Nonostante si faccia un gran parlare di economia circolare, si confonde ancora questo modello di produzione e consumo con la sola gestione rifiuti, e in particolar modo con una raccolta differenziata fine a sé stessa.
In realtà, la differenziata rappresenta uno strumento utile solo se finalizzato a massimizzare l’avvio a riciclo e la successiva re-immissione sul mercato di prodotti realizzati a partire da materie prime seconde (ovvero da riciclo). Un risultato sul quale resta ancora molto da lavorare, come documenta il rapporto Investigating Europe′s secondary raw material markets, appena pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea).
L’indagine dell’Agenzia si sofferma su otto mercati, quelli che caratterizzano il riciclo delle più comuni frazioni di rifiuti: alluminio, carta, vetro, legno, plastica, organico, rifiuti da costruzione e demolizione, tessuti. Solo nei primi tre casi i mercati dei prodotti riciclati «funzionano bene», essendo sufficientemente aperti, dotati di un flusso affidabile e continuo di informazioni tra i vari stakeholder, e con una quota di mercato significativa rispetto alle materie prime vergini.
«Migliorare i mercati delle materie prime riciclate è fondamentale per realizzare un’economia circolare nell’Ue, riducendo la necessità di estrarre risorse naturali ed evitando gli impatti ambientali associati», avvertono dalla Eea. Eppure in cinque mercati su otto resta ancora molto da migliorare.
Secondo l’analisi dell’Agenzia, i principali problemi riguardano le dimensioni ridotte dei mercati delle materie prime seconde rispetto alle materie prime vergini, la debole domanda e la mancanza di specifiche tecniche comuni, che riducono la qualità dei materiali per uso industriale; a questo si aggiungono difficoltà specifiche per i singoli settori indagati (ad esempio, il riciclo del legno deve affrontare la concorrenza data dall’impiego di legno per la produzione di energia).
Oltre a riconoscere la «necessità di maggiori informazioni per consentire un monitoraggio e una valutazione adeguati in merito allo sviluppo dei mercati», il rapporto dell’Agenzia europea suggerisce molti interventi per superare le barriere al riciclo: incentivi in fase di ecodesign per produrre beni più facilmente riciclabili, il rafforzamento negli obiettivi europei e nazionali di riciclo, l’aumento del contenuto minimo di materiali riciclati nei nuovi prodotti, lo stabilire standard tecnici per i materiali riciclati, usare lo strumento della tassazione per livellare la concorrenza sui prezzi con le materie prime vergini.
Tutte intuizioni che potrebbero trovare una fruttuosa applicazione anche in Italia, sulle quali nel nostro Paese si discute però già da anni senza arrivare a interventi legislativi risolutivi. Come risultato, nell’Ue il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (Cmu) è arrivato al 12,8% nel 2020, mentre l’Italia ha raggiunto il 21,6%. Ovvero, il 78,4% della nostra economia non è ancora circolare.
Per incrementare gli sbocchi dei mercato delle materie prime seconde, il recente rapporto Riciclo in Italia 2022 suggerisce «l’introduzione di un’aliquota Iva agevolata per il materiale riciclato compensata con un aumento del prelievo sui rifiuti smaltiti in discarica o con inceneritori; l’introduzione per gli appalti pubblici verdi (Gpp) e i relativi criteri ambientali minimi (Cam) l’obbligo di acquisire di quantità minime stabilite di materiale riciclato impiegabile per gli utilizzi previsti nel progetto; il rafforzamento dell’utilizzo del materiale riciclato nei settori produttivi con accordi di settore».
Sulla stessa linea l’altrettanto recente report L’Italia che ricicla, che indica la necessità di puntare su «opportune leve incentivanti e di investimento impiantistico», ovvero realizzare sul territorio i nuovi impianti necessari per chiudere l’intero ciclo di gestione rifiuti – perché non riguardano solo il riciclo, ma anche la gestione degli scarti non riciclabili, compresi i rifiuti provenienti dalla gestione di altri rifiuti – e al contempo incrementare il mercato dei beni riciclati attraverso incentivi (come una riduzione dell’Iva) e domanda pubblica (Gpp).
L’articolo In Ue il mercato del riciclo funziona bene solo per alluminio, carta e vetro sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.