I sindaci di Livorno e Collesalvetti hanno incontrato stamani i sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil per fare il punto sulla raffineria Eni di Stagno, il cui futuro continua ad essere in bilico: l’obiettivo è tornare a farsi ascoltare dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) che, dopo il primo incontro arrivato faticosamente lo scorso 9 marzo, non ha ancora accolto le richieste di ri-convocazione.
I lavoratori, nel frattempo, hanno fatto presente che pur non sussistendo elementi di preoccupazione immediata, presenti invece lo scorso anno quando gli appalti erano in scadenza, permane tuttavia l’incertezza sul futuro dello stabilimento, stante la chiusura della linea carburante. Incertezza che si riverbera in maniera particolare sui lavoratori dell’indotto che potrebbero essere i primi ad essere messi in discussione da una riduzione del peso produttivo dello stabilimento.
Le parti si sono lasciate con l’impegno dei sindaci di attivarsi nuovamente nei confronti del viceministro Alessandra Todde, affinché possano giungere risposte e soprattutto perché venga convocato un nuovo incontro tra le parti.
«Incontro che dovrà dare certezze sul futuro dello stabilimento, dopo la decisione annunciata della chiusura della linea carburanti, con particolare riguardo ai tempi di realizzazione della bioraffineria di cui Eni ha parlato anche nell’ultimo incontro al Mise ed al destino occupazionale di tutti i lavoratori diretti ed indiretti», dichiarano dal Comune labronico.
Ma in ballo non c’è solo la “bioraffineria”, ovvero l’ipotesi di riconvertire l’attuale impianto alla produzione di un biocarburante come l’Hvo (hydrotreated vegetabil oil), già prodotto dal Cane a sei zampe nelle raffinerie Eni di Venezia e Gela e che, una volta addizionato al gasolio fossile in una quota pari a circa il 15%, va a comporre Enidiesel+.
Già dopo il primo incontro al Mise, fonti sindacali hanno infatti riportato anche di aperture verso l’opzione ambientalmente più sostenibile tra le varie avanzate nel tempo per l’impianto di Stagno, ovvero la possibilità di realizzare un impianto di riciclo chimico in grado di offrire risposte su due fronti molto caldi per la Toscana: la crisi energetica in corso e la chiusura del ciclo rifiuti in un’ottica di economia circolare.
Un’ipotesi Eni ha avanzato anche nell’ambito del Piano per l’economia circolare in fase di elaborazione in Regione, con le proposte impiantistiche per tutta la Toscana che stanno affrontando in questi giorni le fasi iniziali di un elaborato percorso partecipativo.
In quest’ambito, Eni Rewind ha presentato il proprio progetto per la raffineria di Stagno lo scorso 8 giugno (qui il video dell’incontro, qui e allegata di seguito le slide di approfondimento): la proposta è quella di produrre circa 100mila ton/anno di metanolo e/o idrogeno tramite riciclo chimico da rifiuti non riciclabili meccanicamente – si parla di scarti di selezione dalla raccolta differenziata della plastica (plasmix) e Css, combustibile solido secondario da rifiuti, in totale circa 200mila ton/anno –, adottando la tecnologia “waste to chemicals” illustrata a suo tempo da NextChem alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che in questi mesi ha già raccolto grande interesse in Regione Toscana, tra i sindacati e anche tra gli ambientalisti di Legambiente.
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