In vista del Capodanno la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) lancia l’allarme sui botti di fine anno, che «Oltre a rappresentare un pericolo per la salute umana determinano danni pesantissimi sul fronte ambientale». La SIMa ricorda che, in base ai dati ufficiali del Dipartimento della pubblica sicurezza, «Tra il 2012 e il 2022 si sono registrati in Italia 6 morti e 3.040 feriti gravi a causa di petardi e fuochi d’artificio utilizzati nella notte di Capodanno.  Ma non sono solo gli esseri umani a subire le conseguenze dei botti: si stima che nell’ultima notte dell’anno siano circa 5mila gli animali, tra domestici e selvatici, che perdono la vita per cause dirette e indirette riconducibili a petardi ed esplodenti».

Filomena Ricci, delegata Wwf Abruzzo, evidenzia che «Molte specie, anche quelle protette, sono estremamente sensibili al disturbo acustico, come uccelli, volpi, pipistrelli e altri piccoli e grandi mammiferi. Chiunque ha un cane in casa, poi, sa bene il terrore che molti di loro provano per gli spari che iniziano dal pomeriggio del 31 e hanno il loro culmine alla mezzanotte.  Due anni fa fece scalpore la moria di centinaia di storni a Roma, ma ogni anno in Italia muoiono migliaia di animali a causa dei botti di fine anno. Di questi circa l’80% sono selvatici, soprattutto uccelli, anche rapaci: spaventati, perdono il senso dell’orientamento e fuggono istintivamente rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi o tetti), vagano al buio e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia».

La Ricci ricorda che  «Nei gatti e soprattutto nei cani il “botto” crea stress e spavento tanto da indurli a fuggire: ciò è dovuto in particolare alla loro soglia uditiva infinitamente più sensibile di quella umana. Negli animali d’allevamento come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare addirittura l’aborto per trauma da spavento».

La SIMA analizza anche la questione ambientale: «Considerato che i botti di fine anno generano una impennata dell’inquinamento dell’aria: durante tutto l’anno i fuochi d’artificio sono responsabili di circa il 6% di PM10 presente nelle città italiane. ma nella sola notte di Capodanno le polveri sottili registrano un incremento abnorme, raggiungendo valori medi su 24 ore quasi tripli rispetto al normale limite giornaliero, fissato a 50 microgrammi per metro cubo ed un livello pari a 1.000 microgrammi per metro cubo nella prima ora dopo la mezzanotte (con un aumento del +1900% rispetto ai valori massimi di legge)».

Il presidente SIMA,  Alessandro Miani, evidenzia che «Botti, petardi ed esplodenti, oltre alle polveri sottili, rilasciano in atmosfera parecchie diossine, ovvero sostanze potenzialmente cancerogene. Prendendo in esame una singola città di medie dimensioni, i fuochi d’artificio esplosi nella sola notte di Capodanno possono arrivare a produrre emissioni nocive pari a quelle delle attività annuali di 120 inceneritori di rifiuti. Le sostanze liberate in atmosfera possono inoltre ricadere al suolo sotto forma di pioggia acida, inquinando terreni, raccolti, laghi, fiumi e persino falde acquifere. Per tale motivo come SIMA rivolgiamo un appello ai sindaci di tutta Italia, affinché in vista della notte di Capodanno varino ordinanze anti-botti che, oltre a salvare vite umane e tutelare gli animali, eviterebbero effetti devastanti sulla qualità dell’aria con benefici per la salute pubblica».

La Ricci ricorda che «Varie normative vietano l’inquinamento acustico in città e nelle aree protette anche per evitare incendi di boschi e aree verdi, ma anche in questo caso la mancanza di controllo fa sì che queste disposizioni non producano gli effetti sperati».

Ma i botti vogliono dire anche più rifiuti: la stima conservativa della  SIMA è che «Circa 60.000 involucri – pari a circa 3-6 tonnellate – di botti e fuochi esplosi la notte di Capodanno rimangano nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Si tratta peraltro di rifiuti difficili da differenziare perché composti per il 70% da cartone, plastica, legno o argilla ed il restante 30% da polvere pirotecnica (in massima parte nitrato di potassio, zolfo e carbone, con aggiunta di metalli pesanti, magnesio e rame)».

Il wwf conferma: « fuochi poi generano anche rifiuti, soprattutto per quelli detonati in mare: l’alluminio, a contatto con l’acqua salata, può modificarsi e rilasciare sostanze nocive. Per non parlare della plastica che, ovunque, costituisce un vero pericolo per la biodiversità».

La Ricci conclude: «Dovrebbe essere una questione di sensibilità ed educazione ambientale, più che un’imposizione. Dovremmo tutti cercare di essere più rispettosi degli altri e del mondo animale con il quale condividiamo il Pianeta: evitiamo di lanciare fuochi d’artificio, sparare petardi, mortaretti, razzi e altri artifici pirotecnici che spaventano e spesso provocano il ferimento o la morte di molti animali selvatici e domestici, aumentando peraltro l’inquinamento dell’aria delle nostre città con ulteriori sostanze chimiche. Non utilizzare i botti sarà infine anche un segno di civiltà e sensibilità nei confronti di tutti coloro che, come vigili del fuoco, medici e infermieri, sono già tanto impegnati – anche in questi giorni di festa – ad aiutare chi è in difficoltà e che invece ogni fine anno devono intervenire per soccorrere persone coinvolte in incidenti da fuochi d’artificio».

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