I numeri circolati in questi giorni sono totalmente inutili per decidere se il termovalorizzatore di Livorno deve proseguire la sua attività oppure spegnersi nel 2023.

Diciamo la verità ai livornesi, che hanno il diritto di essere informati pienamente e sinceramente, perché le informazioni parziali circolate ad oggi non consentono una conoscenza piena e autonoma ai cittadini, che così rimarrebbero in balia di decisioni prese alle loro spalle.

La verità è che gli alti costi del passato sono dovuti a questi fattori:

1) I bassi costi di conferimento rifiuti al Picchianti, da parte delle altre aziende di ATO Costa, sono colpa di chi non ha garantito il rispetto della norma che impone la termovalorizzazione prima del conferimento in discarica, per motivi ambientali prima che economici, perché la termovalorizzazione non consuma territorio, non inquina come una discarica e produce meno gas serra, chi non ha difeso l’ambiente e ha costretto A.Am.P.S. ad accettare prezzi in concorrenza con le discariche non ha fatto il suo lavoro e non ha difeso Livorno, chiudere il TVR sarebbe una seconda colpa gravissima solo utile a coprire le prime responsabilità;

2) Come raccontato in prima persona da Federico Castelnuovo, il concordato di A.Am.P.S. è stato pagato grazie al termovalorizzatore, che quindi i soldi li ha fatti entrare nelle tasche dell’azienda non certo perdere, e che per questo motivo è stato costretto a marciare continuamente senza fare la necessaria manutenzione ordinaria e programmata, con conseguenti guasti e affaticamento della macchina che hanno prodotto maggiori costi di manutenzione straordinaria;

3) La raccolta porta a porta è stata progettata male, e oggi è rimasta molto simile alla sua prima edizione, ed è stata accoppiata all’errore di chiudere un impianto di pre-selezione che ha il compito di selezionare i rifiuti in ingresso all’impianto. Questi due fattori hanno peggiorato la qualità dei rifiuti in ingresso al TVR e soprattutto senza il pre-selezionatore l’impianto è costretto a fermarsi durante l’ingresso di rifiuti errati e mentre vengono rimossi, per mantenere le emissioni perfette come sempre, bisogna sopperire la combustione con l’uso del gas metano.

Tutte queste difficoltà oggi, ci sono ancora? Risposta: no!

1) Grazie all’ingresso in RetiAmbiente, tardivo a causa di errate scelte politiche del passato, oggi chi porta i rifiuti a Livorno non può prendere al collo A.Am.P.S. col ricatto dei costi praticati dalle discariche, ma deve pagare € 139,50 a tonnellata;

2) Finalmente con la nuova direzione aziendale la manutenzione ordinaria è tornata in programmazione e i costi di manutenzione straordinaria si sono drasticamente ridotti;

3) Il pre-selezionatore è tornato in funzione e la qualità del rifiuto in ingresso è migliorata.

Quindi? Il mondo descritto per giustificare la chiusura del TVR del Picchianti non esiste più! Tutto qua? No l’analisi di chi vuole chiudere l’impianto contiene altri errori.

I costi che teoricamente dal 2026 dovremmo sostenere per le emissioni climalteranti sono false, per due motivi. Il primo è che se dovessimo portare i rifiuti in discarica, attraverso i TMB, comunque dovremmo pagarla perché ci verrebbe addebitata dagli impianti a cui conferiamo. Secondo, grazie all’emendamento 422 approvato dal Parlamento europeo il 22 giugno 2022, i termovalorizzatori sono stati esclusi dagli impianti che dovranno pagare per le emissioni climalteranti, quindi i fantomatici € 4.000.000 non li dovremo pagare dal 2026 in poi, mentre li dovremo scaricare in Tari senza il TVR.

Facciamo i conti utili a fare una scelta consapevole per tutti i cittadini e le imprese di Livorno:

1) Senza il TVR i costi di conferimento dei nostri rifiuti indifferenziati, pari a 36.000 tonnellate all’anno dati certi, le riduzioni dei quantitativi sono mere speranze, dovranno salire da € 139,50 a circa € 180,00 a tonnellata, per un aggravio dei costi pari a circa € 1.500.000;

2) senza il TVR il conferimento in discarica attraverso i TMB inquinerà enormemente di più, e costerà di più, grazie all’acquisto che le discariche dovranno fare di quote di gas climalteranti, stimati in € 4.000.000 all’anno, a partire dal 2026;

3) la perdita milionaria dei ricavi da energia elettrica venduta al sistema, oggi il nostro impianto sta fatturando cifre veramente importanti, a luglio il fatturato supererà il milione di euro in un solo mese, dopo i € 640.000, del mese di giugno, quindi potenzialmente si potrebbe incassare un totale annuo sopra i 10 milioni, a cui i livornesi dovrebbero rinunciare. È chiaro che tutti ci auguriamo che la guerra in Ucraina finisca il prima possibile, e che i costi energetici si riducano drasticamente, ma è ovvio che non torneranno mai quelli della pandemia da Covid-19, dove il mondo intero, compreso le fabbriche, si è fermato, e dispiace constatare che chi ha scritto quel documento ha invece utilizzato i costi energetici irripetibili della pandemia per giustificare una scelta assurda come la chiusura del termovalorizzatore.

Per il bene di Livorno il termovalorizzatore deve andare avanti! Si avvii immediatamente il rinnovo dell’Aia.

di Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Fiadel

L’articolo Livorno, i sindacati uniti chiedono il rinnovo dell’Aia per il termovalorizzatore sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.