I risultati di uno studio sulla riduzione della plastica nei supermercati, coordinato dalla Fondazione Changing Markets con il supporto di 17 associazioni nazionali, sono molto deludenti. Secondo le conclusioni di questa prima indagine europea sull’uso di plastica nella grande distribuzione e il livello di impegno per ridurla, il settore non sta facendo abbastanza sforzi.

Lo studio ha preso in esame diversi parametri per valutare l’impegno di alcune catene di supermercati in vari Paesi europei (l’Italia non è presente, come potete vedere dall’immagine che vi riportiamo sotto, ma anche nel nostro Paese il problema non è da meno, e ve ne sarete accorti da soli facendo la spesa).

130 distributori di 13 Paesi sono stati analizzati complessivamente, 39 hanno fornito una risposta scritta al questionario e 74 alla fine sono stati quelli incorporati nell’analisi per valutare:

performance e trasparenza
impegno
sostegno a politiche di governo ambiziose

Nel comunicato stampa delle associazioni che riassumono i risultati si legge:

Il punteggio medio complessivo ottenuto per tutti i 74 distributori è solo di 13,1 su 100.

I risultati in sintesi

La situazione dei vari supermercati è differente da Paese a Paese, un esempio è Carrefour che si è classificato primo in Francia ma che è ultimo in Spagna. Allo stesso modo Lidl, che ha ottenuto 44,7 punti nel Regno Unito ma solo tra 13 e 23,7 punti in altri Paesi.

Questi gli altri risultati dello studio in sintesi:

I distributori del Regno Unito e della Francia hanno ottenuto rispettivamente un punteggio medio 39.6 e 23.3 punti
Un rivenditore, Aldi (nel Regno Unito), è al top delle migliori pratiche con un punteggio totale di 65,3 punti, seguito sempre da Aldi in Irlanda. Lidl (in UK) è al terzo posto
In Francia, i migliori risultati sono stati ottenuti rispettivamente da Carrefour e Biocoop, che seguono Aldi e Lidl nella classifica europea con 41,7 punti e 37 punti, in particolare grazie a il loro impegno per il riutilizzo – uno dei criteri misurati nell’indagine

@changingmarkets

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C’è grande differenza tra ciò che si dice e ciò che si fa

Un altro problema evidenziato dallo studio, un po’ per tutti i Paesi, è il grande divario che c’è tra ciò che i supermercati sostengono di fare e il reale impatto delle loro azioni.

Infatti, spesso l’impegno nella riduzione di plastica riguarda solo una minoranza di prodotti, il che non consente di ridurre l’impronta complessiva dei distributori. Insomma si fa troppo poco e per questo, alla fine dei conti, i risultati sono scarsi.

Rispetto ad altri Paesi, la Francia sembra essere tra quelli in cui, in generale, si fa di più per limitare la plastica e ciò probabilmente è dovuto all’effetto positivo della legge anti-spreco. Come sostengono infatti le associazioni che hanno realizzato lo studio:

Possiamo presumere che la forte sensibilità dell’opinione pubblica francese sull’argomento, la legge anti-spreco per l’economia circolare e il patto firmato con il Governo sugli imballaggi abbiano avuto un effetto positivo.

Adottata nel 2020, la legge contro i rifiuti e per l’economia circolare prevede di:

vietare la plastica monouso entro il 2040
riciclare il 100% della plastica entro il 2025
dimezzare il numero di bottiglie di plastica vendute tra il 2020 e il 2030.

Leggi anche: Al via il bando agli imballaggi in plastica per frutta e verdura in Francia

E in Italia?

Il report purtroppo non ha inserito nell’analisi anche il nostro Paese ma, andando al supermercato, è sotto gli occhi di tutti l’incredibile uso che si fa di plastica, anche quando non necessaria. Queste immagini che abbiamo scattato nei supermercati italiani lo dimostrano:

@greenMe

Proprio contro l’abuso di imballaggi inutili, nel 2018 abbiamo lanciato la campagna “Svesti la frutta”.

Anche nel nostro Paese, però, in alcuni supermercati si mettono in atto delle buone pratiche. Leggi anche: Niente più incarti per affettati e formaggi, in questo supermercato il contenitore si porta da casa

Cosa possiamo fare?

La conclusione del report suggerisce ai consumatori di scrivere ai supermercati chiedendo loro quanta plastica usano, o addirittura di “sfidare” i rivenditori sui social segnalando tutti gli imballaggi superflui che trovano. Un modo concreto per denunciare le cattive pratiche dei vari marchi e supermercati.

Insomma – come ben specificato nel report – se vogliamo davvero ridurre la plastica, lo sforzo deve essere da parte di tutti, a partire dal legislatore per finire al consumatore:

Crediamo fermamente che la riduzione della plastica non debba essere solo responsabilità del consumatore, afferma il documento, ma piuttosto essere parte di un cambiamento sistemico guidato dai legislatori e attuato da aziende come supermercati e supermercati.

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Fonte: Changing Markets / No Plastic in My Sea

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