Ieri l’Ucraina ha informato l’International atomic energy (Iaea) di aver effettuato la prima rotazione del personale della centrale nucleare di Chernobyl in tre settimane e solo la seconda dalla fine di febbraio, quando l’esercito russo aveva occupato il cadavere della centrale nucleare esplosa nel 1986 e la Zona di esclusione che la circonda.
Il direttore generale dell’Iaea, Rafael Mariano Grossi ha detto di aver «Accolto con favore la notizia come un passo positivo tanto necessario per il benessere del personale della centrale nucleare e delle loro famiglie, che hanno vissuto e lavorato in circostanze estremamente stressanti e difficili durante il conflitto. Il cambio di turno è importante anche per il funzionamento sicuro e protetto della centrale nucleare di Chernobyl, che è stata controllata dall’esercito russo per cinque settimane fino al loro ritiro il 31 marzo. Durante il conflitto armato, ho spesso sottolineato la necessità che i lavoratori della centrale nucleare possano svolgere i loro compiti senza indebite pressioni e di tornare alle loro case e riposare, cosa che è stata negata a molti membri del personale di Chernobyl nell’ultimo mese e mezzo. Il precedente cambio di personale in servizio era avvenuto il 20-21 marzo, che a sua volta era stato il primo da quando l’esercito russo è entrato nel sito il 24 febbraio. Tuttavia, il fatto che i partecipanti alla rotazione del personale di sabato dovessero essere trasportati da e verso il sito in barca sul fiume Pripyat – come riportato pubblicamente dall’operatore nazionale Energoatom – ha evidenziato che la situazione presso la centrale nucleare e la zona di esclusione attorno ad essa è rimasta lontana dalla normalità».
Secondo Energoatom, «Per le persone che vivono nella città di Slavutych al di fuori della Zona di esclusione, dove si trovano gli impianti di gestione dei rifiuti radioattivi dopo l’incidente del 1986, il trasporto fluviale è attualmente l’unico modo per raggiungere la centrale nucleare». Grossi ha aggiunto: «Sebbene sia molto positivo che le autorità ucraine stiano ripristinando gradualmente il controllo normativo sul sito di Chernobyl, è chiaro che resta ancora molto lavoro da fare per riportare il sito alla normalità. Non appena sarà possibile, dirigerò una missione dell’Iaea a Chernobyl per condurvi una valutazione radiologica, riprendere il monitoraggio della sicurezza a distanza dell’impianto e del suo materiale nucleare e fornire attrezzature, inclusi pezzi di ricambio e componenti, per la sicurezza e la protezione operative della centrale. Sono in stretta consultazione con l’Ucraina per fissare una data e organizzare un programma di lavoro per la visita, che dovrebbe aver luogo a breve».
Ma lo State Nuclear Regulatory Inspectorate of Ukraine (SNRIU) e Ucraina non sembrano essere d’accordo su un altro fatto denunciato da Energoatom che accusa le truppe russe, che erano entrate in un’area di stoccaggio della base di ricerca Ecocentre, di aver rubato 133 sostanze chimiche radioattive, facendo notare che «Anche una piccola parte di queste sostanze è mortale se gestita in modo non professionale. Il posto in cui sono state portate le sostanze rubate è sconosciuto».
L’Iaea commenta: «L’Ucraina ha anche fornito maggiori informazioni sui danni ai laboratori analitici del sito per il monitoraggio delle radiazioni, affermando che i locali sono stati distrutti e gli strumenti analitici sono stati rubati, rotti o altrimenti disabilitati. Inoltre, un centro di informazione e comunicazione associato era stato saccheggiato, parti delle sue linee di comunicazione distrutte e la trasmissione automatizzata dei dati di monitoraggio delle radiazioni disabilitata». Ma fa anche notare che «Già il mese scorso l’Ucraina aveva informato l’Iaea che il Laboratorio di analisi centrale nella città di Chernobyl era stato “saccheggiato da predoni” e che non poteva confermare la sicurezza delle sue fonti di calibrazione né le condizioni dei campioni ambientali lì conservati. Sulla base delle informazioni fornite in quel momento, l’Iaea ha quindi valutato che l’incidente non presentava un rischio radiologico significativo».
L’8 aprile lo SNRIU aveva anche dichiarato che il personale di sicurezza ucraino di Chernobyl «Ha il controllo della sicurezza nucleare e dalle radiazioni del sito» e ha riferito che «Nonostante l’aumento del livello di contaminazione radioattiva del sito della centrale nucleare di Chernobyl e della zona di esclusione a causa di non conformità ai requisiti igienico-sanitari in materia di radioprotezione, le condizioni di radiazione nel sito e le apparecchiature controllate dal personale operativo di Chernobyl rientravano nei limiti di sicurezza». Ma poi Petro Kotin, il capo del dipartimento dell’energia di Energoatom, ha detto di aver «Visitato una delle aree della Foresta Rossa nella zona di esclusione di Chernobyl, dove i militari russi hanno scavato trincee e hanno cercato di costruire strutture di fortificazione. Sono stati registrati indicatori di fondo di radiazioni anormalmente elevati». Sulla pagina Facebook di Enerhoaton, Kotin racconta: «Ci siamo fermati anche alla Foresta Rossa, dove gli orchi (come gli ucraini chiamano gli invasori russi, ndr) hanno costruito le loro fortificazioni. Lì è stato misurato il livello della dose di radiazioni: un notevole superamento della normativa. Dato che sono rimasti lì a lungo è pericoloso in vista della sicurezza radiazione».
Il comando militare russo viene accusato di aver fatto scavare trincee ai suoi soldati nelle zone fortemente contaminate dal disastro nucleare e di aver permesso loro di saccheggiare materiale altamente radioattivo e mortale, che però l’Iaea non considera così radioattivo come gli ucraini.
Altra discrepanza è la descrizione di decine, forse centinaia di giovani soldati russi caricati in segreto su pullman militari per riportarli in patria con evidenti segni acuti di contaminazione radioattiva a causa della loro permanenza nella Zona di esclusione. Cosa abbastanza plausibile visto che scavare trincee o scorrazzare con carrarmati in un’area vietata ha certamente sollevato polvere radioattiva. Ma tutto questo collide con la narrazione di molti – compreso settori del governo ucraino – che sminuivano la pericolosità della Zona di esclusione, accusavano gli ambientalisti di esagerarne i rischi e, facendo notare il ritorno di animali selvatici e il rigoglio della vegetazione, chiedevano una riduzione della zone di esclusione anche in vista del ritorno di attività agricole ed economiche. Come se la polvere che si sprigiona da un solco tracciato da un trattore fosse diversa da quella alzata da un cingolo di un carrarmato.
Questa tragica guerra forse qualcosa può insegnarci su Chernobyl e il nucleare: erano pericolosi, sono pericolosi e resteranno pericolosi. Sono la maniera più costosa e pericolosa di produrre energia.
L’articolo Chernobyl di nuovo in mano all’Ucraina. Il mistero dei furti di materiale radioattivo sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.