Tre fari da seguire e cento proposte da concretizzare: oggi a Roma Legambiente ha presentato ai partiti in corsa per le urne la sua agenda politica per la prossima legislatura.
I tre riferimenti cardine dell’agenda sono rispettivamente l’Europa, che ha una leadership importante a livello internazionale nella lotta alla crisi climatica; la riconversione ecologica del tessuto produttivo, che può garantire milioni di nuovi posti di lavoro, l’apertura di nuovi impianti produttivi o la riconversione di quelli già esistenti; la giusta transizione ecologica, un obiettivo da perseguire in primis penalizzando economicamente le aziende più inquinanti – a partire da quelle che hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili –, ma anche favorendo le riconversioni delle competenze professionali e dei cicli produttivi a maggior impatto ambientale.
«Nei prossimi cinque anni – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il nuovo esecutivo non potrà permettersi gli errori commessi dal governo Draghi, nato sotto l’egida di una auspicata transizione ecologica che avevamo salutato con favore in occasione delle consultazioni, insieme a Greenpeace e Wwf, e che invece si è caratterizzato per una narrazione in negativo della “rivoluzione green” paragonata ad un bagno di sangue, per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas fossile e non per quelle finalizzate alla riduzione delle bollette e della nostra dipendenza dall’estero, puntando su semplificazioni efficaci e iter autorizzativi veloci di impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare, nuovi accumuli e reti. Occorre dunque correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi. Noi non faremo mancare il nostro contributo».
Le 100 proposte dettagliate nell’agenda politica vanno in tal senso. Tra le priorità, la colonna portante è la lotta alla crisi climatica, che rischia di stravolgere pesantemente l’economia del paese nel prossimo futuro, come ad esempio quella dell’agroalimentare.
Su questo punto il Cigno verde chiede in particolare di eliminare i sussidi alle fonti fossili ed aggiornare il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) al piano europeo RePowerEu, ma anche velocizzare l’iter di autorizzazione dei nuovi impianti per le energie rinnovabili, potenziando la Commissione Via-Vas del Mite e gli uffici competenti delle Regioni.
Sempre in fatto di rinnovabili, Legambiente chiede che si aggiornino le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, rimaste ferme al 2010, e si attivi il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata.
Parallelamente occorre anche facilitare la realizzazione di una rete impiantistica innovativa per la gestione dei rifiuti su tutto il territorio nazionale, in modo tale da rendere autosufficiente ogni regione italiana: si va dagli impianti di digestione anaerobica e compostaggio per la produzione di biometano e compost dai rifiuti organici, alle discariche per rifiuti contenenti amianto, che ad oggi finiscono in gran parte all’estero.
I grandi errori da evitare sono invece il ritorno al nucleare e il Ponte sullo Stretto di Messina, temi che hanno animato in modo surreale una parte della campagna elettorale.
Sul nucleare Legambiente ribadisce che è una fonte di energia in declino perché costosissima e pericolosa, come dimostra la storia passata ma anche quella contemporanea con il caso della centrale ucraina di Zaporizhzhia; la prossima legislatura si impegni piuttosto per chiudere definitivamente la stagione elettronucleare italiana con la costruzione del Deposito di rifiuti radioattivi a media e bassa attività.
Va abbandonato anche l’insensato progetto del Ponte di Messina, rilanciando invece gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, portando le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, potenziando il trasporto via nave lungo lo Stretto e rafforzando i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari.
Utopie da ambientalisti naif? In realtà, all’agenda di Legambiente guarda con grande attenzione anche una fetta sempre più importante dell’industria nazionale. «Il documento di Legambiente dovrebbe essere il programma elettorale di tutti i partiti, ma nessuno ha questo programma così chiaro e definito – commenta nel merito il presidente dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento), Simone Togni, oggi a Roma – Perché pensare a nucleare, rigassificatori e ad estrarre gas? Perché si vuole tutelare un certo status quo industriale. Ci attendiamo invece dai nuovi rappresentanti al Governo una politica industriale di lungo periodo e che adotti le rinnovabili, eolico e fotovoltaico, come concreta misura contro la crisi geopolitica, del gas e dell’energia che stiamo vivendo».
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