Secondo Legambiente le politiche proposte non affrontano le sfide climatiche urgenti, trascurano i piccoli agricoltori e favoriscono i grandi gruppi del settore agroalimentare

Lo scorso 19 febbraio la Commissione Europea ha pubblicato il documento di visione per l’agricoltura e l’alimentazione, che traccia le linee guida delle politiche agricole dell’Ue fino al 2040. Nonostante le positive dichiarazioni di intenti nel documento mancano riferimenti puntuali al Green Deal e alle strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030. Un segnale preoccupante per un settore che sta affrontando sfide urgenti legate ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità.

“Le misure proposte dalla Commissione sono insufficienti e non coraggiose – dice Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – La Pac post-2027 si dice che sarà rivolta a chi ha più bisogno, ma ancora una volta la grande domanda è: quanto davvero cambierà il sistema? Gli agricoltori più piccoli rischiano di essere esclusi, mentre le grandi realtà continuano a dominare il settore, grazie a sussidi come la scelta di assicurare i pagamenti diretti basati sulla superficie delle aziende, che non fanno altro che perpetuare un modello economico che premia solo i più forti”.

La Commissione Europea ha annunciato una serie di misure, come il rafforzamento delle normative contro le pratiche sleali e una distribuzione più equa dei profitti lungo la filiera alimentare, e promesso una semplificazione delle procedure burocratiche, puntando a ridurre gli obblighi per l’accesso ai fondi della Pac. Il problema di fondo è che il suo piano sembra però privilegiare soluzioni assicurative piuttosto che incentivare una vera resilienza ecologica.

“Se, da una parte, la Commissione parla di semplificazioni e di aiuti a chi ne ha veramente bisogno, dall’altra non appare un piano concreto per affrontare le sfide climatiche e ambientali,” continua Angelo Gentili. “Il settore agricolo è al centro della lotta contro la crisi climatica, ma senza misure concrete e mirate a favorire l’innovazione sostenibile, rischiamo di trovarci a pagare un prezzo ancora più alto. La competitività dell’agricoltura europea non deve mai andare a scapito della salute dei cittadini e dell’ambiente. Sebbene il documento della Commissione Europea accenni positivamente alla volontà di introdurre clausole di reciprocità, come quelle sui pesticidi e sul benessere animale, di fornire sostegno al settore del biologico, di favorire il giusto prezzo e l’etichettatura trasparente, è fondamentale che non si facciano passi indietro sulla tutela ambientale. In particolare, non è accettabile che venga rimandato ulteriormente il Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur) per ridurne l’utilizzo in Europa, una misura essenziale per garantire un ambiente più sicuro e sostenibile”.

Alla luce di ciò per Legambiente è necessario ridurre anche la dipendenza dalle importazioni, con un focus particolare sul piano proteico che mira a diminuire l’importazione di prodotti destinati alla mangimistica, ma anche rivedere la zootecnia che necessita di una riforma radicale. Nel documento della Commissione, infatti, non viene citata neanche una strategia finalizzata a ridurre la produzione e il consumo di prodotti di origine animale, né per limitare la quantità di animali allevati, in particolare nelle aree ad alta densità o per ridurre i carichi emissivi del settore. Invece, si prevede un aumento dei fondi pubblici destinati a sostenere il comparto, una misura che rischia di compromettere ulteriormente la necessaria transizione ecologica dell’intero settore agricolo.

Un altro punto controverso è la proposta di un sostegno ai giovani agricoltori, che rappresentano solo il 12% della forza lavoro agricola nell’Ue. L’inclusione dei giovani, secondo Legambiente, è fondamentale, ma deve essere accompagnata da un reale impegno a ridurre le disuguaglianze e a favorire un accesso equo alle risorse per tutti gli agricoltori, non solo per i grandi produttori.

“Le politiche proposte non sono sufficienti per sostenere veramente la nostra agricoltura, né per proteggere l’ambiente,” conclude Gentili. “La sfida è di fronte a noi: chiediamo un cambiamento radicale, che vada oltre le promesse e inizi a costruire un sistema che valorizzi davvero i piccoli agricoltori, l’ambiente e la giustizia sociale.”

In un contesto in cui la crisi del settore agricolo e i danni provocati dai cambiamenti climatici richiedono interventi urgenti e mirati, l’agroecologia rappresenta una risposta fondamentale. Se non si compie un reale cambio di rotta, l’Unione Europea rischia di sprecare una storica opportunità: quella di emergere come leader globale nella transizione ecologica e nella sostenibilità alimentare.