Quello dello smaltimento dei rifiuti plastici è un problema sempre più urgente da risolvere: per un utilizzo unico o molto limitato nel tempo, un oggetto di plastica necessita decenni se non secoli per degradarsi completamente nell’ambiente – e non senza conseguenze: durante il processo di degradazione, infatti, il materiale rilascia minuscole particelle, le microplastiche, che contaminano ogni ambiente.
Trovare una soluzione che permetta di degradare la plastica in modo veloce e senza conseguenze per l’ambiente è una sfida che sta coinvolgendo gli scienziati di tutto il mondo. Sono stati già pubblicati diversi studi che hanno dimostrato come esistano batteri ed enzimi in grado di “digerire” la plastica e scomporla in polimeri più semplici.
Ora una nuova ricerca appena pubblicata dimostra che esistono anche degli insetti in grado di “mangiare” la plastica e digerirla in poche ore: sono le cosiddette tarme della cera. In questo caso, però, la scoperta non è nata da una volontà di trovare una soluzione al problema della plastica, quanto piuttosto da un caso fortuito.
È il 2017 quando la scienziata e apicoltrice Federica Bertocchini trova alcuni ospiti sgraditi nei suoi alveari: sono le tarme della cera (Galleria mellonella), che vivono come parassiti all’interno degli alveari delle api mellifere e che per vivere si nutrono di cera d’api.
Per liberarsi del problema, la donna prende tutte le tarme e le mette all’interno di un sacchetto di plastica. Dopo poche decine di minuti, il sacchetto di plastica è pieno di buchi e le tarme si sono sparpagliate dappertutto – come se avessero mangiato la plastica che le teneva prigioniere.
E, in effetti, era proprio così: dopo aver portato il caso in laboratorio e aver condotto ulteriori esperimenti, Bertocchini e il suo team hanno dimostrato che i vermi della cera sono in grado di digerire e biodegradare la plastica, riuscendo a forare un sacchetto di polietilene in appena 40 minuti. Questi risultati sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology.
La ricerca sulle tarme della cera non si è fermata qui. In un nuovo studio appena pubblicato i ricercatori del Centro de Investigaciones Biológicas Margarita Salas (CIB-CSIC) di Madrid hanno dimostra come la saliva di queste tarme contenga enzimi in grado di degradare il polietilene, che rappresenta il 30% della plastica prodotta ogni anno.
Affinché la plastica si degradi, l’ossigeno deve penetrare nel polimero plastico, in un processo noto come ossidazione: solitamente la fase dell’ossidazione è il risultato dell’esposizione alla luce solare o alle alte temperature, e può durare mesi o addirittura anni se la plastica è esposta a condizioni ambientali normali.
Gli enzimi contenuti nella saliva di queste tarme, invece, riescono a velocizzare il processo di ossidazione del polietilene e a degradare i polimeri in pochissime ore. Si tratta di una scoperta che potrebbe effettivamente rivoluzionare il modo in cui smaltiamo i nostri rifiuti plastici, ma potrebbero volerci ancora anni prima che questi super-enzimi vengano sintetizzati e distribuiti su larga scala.
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Fonti: Nature Communications / CIB-CSIS
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