Oggi, al  Polo nazionale per l’agroecologia di Legambiente  a Rispescia (Gr), si è tenuto l’evento finale del progetto CAPSUS – the Common Agricultural Policy toward SUStainability, finanziato dal programma IMCAP dell’Unione Europea.

A CAPSUS spiegano che «Dal 1° settembre del 2021 al 31 agosto del 2022, il progetto ha messo a segno iniziative in tutte le regioni d’Italia, organizzate allo scopo di aumentare il livello di conoscenza rispetto ai benefici della Politica Agricola Comune in ambito socio-economico e ambientale e di promuovere il consumo sostenibile, in particolare tra i giovani che vivono nelle aree urbane. Con la tappa conclusiva tenutasi nel grossetano, sono stati fatti un resoconto delle attività svolte e un bilancio dei risultati positivi raggiunti. 700 studenti in 19 regioni d’Italia, circa 500 tra operatori agricoli e cittadini coinvolti in seminari e conferenze tematici su PAC, strategie europee e buone pratiche di sostenibilità in agricoltura: sono questi i numeri di un progetto che ha trasformato le intenzioni in azioni, consentendo alle cittadine e ai cittadini ma anche alle operatrici e agli operatori di entrare nel vivo del dibattito delle politiche agricole comunitarie».

Presentando i risultati dell’iniziativa, Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente e senior expert di progetto, ha sottolineato che «Per aiutare il Pianeta e contrastare la crisi climatica è fondamentale mettere pienamente in atto la transizione anche in agricoltura, dal campo alla tavola. Governo e cittadini possono fare davvero la differenza, agendo in maniera concreta. Per farlo, serve un sempre maggiore coinvolgimento di tutti i soggetti causa e una sempre più elevata sensibilizzazione rispetto agli impegni per il futuro da portare avanti senza se e senza ma. Servono urgentemente, tra le altre cose: un quadro normativo sulla riduzione dell’uso dei pesticidi, supporto necessario per far decollare l’agricoltura biologica dopo l’approvazione della legge di settore e il forte incentivo fornito dalla prossima PAC; un supporto specifico (incentivi, formazione, consulenze tecniche) agli agricoltori per affrontare al meglio le difficoltà legate ai cambiamenti climatici (siccità, bombe d’acqua, desertificazione dei terreni, specie aliene che aggrediscono le colture); investire in innovazione e ricerca in chiave sostenibile; promuovere impianti a biometano e fotovoltaici, sia sui capannoni che attraverso l’agrivoltaico che non consuma suolo e integra la produzione agricola con quella di elettricità. Nella nostra opinione, inoltre, il modello di allevamento convenzionale rappresenta un tema etico non irrilevante ma occorre adottare un approccio che tenga insieme la giusta attenzione al consumatore e le problematiche legate all’impatto della zootecnia sulla sostenibilità e sul benessere animale. Risulta inoltre di fondamentale importanza coltivare terreni agricoli nelle aree marginali, collinari e montane soggette ad abbandono (abbiamo perso 6 milioni di ettari in venti anni) per arginare i fenomeni di dissesto idrogeologico e garantire produzioni di qualità e presidi territoriali. In ultimo, serve una costante informazione rivolta sia agli operatori che ai cittadini-consumatori, allo scopo di renderli davvero protagonisti consapevoli del cambiamento oltre che soggetti promotori di azioni dal basso di moral suasion nei confronti dei decisori politici. Con questo anelito, per dodici mesi abbiamo percorso in lungo e in largo l’Italia, tra fiere, università, eventi, scuole e campi, allo scopo di parlare di PAC, strategie europee e azioni per mettere concretamente in atto le buone pratiche agricole. Un percorso articolato che ci ha permesso di mettere in evidenza le criticità del presente e i traguardi da non mancare del prossimo futuro. Capsus si chiude con un bilancio decisamente in positivo, nella piena e concreta convinzione che solo attraverso un importante lavoro di contaminazione, a partire dal coinvolgimento dei giovani, sarà possibile dare uno slancio più vigoroso alla transizione anche in agricoltura. Da questo punto di vista, la Maremma toscana e il distretto Toscana sud in particolare potranno costituire senza ombra di dubbio un modello per l’agroecologia, puntando sulle produzioni tipiche e di qualità, sull’agricoltura biologica oltre che sul un legame forte tra tradizione e innovazione tecnologica .Un vero e proprio laboratorio basato sulla sostenibilità ambientale in ambito agricolo, casa di ricerca e sperimentazioni e volano di sviluppo per il territorio, capace di creare nuova occupazione giovanile e di investire sulle diverse filere agricole con il denominatore comune dell’agroecologia, garanzia di competitività anche in ambito economico».
All’iniziativa ha partecipato anche Enrico Rabazzi, presidente del distretto rurale Toscana sud, che ha portato una testimonianza pratica sulla concreta applicazione delle pratiche agroecologiche dal campo alla tavola e la necessità di un ulteriore sforzo normativo.

L’articolo Capsus: un viaggio di 12 mesi nell’Italia dell’agroecologia. La road map per la transizione in agricoltura sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.