In audizione presso la commissione Affari esteri della Camera, il ministro della Transizione ecologica ha anticipato (al minuto 55) i programmi in merito all’installazione di un nuovo rigassificatore lungo la costa toscana, in particolare a Piombino, un’ipotesi nell’aria da alcune settimane.
Il ministro Cingolani ha dato mandato a Snam di installare due nuovi rigassificatori, delle «strutture galleggianti e non permanenti» da circa 5 mld di metri cubi di gas ciascuna.
«Su Piombino – aggiunge Cingolani –, dato che una di queste navi non può occupare un molo per vent’anni perché il porto ci perde, l’accordo preliminare prevede che sia ospitata per un periodo limitato, tipicamente 1-2 anni; il tempo per completare un po’ più a largo il punto d’innesco e di attacco alla tubazione, in modo da tenere questi rigassificatori abbastanza lontani e non occupare spazio pregiato nel porto».
Entrambi i rigassificatori dovrebbero dunque rappresentare infrastrutture temporanee (anche se non è ancora dato sapere se Snam sta trattando l’acquisto o il noleggio), col ministro a precisare che «quando non servono più, le prime ad andarsene sono quelle». Ma quando non serviranno più? Il piano del Governo per rendersi indipendenti dall’import di gas russo si snoda lungo i prossimi tre anni, ma i nuovi rigassificatori potrebbero farci compagnia molto più a lungo.
«Con un po’ di buon senso e di buona fede nel disegno del progetto tutto è stato pensato per avere costi ridotti al minimo ed essere reversibile sulla scala della transizione ecologica, 2030-32, poi si vedrà», chiosa Cingolani.
Uno scenario che si scontra adesso contro la volontà del Comune di Piombino, che pure aveva aperto all’ipotesi del rigassificatore chiedendo in cambio impegni collaterali da parte del Governo, a partire dalle bonifiche del Sin locale.
«Finora ci eravamo mantenuti cauti in attesa di conoscere i dettagli del progetto – dichiara il sindaco, Francesco Ferrari – Dalle parole del ministro, però, comprendiamo come la scelta di Snam propenda per collocare una nave rigassificatore di oltre 300 metri all’interno del porto, nella parte nuova dello stesso. Proprio quella parte in cui si è insediata un’azienda che si sta sviluppando e sta assumendo lavoratori; proprio quella parte del porto dove altre aree dovranno essere assegnate dall’Autorità di sistema portuale. Proprio quella parte del porto su cui la città affida molte speranze per una diversificazione e per un rilancio economico, occupazionale e sociale. Un rigassificatore lì significherebbe congelare tutto questo per altri due anni e questo Piombino e i suoi abitanti non se lo possono permettere».
Non è chiaro quanto peserà la posizione dell’Amministrazione piombinese di fronte a un tema, quello della sicurezza energetica, che riguarda l’intero Paese e dunque il Governo. Stupisce però, da entrambi gli attori in campo, la trascuratezza con la quale (non) si affronta il principale pilastro per l’indipendenza energetica e la decarbonizzazione: l’installazione di nuovi impianti per le energie rinnovabili, contando che potrebbe aver senso discutere di nuovi rigassificatori solo all’interno di un approccio di vera transizione ecologica, che individui nei rigassificatori un margine di sicurezza per l’approvvigionamento di gas mentre si installano gli impianti necessari per le rinnovabili.
Nonostante le continue rassicurazioni in merito all’obiettivo di tagliare del 55% entro il 2030 le emissioni nazionali di gas serra (rispetto al 1990), come indicato dall’Ue, le ambizioni del Governo sul fronte rinnovabili sono infatti largamente più basse rispetto a quelle non solo degli ambientalisti ma anche di Confindustria; il Comune di Piombino invece non salva nemmeno le apparenze, come mostrano ad esempio le reiterate posizioni contro l’installazione di pannelli fotovoltaici sul territorio.
L’articolo Il Comune di Piombino ora dice no alla collocazione del rigassificatore nel porto sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.