Dopo oltre due anni di lavoro e il coinvolgimento di oltre 150 organizzazioni attive sul fronte dell’economia circolare, l’Ente italiano di normazione (Uni) ha adottato lo standard UNI/TS 11820: si tratta di una specifica tecnica che permette a imprese ed altre organizzazioni di misurare il proprio tasso di circolarità adottando criteri condivisi e stringenti.
Si tratta di uno standard nazionale che anticipa la definizione della norma internazionale ISO 59020, attualmente in fase di sviluppo. In questo modo la specifica tecnica dà la possibilità alle organizzazioni italiane di dotarsi di un proprio strumento di confronto e di scambio sperimentale e prepararsi alle prospettive internazionali.
«In particolare – spiega il ministero dell’Ambiente – il documento definisce come raccogliere le informazioni utili per la misurazione della circolarità e prevede un set di indicatori (71 in totale, tra quantitativi, qualitativi e quanti-qualitativi) utili alle organizzazioni per verificare l’efficacia delle loro strategie. Gli indicatori si dividono in 7 categorie e comprendono: risorse materiche e componenti; risorse energetiche e idriche; rifiuti ed emissioni; logistica; prodotto e servizio; risorse umane, asset, policy e sostenibilità».
La norma Uni, aggiungono dal Circular economy network – che rientra tra le oltre 150 organizzazioni di cui sopra – ha il merito di «essere uno strumento trasversale, applicabile a qualsiasi settore di intervento delle imprese, e di fissare un primo modello di riferimento per altri metodi di misurazione della circolarità attualmente esistenti e in fase di sviluppo».
L’articolo Adesso l’Italia ha il suo standard per la misurazione dell’economia circolare sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.