Davanti alla platea dei sindaci il dg dell’Autorità idrica toscana – Alessandro Mazzei (nella foto) – ha presentato la nuova relazione annuale dell’Ait, che traccia lo stato del’arte del servizio idrico integrato attraverso i dati consolidati del 2022.

Si tratta di un quadro conoscitivo essenziale, dato che il servizio idrico rappresenta un servizio pubblico indispensabile alla qualità di vita toscana, così come uno strumento cruciale per aumentare la resilienza del territorio di fronte all’avanzare della crisi climatica.

Per conto dell’Ait, i servizi di acquedotto, depurazione e fognatura sono realizzati in concreto da un pool di gestori: Publiacqua per l’area metropolitana fiorentina, Acque per il territorio pisano-empolese, Geal per Lucca, Gaia per la zona versiliese-apuana, ASA per Livorno e le isole, Fiora per la Maremma e Siena, Nuove Acque per l’aretino-senese.

Si tratta principalmente di società per azioni miste (a eccezione di Gaia che è una società in house) a cui è stata affidata la gestione del servizio – l’acqua e l’infrastruttura sono e restano beni comuni – per una durata massima trentennale; il primo affidamento che giungerà a scadenza il 31 dicembre 2024 è quello di Publiacqua, mentre il gestore con la scadenza più lontana è Gaia nel 2034.

Complessivamente si tratta di gestire 34.825 km di rete di acquedotto, 13.844 km di rete di fognatura e di 1214 impianti di depurazione, grazie a un parco lavoratori composto da oltre 2.800 dipendenti (indotto escluso).

Rispetto al contesto medio italiano, la situazione in Toscana è piuttosto rosea. Nel 2022 in Toscana sono stati realizzati oltre 327 milioni euro di investimenti nel servizio idrico integrato, di cui circa 34 milioni realizzati con contributi pubblici; sappiamo che gli investimenti pro-capite realizzati sono di «molto superiori a quelli realizzati mediamente in Italia», ovvero oltre 80 euro per persona a livello regionale contro poco più di 60 a livello nazionale. In altre parole, in Toscana si investe circa 1/3 in più.

È soprattutto per questo motivo che le tariffe idriche sono più alte di quelle medie nazionali, ma si tratta di investimenti per mantenere – qualitativamente e quantitativamente – alta la disponibilità di una risorsa indispensabile alla vita quanto all’economia, come è l’acqua.

«Sulla base dei consumi effettivi misurati per gli utenti residenti – informa nel merito l’Ait – una famiglia media toscana spende 320 euro all’anno Iva inclusa, a fronte di un consumo medio di circa 100 mc/anno».

Al contempo, in Toscana esistono meccanismi di redistribuzione per far sì che le famiglie economicamente più disagiate possano pagare meno: nel 2022 il bonus idrico nazionale ha interessato oltre 104mila famiglie a livello regionale, con un rimborso medio di circa 100 €/anno a famiglia, mentre il bonus integrativo regionale che ha interessato 47.604 famiglie, con un rimborso medio di 138 €/anno a famiglia.

Guardando invece ai flussi fisici della risorsa, a livello toscano i volumi di acqua prelevati dall’ambiente per il servizio idrico sono poco più di 400 milioni di mc, dei quali il 43% deriva da pozzi, il 32% da fiumi e laghi il 25% da sorgenti, e solo lo 0,32% dal trattamento di acque marine.

In questo contesto le e perdite reali di rete oscillano tra il 21,4% di Nuove Acque e il 53% di Gaia, con perdite di rete di metri cubi al giorno per km di rete di acquedotto che vanno dai 6 metri cubi di Acquedotto del Fiora ai 19,47 metri cubi di Publiacqua.

Un contesto molto variegato dunque, sul quale è indispensabile continuare a investire per ridurre ancora le perdite di rete, che a livello nazionale valgono in media il 41,8%. Risorse importanti su questo fronte arriveranno in Toscana dal Pnrr, ma già molto è stato fatto nel corso degli ultimi anni: finora Ait ha infatti calcolato «un risparmio sulle perdite di oltre 32 milioni di metri cubi tra il 2018 e il 2021».

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