Con 60 voti favorevoli, 10 contrari e 6 astensioni, gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno adottato oggi la propria posizione sulla nuova direttiva per il trattamento delle acque reflue urbane, proposta dalla Commissione Ue nell’ottobre scorso.

Nel documento si evidenzia l’importanza di riutilizzare le acque reflue urbane provenienti da tutti gli impianti di trattamento, in particolare nelle aree con stress idrico, nonché nei processi industriali e nei sistemi di tele raffreddamento; un approccio sfidante per l’Italia, dove ad oggi si riusa appena il 4% delle acque reflue depurate, che invece potrebbero trovare ampie applicazioni in agricoltura.

A meno che non siano già parte delle strategie idriche nazionali, gli eurodeputati chiedono anche che i paesi dell’Ue mettano in atto “piani di risparmio e riutilizzo dell’acqua”.

Si insiste inoltre sulla necessità di monitorare le acque reflue in ingresso e in uscita dagli impianti di trattamento, per indagare la presenza di numerosi inquinanti – dalle microplastiche ai Pfas – ma anche di possibili virus e patogeni, a partire dal Sars-Cov-2.

Soprattutto, nella posizione adottata in commissione è stata concordata l’istituzione di un sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr) a carico dei produttori di cosmetici e medicinali per uso umano, riconosciuti come le principali fonti di microinquinanti nelle acque reflue urbane; in quest’ottica si prevede che i sistemi Epr possano essere integrati da finanziamenti nazionali fino a non oltre il 20%, rivolti all’ammodernamento degli impianti di depurazione.

Più in generale, tra i principali obiettivi emersi in commissione spiccano l’ampliamento dell’attuale campo di applicazione della direttiva, per garantire che tutti gli agglomerati di oltre 750 abitanti siano dotati di depuratori per le acque reflue entro il 2032; il progressivo aumento della quota di energia rinnovabile impiegata per alimentare tali impianti (55% entro il 2033, 75% al 2036 e 100% nel 2040); l’introduzione di un obbligo giuridico per l’installazione di filtri in microfibra nelle nuove lavatrici vendute in Ue entro il 2027.

«Questo è un grande passo verso un’acqua più pulita in Europa – commenta il relatore del provvedimento, Nils Torvalds – Con il cambiamento climatico ci troviamo di fronte a grandi sfide legate all’acqua e dobbiamo assicurarci di gestire bene le nostre risorse idriche. Con l’eutrofizzazione, il microinquinamento e la siccità, ogni goccia conta».

L’Italia è dunque chiamata a fare ampi e rapidi progressi, dopo essere stata deferita e condannata ormai molteplici volte dalla Corte Ue per il mancato rispetto delle precedenti versioni della direttiva sulle acque reflue, tanto da pagare (finora) multe per oltre 140 mln di euro.

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