Il primo Zero Pollution Outlook del Joint Research Centre  (JRC) della Commissione Ue analizza se, con le politiche europee attuali e proposte di recente, l’Unione europea sia sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di inquinamento zero ed evidenzia per prima cosa che «L’outlook dimostra che collettivamente dobbiamo compiere maggiori sforzi per raggiungere obiettivi ambiziosi.

La prima edizione dell’outlook report viene pubblicata insieme a un rapporto integrato  della Commissione Ue sul monitoraggio e le prospettive dell’inquinamento zero e al rapporto di monitoraggio dell’inquinamento zero dell’European Environmental Agency (EEA). Facendo seguito allo Zero Pollution Action Plan adottato nel 2021 dalla Commissione  europea, con una visione per un ambiente privo di sostanze tossiche, per ridurre entro il 2050 l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo a livelli che non siano più dannosi per la salute e gli ecosistemi naturali, questi rapporti forniscono una panoramica della situazione attuale e dicono se siamo sulla buona strada per rispettare gli obiettivi di inquinamento zero dell’Ue per il 2030 che comprendono: 55% in meno di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico; Riduzione del 50% dei rifiuti di plastica in mare; 30% in meno di microplastiche rilasciate nell’ambiente; Riduzione del 50% delle perdite di nutrienti e dell’uso di pesticidi chimici per migliorare la qualità del suolo; 25% in meno di ecosistemi dell’Ue in cui l’inquinamento atmosferico minaccia la biodiversità; Diminuzione del 30% della quota di persone cronicamente disturbate dal rumore dei trasporti.

Illustrando i rapporti, il Commissario Ue per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha detto: «Presentiamo prove convincenti sui risultati di un’azione ambiziosa per ridurre l’inquinamento. I rapporti  dimostrano che l’ambizione dell’Ue in materia di inquinamento zero è realistica e possibile, ma solo se acceleriamo l’adozione di proposte legislative legate all’inquinamento e acceleriamo l’attuazione delle vigenti leggi dell’Ue sull’inquinamento. Spero inoltre che i rapporti odierni contribuiscano a convincere i nostri partner globali a concordare obiettivi altrettanto ambiziosi nel contesto dei negoziati COP15 sulla biodiversità».

Tutti i rapporti saranno discussi il 14 dicembre alla prossima Zero Pollution Stakeholder Conference.

L’inquinamento è uno dei tre principali problemi globali che minacciano la salute del nostro pianeta: colpisce acque e  suoli, provocando la perdita di biodiversità oltre alle minacce alla salute e al benessere umano. Da solo, l’inquinamento atmosferico provoca 9 milioni di morti premature ogni anno in tutto il mondo.

Il JRC sottolinea che «Mentre l’obiettivo di ridurre del 55% il numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico è a portata di mano, le riduzioni in altre aree rimarranno probabilmente al di sotto dei rispettivi obiettivi. Le incertezze, derivanti tra l’altro da dati e lacune nelle conoscenze, dovrebbero essere prese in considerazione nell’interpretazione dei risultati». Il JRC sta lavorando per migliorare la modellazione delle interconnessioni tra l’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria.

La buona notizia che emerge dallo Zero Pollution è che «Se i Paesi, le regioni e le città dell’Ue attuassero tutte le misure europee per l’aria pulita, il numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico diminuirebbe del 70% entro il 2030. Pertanto, possiamo raggiungere il rispettivo obiettivo di inquinamento zero con le politiche attuali». Ma i risultati suggeriscono anche «Le attuali misure per l’aria pulita non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo di inquinamento atmosferico per l’ecosistema. Applicandoli tutti, potremmo ridurre del 20% entro il 2030 l’area degli ecosistemi dell’Ue minacciati dall’inquinamento atmosferico».

Per il disturbo acustico le prospettive sono peggiori. Nel 2017, circa 18 milioni di persone nell’Ue hanno sofferto di fastidi elevati a lungo termine dovuti al rumore dei trasporti stradali, ferroviari e aerei e i risultati della modellizzazione dello Zero Pollution Outlook avvertono che «Anche se implementassimo nuove misure di riduzione del rumore non saremmo in grado di raggiungere la riduzione del 30% nella quota di persone cronicamente disturbate dal rumore dei trasporti. Lo scenario ottimistico mostra una riduzione plausibile massima di solo il 19% circa. La ragione di questo  è che la prevista crescita della popolazione e dei trasporti supera i vantaggi derivanti dall’attuazione delle misure di riduzione del rumore. Il traffico stradale è di gran lunga la fonte di rumore più comune. Inoltre, anche con ambiziose misure di riduzione del rumore, un numero elevato di persone sarà esposto a livelli nocivi di rumore degli aerei. La probabile crescita dell’attività ferroviaria aumenterà ulteriormente l’inquinamento acustico».

Per quanto riguarda i rifiuti di plastica nei nostri mari, è necessario lavorare con i paesi extraeuropei. Il rapporto JRC sottolinea che «L’outlook rivela che con un divieto totale della plastica monouso nel Mar Mediterraneo potremmo raggiungere sul 44% delle spiagge la riduzione mirata del 50% dei rifiuti di plastica. Nel Mar Mediterraneo, il 24% di tutti i rifiuti proviene dai Paesi dell’Ue. Le correnti spostano la spazzatura da un Paese alle coste degli altri. Questo implica che l’Ue non può raggiungere da sola una riduzione del 50% dei rifiuti di plastica nel Mar Mediterraneo».

I rifiuti di plastica hanno un impatto anche sui suoli. L’Outlook ricorda che «Attraverso i fanghi di depurazione ogni anno verrebbero incorporate nei suoli 62-84mila tonnellate di microplastiche». Fino al 2019, gli esseri umani avevano immesso 22 milioni di tonnellate di plastica nell’ambiente terrestre, una cifra probabilmente destinata a raddoppiare entro il 2060.

Per l’EEA, «La produzione totale di rifiuti è lentamente aumentata tra il 2010 e il 2018, con un forte calo nel 2020 legato alla pandemia. La produzione di rifiuti urbani residui (rifiuti non riciclati o riutilizzati) è rimasta stabile dal 2016. Se questi flussi di rifiuti non diminuiranno in modo significativo nei prossimi anni, l’Ue non raggiungerà gli obiettivi di riduzione significativa della produzione totale di rifiuti e di riduzione dei rifiuti urbani residui del 50%».

Anche i nutrienti in eccesso inquinano l’ambiente e mettono in pericolo la nostra salute. Il JRC sottolinea che «L’azoto e il fosforo sono nutrienti fondamentali utilizzati in agricoltura per produrre il nostro cibo. Tuttavia, quantità eccessive possono inquinare le risorse di acqua potabile a livelli nocivi, inquinare i suoli e portare a proliferazioni algali dannose nelle acque. Altri composti dell’azoto come l’ammoniaca e il protossido di azoto contribuiscono al cambiamento climatico come gas serra e influenzano la qualità dell’aria».

L’Outlook stima che «Attraverso l’attuazione delle attuali misure dell’Ue, potremmo ridurre il carico di nutrienti nei mari europei di circa il 30% per l’azoto e del 20% per il fosforo».

Secondo il rapporto EEA, l’uso e il rischio di pesticidi è diminuito  del 14% rispetto al periodo di riferimento 2015-2017, mentre l’uso di pesticidi più pericolosi è diminuito del 26%. Sulla base di questa recente tendenza, l’Ue è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso e il rischio dei pesticidi e l’uso dei pesticidi più pericolosi.  Le vendite di antimicrobici veterinari sono diminuite  del 18% dal 2018. Se questa trend continua, l’Ue avrà buone possibilità di raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 50%.

Il direttore esecutivo dell’EEA, Hans Bruyninckx , ha spiegato che: «Il primo rapporto di monitoraggio dell’inquinamento zero dell’EEA dimostra che l’Europa sta compiendo progressi nella riduzione e nella prevenzione dell’inquinamento in aree chiave, come l’aria, le acque di balneazione e l’acqua potabile, e utilizza pesticidi meno pericolosi. Tuttavia, per realizzare la nostra visione del 2050, abbiamo bisogno di progressi nella riduzione dei nutrienti in eccesso nell’ambiente e dell’impatto sulla salute del rumore e delle sostanze chimiche e nell’identificazione anticipata dei problemi emergenti».

L’impronta dei nostri consumi sta diminuendo nell’Ue del 13% ma sta aumentando del 45 nei Paesi extra-Ue. L’Outlook evidenzia che  «Questo aumento complessivo del 4% è dovuto agli impatti ambientali che sono incorporati nelle merci che importiamo dall’esterno dell’Ue. In questo caso, l’ambiente in altre parti del mondo risente degli impatti negativi dei nostri consumi».

Il rapporto JRC prevede che «L’impatto ambientale dei consumi dell’Ue continuerà ad aumentare fino al 2030» e avverte che «Anche se implementiamo le attuali ambizioni politiche dell’Ue, l’impronta dei consumi dell’Ue rimarrebbe molto al di sopra di quanto è sostenibile per il nostro pianeta».

Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per l’European Green Deal ha concluso: «Ancora una volta le prove presentate ci mostrano che i benefici di agire per aria, acqua e suolo puliti sono di gran lunga superiori all’investimento. Questo è anche ciò che vogliono i cittadini, poiché oltre l’80% è preoccupato per i problemi di salute e ambientali causati da inquinamento».

L’articolo Inquinamento: gli obiettivi Ue 2030 a portata di mano, ma necessitano di azioni più incisive sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.