Non solo Empoli, dove potrebbe sorgere il Distretto circolare basato sul riciclo chimico, ma anche gli altri Comuni del circondario Empolese Valdelsa hanno preso oggi posizione sul progetto, pensato per chiudere il ciclo dei rifiuti sul territorio producendo idrogeno e metanolo evitando al contempo il ricorso a nuove discariche o termovalorizzatori.

A intervenire sono direttamente i sindaci di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli e Vinci, che a fronte di una protesta montante guidata da alcuni neonati comitati – con in programma una manifestazione di piazza questo sabato – professano un responsabile realismo sul ciclo integrato di gestione dei rifiuti.

«L’Empolese Valdelsa ha guidato negli ultimi 15 anni un percorso virtuoso di raccolta differenziata dei rifiuti per ridurre il più possibile la quantità da dover smaltire e così è avvenuto – argomentano i sindaci – Tuttavia la mancata realizzazione nella Toscana centrale di impianti di trattamento finale dei rifiuti indifferenziati e dei rifiuti derivanti dal recupero e il trattamento dei rifiuti differenziati e, assieme alla chiusura di molte discariche, costringe a conferire i nostri rifiuti in altre parti d’Italia e perfino all’estero, con drastici aumenti nelle bollette a carico dei cittadini negli ultimi anni».

Per affrontare il problema, la Regione ha bandito un avviso pubblico cui hanno risposto tra gli altri Alia insieme al resto dell’Alleanza circolare che propone di realizzare ad Empoli il Distretto circolare: «Alia, ossia il gestore dei rifiuti a partecipazione interamente pubblica di cui sono soci i nostri 11 Comuni, ha proposto la realizzazione di un impianto “waste-to-chemicals”», rimarcano i sindaci, ricordando comunque che «al momento non c’è un progetto definitivo da poter valutare e per questo quindi anche come sindaci non ci possiamo esprimere sul dettaglio, ma solo essere partecipi e garanti di una fase esplorativa e conoscitiva dell’idea progettuale. Vogliamo confrontarci con i cittadini per prendere insieme la decisione migliore per il nostro territorio».

A tal proposito sono due i punti che l’Unione dei Comuni punta a chiarire «con estrema nettezza», per sgombrare il campo dagli equivoci che stanno alimentando la protesta di alcuni comitati: «Primo. Non è stato deciso niente. È un percorso che presuppone verifiche da parte degli enti preposti alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente, che ancora non sono state effettuate, perché ad oggi non è stato ultimato neppure il progetto. Secondo. Nessuno di noi accetterà mai di realizzare nei nostri Comuni un impianto che possa mettere in pericolo la salute dei cittadini di oggi e di domani, perché il nostro compito è prima di tutto quello di farci garanti della salute dei cittadini e non vogliamo venire meno a questa responsabilità, che abbiamo sempre esercitato in modo rigoroso in questi anni non ultimo durante l’emergenza Covid stando vicini alle nostre comunità. Pertanto, saremo i primi ad opporci ad un impianto che non dia garanzie di questo tipo. Siamo padri e madri anche noi e non abbiamo nessuna intenzione di avvelenare l’aria che respirano i nostri e i vostri figli».

L. A. 

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