Il Consiglio dell’Ue ha adottato ieri le proprie posizioni negoziali, all’interno del pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55%), sulle direttive al 2030 per fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Si tratta di un primo passo: Consiglio ed Europarlamento avvieranno ora negoziati interistituzionali per concordare il testo definitivo.
Il problema è che il Consiglio parte da posizioni di retroguardia, già superate dalle nuove indicazioni arrivate dalla Commissione Ue tramite il piano RePowerEu, elaborato a valle dell’invasione russa in Ucraina e pensato per ridurre più rapidamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, ad esempio, il Consiglio ha concordato di ridurre entro il consumo finale di energia del 36% e del 39% il consumo di energia primaria, entro il 2030: questi obiettivi corrispondono a un incremento dell’efficienza energetica pari al +9% rispetto al 2020, quando il RePowerEu mira già al +13%.
Lo stesso vale per le energie rinnovabili. Il Consiglio vuole un obiettivo europeo vincolante del 40% nel mix energetico complessivo (a fronte del target attuale per il 2030 che è al 32%), con gli Stati membri chiamati ad aggiornare i propri Piani nazionali integrati per l’energia e clima nel 2023 e 2024, ma il RePowerEu parla già del 45%.
Eppure questi nuovi target sono ovviamente ben noti al Consiglio, che difatti nelle posizioni negoziali individuate ieri ha incluso anche «procedure di autorizzazione accelerate per i progetti in materia di energie rinnovabili in linea con le priorità del piano RePowerEu proposto dalla Commissione in maggio».
Più positivo invece il fatto che il Consiglio abbia concordato obiettivi e misure settoriali più ambiziose, in particolare per quanto riguarda i trasporti, dove è data possibilità agli Stati membri di scegliere tra «un obiettivo vincolante di riduzione del 13% dell’intensità dei gas a effetto serra nel settore dei trasporti entro il 2030», e un «obiettivo vincolante di almeno il 29% di energia rinnovabile nel consumo finale di energia nel settore dei trasporti entro il 2030».
Non solo: il Consiglio ha «fissato un sotto-obiettivo vincolante per i biocarburanti avanzati nella quota di energie rinnovabili fornite al settore dei trasporti allo 0,2% nel 2022, all’1% nel 2025 e al 4,4% nel 2030».
Si tratta di un tema di grande rilevanza anche per le sinergie che è in grado di creare tra il percorso di decarbonizzazione e l’avanzata dell’economia circolare, entro la quale si stanno facendo strada innovative tecnologie di gestione rifiuti come il riciclo chimico.
«Per quanto riguarda i combustibili rinnovabili di origine non biologica nei trasporti (principalmente idrogeno rinnovabile e combustibili sintetici a base di idrogeno), il Consiglio – dettagliano nel merito dall’Ue – ha concordato un sotto-obiettivo indicativo del 2,6%, che corrisponde al 5,2% se l’obiettivo è raggiunto in termini di quota di energia rinnovabile nel consumo finale di energia nei trasporti entro il 2030».
L. A.
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