Il settore del trasporto – su strada, aereo e marittimo – incide per il 28,2% sulle emissioni europee di gas serra, con quello su strada (20,4%) a fare la parte del leone: per questo l’Ue ha deciso di proibire, dal 2035, la vendita di nuovi auto e furgoni che emettano CO2.
La soluzione principe per rispondere a quest’esigenza sta nei veicoli elettrici o in subordine quelli alimentati a idrogeno, ma restano spiragli importanti – da valutarsi pienamente al 2026 – anche per i cosiddetti carburanti sintetici, che potranno essere utili anche per decarbonizzare i trasporti marittimi o aerei.
In quest’ottica assume una particolare importanza il metanolo, ovvero un alcool ricavabile dalle biomasse, dai rifiuti non riciclabili meccanicamente – estraendo carbonio e idrogeno tramite riciclo chimico – e anche dalle nostre emissioni di CO2.
Su quest’ultimo punto si sta concentrando il progetto europeo Laurelin, avviato poco più di un anno fa grazie a finanziamenti Ue. Il progetto si sta concentrando sulla produzione di metanolo verde dall’idrogenazione della CO2, prodotta dall’uso di combustibili fossili, per renderla più semplice e più efficiente dal punto di vista energetico e dei costi: ad oggi infatti il processo di idrogenazione della CO2 in metanolo è notevolmente limitato dall’elevato consumo energetico e dai costi di produzione, in quanto sono necessarie temperature di circa 250 °C e l’uso di un catalizzatore per accelerare la reazione chimica fra idrogeno e CO2.
Per superare questi problemi, i ricercatori di Laurelin stanno studiando tre tecnologie promettenti: il riscaldamento a microonde, l’induzione al plasma e quella magnetica. In questo modo il metanolo verde «è in grado di abbattere le emissioni di CO2 fino al 95%, di ridurre le emissioni di NOx fino all’80% e di eliminare completamente le emissioni di SOx e di particolato», spiega il coordinatore di Laurelin, Adolfo Benedito Borrás: «Si tratta di una tecnologia promettente che può svolgere un ruolo importante nel rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico».
In altre parole «la riduzione dei costi di produzione del metanolo ecologico comporterebbe un aumento delle opportunità di utilizzarlo come carburante, il che porterebbe benefici diretti alla società grazie alla riduzione delle emissioni di gas serra e dei costi, creando ulteriori posti di lavoro e ricchezza», aggiunge Teruoki Tago del Tokyo Institute of technology, partner del progetto Laurelin.
Nel frattempo, anche l’Italia si sta portando sulla frontiera dell’economia dell’idrogeno, passando però dal riciclo chimico, grazie al know-how accumulato da NextChem, la controllata della multinazionale italiana Maire Tecnimont dedita alla transizione ecologica.
Nei giorni scorsi, la società ha infatti siglato con Alia – il gestore interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nella Toscana centrale – un contratto di ingegneria di base per progettare a Empoli quello che potrebbe essere il primo Distretto circolare del Paese: l’obiettivo è valorizzare 256mila t/a di rifiuti non riciclabili meccanicamente, ricavandone 125mila t/a di metanolo (impiegabile come combustibile alternativo per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell’industria chimica e manifatturiera) e 1.400 t/a di idrogeno (che può essere utilizzato nei processi industriali per decarbonizzare le industrie energivore e hard-to-abate), anziché termovalorizzare i rifiuti o smaltirli in discarica.
L’articolo L’Ue punta (anche) sul metanolo verde per decarbonizzare i trasporti sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.