Ho letto l’intervento di alcuni sindaci solidali con il sindaco di Palaia, Marco Gherardini, e considero l’iniziativa una reazione sproporzionata, corporativa e frutto di una lettura quantomeno poco attenta da parte di alcuni dei miei ex colleghi.

Devo pertanto ripetere, dopo averlo già affermato nel mio precedente intervento: non contesto assolutamente la contrarietà di Gherardini ai progetti di Belvedere spa, quanto invece il fatto che, nell’esprimerla, si sollevino dubbi sulla correttezza e sulla trasparenza della società che rappresento.

Giudico tutto questo grave, così come è sorprendente che si faccia passare il concetto che un presidente di una società non possa rispondere nel merito di alcune affermazioni che chiamano in causa l’azienda stessa, per di più se a mezzo stampa. Chi dovrebbe farlo? Solo un altro sindaco e nessun altro al di sopra di lui? Sorprende inoltre che il sindaco di Palaia per difendere le sue ragioni non entri nel merito della specifica questione che ho posto e si limiti ad appellarsi ai colleghi.

La reazione dei sindaci è poi sproporzionata perché si arriva ad esprimere solidarietà umana a Gherardini quando è evidente che non ci sia nulla della mia critica che abbia censurato il suo profilo come persona e mai mi permetterei di farlo.

Corporativa perché frutto di riflesso condizionato dato dalla comune appartenenza alla categoria, espresso peraltro senza conoscere o aver approfondito i pregressi circostanziati su cui poggiava la mia critica, documenti alla mano, sulla quale non faccio passi indietro.

Frutto di lettura infine certamente frettolosa perché credo sia chiaro a chi ha letto con obiettività che non ho mai disconosciuto al sindaco l’esercizio delle sue prerogative amministrative, né tantomeno di quelle politiche, anzi ho riconosciuto l’esatto contrario.

Ho replicato, in piena legittimità, ad alcune censure espresse dal Comune di Palaia e supposte lacune sul nuovo progetto di ampliamento relative ad aspetti delicati, come il monitoraggio delle emissioni e dei rischi ambientali, che già avevano avuto il parere tecnico favorevole di tutti gli uffici già coinvolti nell’esame del progetto originario.

Ho inoltre evidenziato una sua ostilità sistematica a Belvedere di cui sono convinto e  che ho dedotto anche da comportamenti specifici come quando, pur avendo avuto dagli organi di controllo da egli stesso sollecitati, riscontri negativi sulle criticità imputate a Belvedere non ha esitato a chiedere un incontro, sottacendo quegli esiti, per aprire un tavolo con Asl e Arpat in cui discutere precise modalità di gestione dell’impianto diverse da quelle in atto e dagli enti competenti autorizzate.

Esiti di cui Belvedere è venuta a conoscenza solo per interessamento del Comune di Peccioli. È evidente che Gherardini sapesse e sappia che l’impianto è gestito secondo un Autorizzazione integrata ambientale di competenza regionale e che le modalità di gestione in essa contenute, e a cui Belvedere si attiene scrupolosamente, non stanno ovviamente nella competenza legale del sindaco di Palaia né dei sindaci in genere.

Grave e incomprensibile, quindi, aver sottaciuto l’esito dei controlli degli organi preposti che scagionavano Belvedere, ancora più improprio pensare di poter dare indicazioni gestionali a una società senza averne competenza e pensando di poter coordinare addirittura Asl e Arpat.

Davvero per i sindaci solidali tutto questo è ritenuto impeccabile dal punto di vista istituzionale? È in questo quadro che stava e sta ancora il mio invito a rimanere nel confronto con equilibrio istituzionale e tutto ciò non ha niente di scomposto né può configurarsi come un clamoroso attacco a Gherardini.

Prendo atto, anche da ex collega, che i tempi devono essere cambiati perché, come ho già detto, tra le righe sembra trasparire l’idea che i sindaci non si possano criticare, nemmeno sui fatti circostanziati legati allo loro attività pubblica.

Al contrario, invece, per una società che gestisce un servizio di rilevanza pubblica oggi così necessario per il territorio, partecipata da centinaia di soci/cittadini, da un ente locale e dove lavorano decine di persone, sembra in discussione il diritto/dovere di difendersi, di tutelare la propria autonomia gestionale nel rispetto delle autorizzazioni conseguite, la propria immagine, i propri progetti.

È evidente che Belvedere con i suoi organi non rinuncerà a questa prerogativa, come non ha mai fatto in passato e né farà in futuro ed anche se questo comporterà, talvolta, inevitabili divergenze anche con i soggetti istituzionali pubblici senza timore di incorrere nel peccato di lesa maestà.

di Silvano Crecchi, presidente Belvedere spa

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