Salpa oggi dall’Argentario la spedizione di Greenpeace Italia “C’è di mezzo il mare”, per «Documentare la biodiversità e la fragilità dei nostri mari, e denunciare i crescenti impatti della crisi climatica e dell’inquinamento da plastica». L’organizzazione ambientalista chiede, con urgenza, «L’istituzione di una rete efficace di aree marine protette pari al 30% dei nostri mari entro il 2030» ed in questo è appoggiata anche diverse attrici e attori della famosa serie tv “Mare Fuori”  che hanno voluto sostenere la spedizione di Greenpeace con il video che pubblichiamo, unendosi all’appello per proteggere il Mediterraneo.

La spedizione “C’è di mezzo il mare” prevede attività con due imbarcazioni dal 30 maggio all’8 luglio in Toscana, Campania, Lazio, Sicilia e in Corsica. Inoltre, saranno organizzati 4 Greenpeace Village in diversi week-end, con momenti informativi e altre iniziative rivolte alla cittadinanza. Sono alcuni dei numeri di questa nuova edizione della spedizione in difesa dei mari promossa da Greenpeace Italia che toccherà molte aree di elevato valore biologico ed ecologico del Mar Tirreno.

Greenpeace spiega che «Dall’Argentario alle isole dell’arcipelago toscano, dalle isole pontine a Ischia, fino ad aree fortemente impattate dalle attività antropiche come la foce del Volturno. Alla spedizione parteciperanno ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, specializzati nel monitoraggio dell’impatto di rifiuti sui fondali marini, e di Oceanomare Delphis, esperti in monitoraggio e conservazione di cetacei mediterranei».

Oltre alle attività in mare, Greenpeace ha organizzato una serie di eventi in alcune località e isole della costa Tirrenica interessate dalla spedizione, tra cui Capraia, San Felice Circeo, Salerno, Ischia e Marina di Pisa. Tra le tante iniziative in programma in mare e a terra, sono previste la pulizia di spiagge e la rimozione di reti da pesca dai fondali a San Felice Circeo (LT), il monitoraggio di canyon sottomarini alle isole pontine e della presenza di rifiuti sui fondali a Ischia. Ancora, una conferenza sui rischi del deep sea mining a Marina di Pisa e l’installazione di termometri sottomarini a Milazzo (ME) nell’ambito del progetto  “Mare Caldo”.

Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. Ricorda che «I nostri mari giocano un ruolo chiave nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nella produzione di ossigeno e per il nostro sostentamento. Eppure c’è chi, senza scrupoli, li inquina e li sfrutta in modo insostenibile. Plastica e microplastiche, sostanze contaminanti, pesca distruttiva, cambiamenti climatici e attività estrattive mettono a rischio la biodiversità unica e straordinaria che popola il Mediterraneo. Servono misure efficaci di tutela: un impegno formalmente già preso dall’Italia che è necessario subito concretizzare».

Dopo l’accordo sul Trattato Globale sugli Oceani raggiunto sotto l’egida dell’Onu, Greenpeace lancia una nuova petizione: un appello rivolto ai ministri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e per la Protezione Civile e le Politiche del mare per chiedere un processo rapido di ratifica del Trattato e accelerare l’istituzione di una rete efficace di aree protette che tuteli il 30% dei mari entro il 2030. Un impegno, quest’ultimo, già preso dall’Italia e dall’Unione Europea e confermato dalla COP15 della Convenzione per la Biodiversità lo scorso dicembre, che richiede ora di essere concretizzato.

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