha diffuso un report relativo i dati del 2023, dove si evidenzia che sono state quasi 511mila le tonnellate di rifiuti elettrici domestici e professionali gestite dagli impianti deputati, il 4,6% in meno rispetto al 2022. Si riduce, di conseguenza il tasso di raccolta. Questo non avviene, infatti, perché produciamo meno rifiuti.
Sempre secondo il report sono i rifiuti dei “grandi bianchi” a raggiungere le migliori percentuali di recupero e avvio al riciclo (cioè lavatrici, lavastoviglie, apparecchi di cottura, stufe elettriche, piastre riscaldanti elettriche) segnando un 34,6%, seguiti da frigoriferi e congelatori con che arrivano al 28,7% di volume complessivo.
I RAEE sono complicati da riciclare poiché sono formati da diversi componenti quali vetro, plastica, ma anche terre rare – un gruppo di elementi della tavola periodica molto utilizzato nella tecnologia delle rinnovabili – e materiali preziosi come il litio e il cobalto. La Commissione Europea si sta impegnando ad incentivare il riciclo anche con buoni e sconti a chi li restituisce per farli riparare.
I dati diffusi dal Centro di Coordinamento RAEE, purtroppo, sono la conseguenza di cattivi comportamenti legati allo smaltimento e già qualche mese fa Altroconsumo denunciava che il 34% di essi non raggiunge le destinazioni previste, finendo invece in percorsi illegali che li portano in infernali discariche in africane, localizzate soprattutto in Senegal, Egitto e Marocco, dove spesso vengono sfruttati bambini per il recupero di preziosi.
Inoltre, con la riduzione del tasso di raccolta, che si ferma al 30,24%, l’Italia si allontana in maniera preoccupante dagli obiettivi europei fissati al 65%.
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Fonte: Centro di Coordinamento RAEE
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