Nei 104 Comuni dell’’Ato Toscana sud sono a disposizione dei cittadini 666 contenitori di raccolta per i rifiuti tessili, dove nel corso del 2021 sono stati conferiti – per poi essere avviati a riciclo – oltre 2.270 ton di rifiuti tessili come indumenti usati, scarpe e borse.
Nello specifico, lo scorso anno sono stati raccolte circa 800 tonnellate di indumenti dismessi nei comuni della provincia di Arezzo; 672t nella provincia di Grosseto; circa 589t nella provincia di Siena e 211 tonnellate nel comprensorio della Val di Cornia, in provincia di Livorno. Comlessivamente la raccolta pro capite annua è di circa 3kg per abitante, superiore alla media nazionale che si attesta invece intorno a 2,6 kgabitante all’anno.
Un risultato raggiunto in anticipo di un anno rispetto alla normativa nazionale – che ha visto in Italia l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2022 dell’obbligo di raccogliere in modo differenziato i rifiuti tessili attraverso il decreto legislativo 116/2020 – Sei Toscana si è attrezzata per intercettare questo particolare rifiuto, contribuendo così in modo concreto ad alimentare l’economia circolare del territorio.
«Come gestori del servizio di raccolta dei rifiuti urbani ci siamo impegnati per potenziare la rete di raccolta di questo materiale – commenta il presidente di Sei Toscana, Alessandro Fabbrini – aumentando il numero di contenitori a disposizione delle comunità e favorendo così una crescita costante delle quantità raccolte, aumentate di più di 400mila tonnellate negli ultimi quattro anni. È però necessario anche un potenziamento degli impianti per il riciclo. Non a caso il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede finanziamenti per la creazione di textile hubs».
Uno sforzo collettivo che si concretizza a partire dall’impegno richiesto ad ogni singolo cittadino, tramite una buona qualità della raccolta differenziata: è necessario chiudere all’interno di sacchetti di plastica i rifiuti tessili usati (abiti, maglieria, biancheria, cappelli, scarpe) che devono essere comunque in buone condizioni così da poter essere reimmessi nel mercato secondario o avviati a riciclo per il riutilizzo delle fibre tessili.
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