Quelli che vedete nella foto di copertina sembrano pesci ma in realtà sono innovativi robot che, attivati dalla luce, riescono a raccogliere le microplastiche mentre nuotano.
Come è ormai tristemente noto, le microplastiche (minuscole particelle di plastica, di dimensioni inferiori a 5 mm) si trovano numerose negli oceani e sono considerate uno dei maggiori problemi ambientali da affrontare il prima possibile. Queste infatti, non solo danneggiano il mare e l’ecosistema marino, ma entrano anche nella catena alimentare, ad esempio attraverso il sale e il pesce che consumiamo, con possibili effetti dannosi per la salute.
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Il problema è che, proprio per le loro piccolissime dimensioni, le microplastiche sono difficili da eliminare. Ma la scienza sta cercando diverse soluzioni e tra queste oggi annoveriamo il piccolo pesce robot, progettato da un team di scienziati dell’Università di Sichuan, in Cina.
Ma come funziona questo pesciolino robot? Innanzitutto si tratta di un dispositivo che ha una struttura morbida, flessibile e autorigenerante. Inoltre, grazie alla luce di un laser, è in grado di sbattere la coda e nuotare, contemporaneamente attraendo le molecole che si trovano sulle microplastiche, facendole aderire ad esso mentre si muove.
Il pesce robot è lungo solo 15 mm ed è in grado di nuotare in tutte le direzioni. Ad attirare le microplastiche ci pensano alcune molecole con una carica leggermente negativa, in grado di attirare le parti della microplastica che hanno invece carica positiva.
Questa invenzione è stata ispirata, almeno in parte, dalla vita marina e in particolare dalla madreperla che si trova nella superficie interna di alcune conchiglie. Il corpo del pesce robot, infatti, utilizza proprio una struttura simile, altrettanto forte e flessibile.
La ricerca, però, è ancora all’inizio. Infatti al momento il team ha solo dimostrato che un “robo-fish” effettivamente funziona e riesce a catturare le microplastiche che galleggiano nell’acqua, ma ora bisognerà testarlo a profondità elevate e sul fondale marino per capire se davvero, anche in condizioni più difficili, riuscirà a svolgere al meglio il suo lavoro.
I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nano Letters 2022.
Ovviamente il vero obiettivo dovrebbe essere quello di non far più arrivare tale quantità di microplastiche in mare.
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Fonte: Nano Letters 2022
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