Vi si è mai rotto qualcosa e, al tentativo di farlo riparare, amici, parenti o addirittura i tecnici che avrebbero dovuto aggiustarlo vi hanno risposto: “Conviene comprarlo nuovo?”. Che sia un televisore, un trapano, un giocattolo o un tavolino, probabilmente tale frase l’avrete sentita addirittura più volte nella vostra vita.
Al di là del fatto che ciò non è sempre vero – a volte riparare conviene anche dal punto di vista economico ma spesso non si vuole investire il proprio tempo nel cercare una soluzione – quello che non si prende in considerazione è l’impatto ambientale di un consumo sempre più usa e getta di beni che una volta erano pensati per durare e, all’occorrenza, essere riparati.
C’è chi però oggi non si arrende a tutto ciò! Nascono così i Restartes e i Repair Café ovvero comunità guidate dalla cultura della riparazione. Come racconta Loredana Menghi sulle pagine di questo magazine, tutto ciò nasce in Olanda nel 2009 con l’intuizione della giornalista Martine Postma, che lanciò un evento informale in un Teatro di Amsterdam. Durante una serata animata da musica e birra, era possibile portare elettrodomestici, smartphone e computer da riparare.
La frase “pensare globalmente, agire localmente” possiamo dire che in questo caso ha trovato applicazione. Così in pochi anni sono arrivati in Italia sia i Restart party che i Repair Café, il primo a Roma ha aperto sei anni dopo l’appuntamento olandese, fondato da 3 amici e oggi ospitato all’interno di LabPuzzle tra Montesacro e il Tufello.
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Come nasce il Repair Cafè di Montesacro a Roma
“Aggiustotutto” è il primo Repair Cafè della Capitale, bene comune e autofinanziato, nato nel 2015 dalla passione di tre amici che – con alle spalle vite professionali completamente diverse – hanno in comune l’amore per il mare e la vela ma anche una certa capacità manuale e perseveranza nel provare ad aggiustare ciò che altrimenti sarebbe spesso destinato a essere buttato o sarebbe riparabile con tempi o costi non indifferenti.
I primi ingredienti del Repair Café sono stati un locale messo a disposizione da uno dei soci, molta buona volontà, curiosità e porte aperte verso chiunque voglia imparare cosa c’è dietro o meglio dentro gli oggetti per capire come allungare la vita e le funzionalità di ciò che normalmente abbiamo in casa. Ad aprirci le porte e a raccontarci la storia dell’attività è Francesco Pelaia, uno dei tre fondatori.
Cosa potete portare ad Aggiustotutto e come si può contribuire al progetto
È possibile visitare “Aggiustotutto” ogni giovedì pomeriggio. Qui, come mi ha spiegato Francesco, non si manda sprecata nemmeno una vite. Quindi quando si guasta qualcosa che ha a che fare con la meccanica, l’elettronica, il digitale, partendo dalla chat su Telegram o da un messaggio su Facebook, potrete iniziare a (far) capire che tipo di intervento serve, ipotizzare i tempi e cosa si possa provare a fare. Attenzione però: “Ci teniamo molto a dire che non siamo un centro d’assistenza – sottolinea Francesco – e qui gli oggetti non si lasciano per essere ripresi a lavoro finito. Qui si viene e si condivide il proprio tempo”. Vi verrà richiesto di prendere in mano gli attrezzi e contribuire alla riparazione per poter capire come mettere voi mano dentro all’oggetto, nel caso il guasto si ripetesse (a voi o ad altri). Ma non solo. “Aggiustotutto” nasce sì con dichiarate finalità ecologiste, senza però volersi fermare solo a questo. L’anima collettiva pervade tutte le realtà di LabPuzzle e anche il Repair Café vuol essere un luogo di aggregazione del territorio, un posto dove incontrarsi, scambiare i saperi e far partire quella scintilla che rende persone che abitano nella stessa zona non solo vicini di casa ma… comunità. Magari mentre sei qui potresti scoprire di saper fare qualcosa che diviene un aiuto per gli altri: arrivi ad esempio perché la ventola del computer non parte più e non sai dove mettere le mani, ma magari sei in grado di aiutare a riparare un giocattolo o a rimettere in piedi un tavolino divenuto instabile.
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Può essere sempre utile
Quando Francesco mi ha spiegato che ad “Aggiustotutto” non si manda sprecato nulla ho subito pensato che si riferisse (solamente) agli oggetti rotti come miniera per riparare ciò che è ancora rimettibile in funzione. Parlandoci però è uscita fuori anche una terza interessante via: quella di trovare comunque una funzionalità a beni che non potranno tornare a pieno regime. Un ventilatore a tre velocità potrebbe ripartire funzionando comunque ma senza andare al massimo, un robot che prima camminava potrebbe continuare a muoversi e a divertire i bambini pur senza spostarsi dal pavimento e infine vi è il riciclo creativo che, qui, peraltro si insegna pure.
L’altra cosa che apprendo è che ciò che non si trova può essere… ricostruito e su questo una mano la dà anche la stampante 3D a disposizione nel laboratorio. Tra le materie prime seconde utilizzate per stampare i pezzi di ricambio vi è anche la plastica dei tappi di bottiglia, considerata ideale per essere sminuzzata e essere trasformata nel famoso pezzo mancante.
Il sapere, se è condiviso, si moltiplica
Le capacità per riparare ciò che sarebbe molto probabilmente destinato alla discarica o per recuperare pezzi da quello che non può più tornare in circolo, Francesco ha iniziato ad apprenderle sin da bambino: attitudine manuale e passione gli sono state trasmesse dal nonno, uomo dell’800 che aveva una grande fantasia e ci sapeva fare a tal punto da creare insieme al nipote giocattoli in legno e latta, riutilizzando ciò che era a disposizione, come vecchi barattoli, elastici che divenivano il motore delle eliche di barche o di aeromodelli fino alla costruzione addirittura di macchine che andavano a… vapore!
Parlando con Pelaia ci si rende conto di come la creatività sia uno dei “segreti” per imparare, per mettersi in gioco ma anche per trasmettere agli altri il saper costruire, riparare e manutenere. Non a caso il Repair cafè è anche luogo di apprendimento con corsi che partono più o meno tutto l’anno per chi voglia conoscere le basi dell’elettronica, dell’elettromeccanica e della meccanica, ma anche il mettere un tocco di creatività per riutilizzare componenti e realizzare qualcosa di artistico.
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Sopravvivere agli inconvenienti di casa
Ogni corso nasce dall’esperienza dei Restarter e dona strumenti, in termini di conoscenza, che presto o tardi serviranno a tutti.
Tra gli appuntamenti, imperdibile è la serie di incontri dedicata al “come ne esco quando...” ovvero il “Troubleshooting domestico”, il sopravvivere e risolvere quegli improvvisi piccoli grandi intoppi quotidiani. Vi salta la corrente, si blocca la lavatrice con acqua e panni dentro, si rompe il cavo dell’aspirapolvere, goccia il rubinetto, si intasa il lavandino o si incanta lo scarico del water e così via. Confessiamolo… Chi non si è mai trovato almeno una volta in una di queste situazioni invocando l’intervento di Superman?
Grazie al corso, forse, non sarete sempre in grado di riparare ma potrete intanto liberare i panni, ad esempio, o far defluire il lavandino, riuscendo a fare una diagnosi di base per capire come e chi debba intervenire, superando intanto il momento di emergenza domestico.
Mi spiega Francesco che molte persone spesso chiamano per chiedere assistenza immaginando che il guasto coinvolga tutto il bene e invece “nella stragrande maggioranza degli aspirapolveri ad esempio è il filo di alimentazione che si è usurato a forza di tirarlo o ci chiamano dicendo che il cellulare non funziona più e non si accende e poi si scopre che era il cavo di alimentazione”. Se le persone hanno conoscenze di base, possono intervenire o aiutare anche i restarter a capire come intervenire in maniera più efficace e in tempi più brevi.
Dite la verità, anche a voi è presa voglia finalmente di capire come usare in maniera efficace la cassetta degli attrezzi che avete nascosta in casa!
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