Secondo gli ultimi dati pubblicati da Ispra nel Rapporto rifiuti urbani 2022, in Italia vengono raccolte complessivamente (dato 2021) oltre 154mila t/a di frazione tessile. Che fine fanno?

Dopo le lavorazioni di selezione, questi rifiuti si stima che vengano inviati per un 60% a riuso (indumenti, scarpe e accessori di abbigliamento utilizzabili direttamente in cicli di consumo “second hand”), per il 30% a riciclo (per ottenere pezzame industriale o materie prime seconde per l’industria tessile, imbottiture, materiali fonoassorbenti) e infine per il 10% rimanente a smaltimento.

I dati, riassunti oggi da Unirau – l’Associazione delle aziende e delle cooperative che svolgono le attività di raccolta, selezione e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani – mostra una performance che deve ancora migliorare, rafforzando l’economia circolare di settore.

L’auspicio è che un primo passo in tal senso possa arrivare con l’adesione in Unirau di Ariu, l’Associazione recuperatori indumenti usati, che riunisce 40 fra le più importanti aziende della selezione tessile dislocate principalmente sul territorio campano: l’annuncio è stato reso noto oggi direttamente dalle associazioni interessate, al termine della visita di una delegazione Unirau presso alcuni impianti del distretto tessile di Caserta.

«A oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta da parte dei Comuni, siamo oggi impegnati – commenta Andrea Fluttero, presidente di Unirau – nel far conoscere a istituzioni (nazionali e locali), stakeholder, media e opinione pubblica, che nel nostro Paese, a valle delle raccolte differenziate dei tessili urbani, esiste un polo industriale di prim’ordine che opera con successo nella selezione, preparazione al riuso e nel riciclo degli abiti usati e dei rifiuti tessili urbani in generale».

In particolare, Unirau auspica che con il futuro sistema Epr – siamo alla vigilia dell’atteso decreto sulla Responsabilità estesa del produttore (Epr) – si dia impulso alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione con l’impiego di tecnologie avanzate per il riciclo di qualità di fibre presenti nei prodotti tessili non avviabili al riuso, con l’obiettivo di ridurre lo smaltimento in discarica.

«Riteniamo di poter portare in Associazione un importante contributo – commenta Joseph Valletti, presidente Ariu –, frutto della nostra consolidata esperienza sul campo, in un momento decisivo per la filiera, alla luce della Strategia europea per il tessile sostenibile e dell’entrata in vigore della Responsabilità estesa del produttore (Epr) che punteranno a promuovere la circolarità dei prodotti tessili, sostenendo allo stesso modo la selezione dei relativi rifiuti, il riutilizzo ed il riciclo».

L’articolo Che fine fanno i rifiuti tessili raccolti in modo differenziato in Italia sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.