Neanche la transizione ecologica è a “impatto zero”, e l’approvvigionamento di materie prime per realizzare decarbonizzare la nostra economia ne è un esempio lampante.
Come ricorda Cordis, il bollettino scientifico dell’Unione europea, basti osservare che per raggiungere gli obiettivi climatici indicati dall’Accordo, la domanda di litio nel 2040 sarà 42 volte superiore rispetto al 2020, quella di cobalto lo sarà di 21 volte e quella di nichel di 19.
In un simile contesto portare al massimo i tassi di riciclo rappresenta un passo fondamentale, ma è necessario prendere atto che da solo non sarà sufficiente.
«Per realizzare i veicoli elettrici, le turbine eoliche e le batterie necessari per la nostra transizione verde, ci occorrono il litio, il nichel, il cobalto e le terre rare in quantità non ottenibili con il mero riciclo – argomenta nel merito Cordis – Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, anche se si riciclassero tutte le batterie entro il 2040, ciò fornirebbe soltanto il 10 % di rame, cobalto e nichel necessari per la produzione delle batterie del 2040».
Che fare? La risposta è scontata quanto ovvia: servono più miniere, a partire dall’Europa, perché non possiamo semplicemente affidarci all’import. Altrimenti alla schiavitù dei combustibili fossili si sostituirebbe quella dovuta alle materie prime necessarie alla transizione ecologica.
«L’estrazione mineraria può ripercuotersi negativamente sull’ambiente, di conseguenza – riconosce Cordis – è logico che nessuno voglia una miniera nelle proprie vicinanze. Tuttavia, mentre l’Europa è alle prese con la transizione verso la neutralità climatica, quanto è etico approvvigionarsi dei metalli necessari ricorrendo a miniere situate in paesi extra Ue? Un nuovo documentario affronta ora la questione circa la possibilità di ricorrere all’estrazione mineraria dei metalli di transizione energetica in Europa, contrastando al contempo i cambiamenti climatici. Il documentario, realizzato con il sostegno ottenuto dai progetti Nemo ed Enicon finanziati dall’Unione europea, si propone di stimolare un dibattito più informato riguardo alla triplice strategia dell’Ue per le materie prime che prevede il riciclo, l’estrazione responsabile all’interno dei nostri confini e l’approvvigionamento responsabile da paesi extraeuropei».
Ma l’estrazione mineraria responsabile sul piano sociale e ambientale è possibile in Europa? Nel documentario mPeter Tom Jones, direttore dell’Istituto per i metalli e i minerali sostenibili della KU Leuven, visita la miniera di Aitik della Boliden (la più grande miniera di rame a cielo aperto d’Europa), nella Svezia settentrionale, per vedere un esempio di miniera gestita in maniera responsabile. Tra le misure adottate presso la miniera figurano gli autocarri elettrici alimentati a energia idraulica ed eolica, l’impiego di una quantità inferiore di reagenti per il recupero dei metalli e la ricerca su reagenti con un minore impatto ambientale. Tra gli ulteriori impegni figurano progetti per compensare la perdita di biodiversità presso il sito minerario e la ricerca sull’estrazione di risorse provenienti da rifiuti minerari.
«L’Europa è quasi totalmente dipendente dalle importazioni provenienti da miniere situate al di fuori dei suoi confini, il che la rende vulnerabile. Dunque, in termini realistici, all’Unione europea occorrono più miniere», concludono a Cordis. Come afferma nel documentario Anders Sand, dirigente di R&S presso la Boliden (società mineraria svedese e partner del progetto Enicon): «Sosterrei appieno l’autosufficienza europea per i metalli, senza i quali non esiste alcuna transizione verde».
L’articolo Per alimentare la transizione ecologica servono più miniere, in Europa sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.