Vi ricordate di Leila, la pionieristica oggettoteca di Bologna, modello virtuoso in Italia e in Europa? Oltre ad offrire gli oggetti sulla Rete, oggi ha deciso di lanciare un’altra sfida: creare la rete delle oggettoteche. Perché? Partiamo dal principio.
Cosa è una oggettoteca?
Una oggettoteca può essere definita una “biblioteca degli oggetti” ovverosia un luogo dove è possibile prendere in prestito oggetti di uso quotidiano o occasionale, promuovendo un consumo più consapevole e sostenibile. Il funzionamento di un’oggettoteca è simile a quello di una biblioteca tradizionale, ma, invece che libri, offre agli iscritti la possibilità di prendere in prestito oggetti di varia natura come utensili da cucina, attrezzature sportive, strumenti musicali e attrezzi per il bricolage.
Questo sistema permette di ridurre gli sprechi e di incentivare un uso più razionale delle risorse. Tra gli ingredienti vincenti del modello promosso da Leila c’è anche quello di cercare di fare rete con le persone che prendono in prestito gli oggetti – e che a propria volta ne condividono almeno uno – e, al contempo, di fare squadra con le biblioteche cittadine, diventate dei punti di ritiro dei beni presi in prestito. Si potevano fermare qui? Eravamo certi di no e infatti così è stato.
La rete delle oggettoteche: come aprire una oggettoteca e mettere in rete le esistenti
In occasione dell’ottavo compleanno di Leila, lo scorso settembre, l’oggettoteca ha annunciato diverse novità. La prima, per l’appunto, è il superamento dei confini bolognesi lanciando la Rete delle Oggettoteche al fine di sostenere la creazione di nuove strutture analoghe e il collegamento tra le diverse oggettoteche (esistenti e future) sul territorio nazionale. Si è posto l’obiettivo di ampliare l’accesso a questi servizi, permettendo anche a chi si sposta, per lavoro o vacanza, tra diverse città di beneficiare degli oggetti disponibili in altri comuni. Partendo dall’esperienza e dal know-how di Leila, l’obiettivo è quello di condividere i mezzi e gli strumenti messi a punto in questi anni per consentire alle oggettoteche di divenire sempre più efficienti e di dare supporto, nella fase di start up, a chi voglia aderire a questo modello aprendone una.
Come aprire una biblioteca degli oggetti. Primi passi
Cosa serve per lanciare un’oggettoteca da zero? L’abbiamo chiesto ad Antonio Beraldi co-founder di Leila. L’avvio di un’oggettoteca – ci ha spiegato Beraldi – richiede un’attenta pianificazione e una serie di risorse chiave. Ogni realtà è a sé e non è possibile replicare un modello come se fossero fotocopie.
“Innanzitutto è essenziale comprendere il contesto locale e identificare le esigenze specifiche della comunità che si desidera servire”, ci spiega. “È praticamente impossibile riuscire a realizzare una biblioteca degli oggetti se si è da soli, quindi è fondamentale costruire almeno una piccola rete di contatti e volontari”.
“Una volta definito l’obiettivo, è necessario trovare uno spazio adeguato che dovrebbe essere facilmente accessibile e sufficientemente ampio per ospitare gli oggetti, con aree dedicate alla loro manutenzione e conservazione”. Astrattamente questo può rappresentare uno degli ostacoli maggiori, ma, creando la giusta rete attorno a sé, è possibile intercettare associazioni e negozianti che hanno uno spazio da offrire in condivisione, anche gratuitamente, almeno per i primi tempi. Anche se i soggetti principali con cui dialogare dovrebbero essere gli enti locali.
“I Comuni, infatti, spesso hanno spazi da destinare alle associazioni magari anche da rigenerare in un’ottica di sviluppo urbano sostenibile. Mettere a disposizione un locale, visibile, accogliente ed ampio è la forma più alta di collaborazione in una fase di start up” ci spiega Beraldi.
Andranno poi identificati gli oggetti da inserire in oggettoteca: la scelta può avvenire utilizzando sondaggi, incontri comunitari e con la collaborazione di enti locali per valutare diversi aspetti come, ad esempio, “quali oggetti possono avere la maggiore utilità e frequenza di prestito”.
Per gestire pochi prestiti, basterà utilizzare un semplice programma come excel. Tuttavia, quando si passa da qualche decina a centinaia di utenti – con altrettanti (se non maggiori) prestiti – è necessario un software gestionale. “La scelta del software di gestione è un altro passo critico; questo deve consentire una facile catalogazione degli oggetti, la gestione dei prestiti e la raccolta di dati sull’uso degli oggetti”. Questo è stato uno dei maggiori investimenti effettuati in Leila che si è lanciata nella progettazione di un programma informatico che può essere messo a disposizione delle altre biblioteche delle oggetti e che è alla base della realizzazione di una rete unica di prestiti all’interno della rete.
Foto: Leila Bologna
Il software proposto, al quale gli interessati possono abbonarsi, offre un sistema di gestione che permette ai responsabili delle oggettoteche di organizzare i prestiti, mentre gli utenti possono accedere ai servizi attraverso una web app semplice ed efficace. Oltre alla condivisione di questo strumento informatico, Leila ha esteso la propria iniziativa creando una rete per condividere la sua esperienza accumulata. Chi decide di aderire – a un costo accessibile ma che consente di portare avanti il progetto – riceve una consulenza completa che include l’apprendimento di un modello operativo collaudato, assistenza nelle fasi di ideazione e lancio, supporto nella comunicazione, una guida per individuare bandi di finanziamento per progetti culturali e sociali, nonché consulenza per la gestione quotidiana.
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L’esempio di Atpico
Il lancio della rete è avvenuto nel 2024 ed è già partita la prima collaborazione che ha consentito ai ragazzi di Leila di testare il progetto. Vicino a Conegliano Veneto (TV) è nata l’oggettoteca Atpico, frutto del lavoro dei volontari del territorio e dell’accompagnamento di Leila, nei diversi step, “dall’ideazione di base della biblioteca degli oggetti alle attività di divulgazione attiva nella comunità – ricordandoci come sia fondamentale stabilire una presenza solida nel tessuto culturale e sociale locale –, con eventi creati ad hoc e la partecipazione a bandi fondamentali per la sostenibilità finanziaria del progetto”, ci spiega Beraldi.
Le oggettoteche del domani
Guardando al futuro, ci spiega Beraldi, un obiettivo chiave sarà quello di mettere in rete non solo gli oggetti ma anche i luoghi che possono rendere possibile il prestito e la riconsegna dei beni. L’idea è di integrare le oggettoteche al sistema delle biblioteche tradizionali, come già avvenuto a Bologna. Per questo, nei prossimi mesi, sarà lanciata una sperimentazione con una call aperta ad alcune biblioteche in Lombardia per individuare quelle disposte ad aderire al progetto e alla rete.
“Incorporare oggetti come tende da campeggio o attrezzi manuali accanto ai libri può trasformare le biblioteche in centri più dinamici e interattivi, che non solo prestano oggetti, ma anche promuovono esperienze e coltivano nuove forme di apprendimento e di interazione con la cultura. Prestare un libro o un oggetto infatti rientra nella medesima operazione di rivoluzione culturale e speriamo che questo messaggio possa entrare nelle biblioteche d’Italia”.
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Oggettoteche universitarie e aziendali
Le oggettoteche stanno iniziando a trovare spazio anche in contesti non convenzionali come le Università. Anche se, per ora, non è possibile dare maggiori dettagli, Beraldi ha anticipato che uno degli atenei più famosi d’Italia sta lavorando ad un progetto analogo rivolto agli studenti. Questo esempio peculiare potrebbe rappresentare un case study anche per le aziende. Una prima lista di oggetti – individuati tramite una indagine interna – verrà acquistata e messa a disposizione dall’Università. Lo studente potrà prendere in prestito ciò che serve ritirandolo ad un locker.
Nei modelli aziendali individuati da Leila, anche gli utenti potrebbero mettere in rete i propri oggetti, sfruttando dei punti di ritiro aziendali. Ancora tanto ci sarebbe da raccontare e sicuramente continueremo a seguire la Rete delle Oggettoteche anche nei prossimi anni per tenervi aggiornati circa questa esperienza.
Chiudiamo l’approfondimento sottolineando un punto fondamentale: attualmente le oggettoteche rappresentano un simbolo dell’economia circolare non solo perché rappresentano un servizio che assicura un risparmio in termini monetari e di spazio, ma anche perché testimoniano una rinnovata visione culturale e sociale del prestito e della condivisione. Attraverso una strategia di rete ben coordinata e il supporto di tecnologie adeguate, le biblioteche degli oggetti possono effettivamente diventare un elemento fondamentale del patrimonio culturale e comunitario, promuovendo un futuro più sostenibile e interconnesso che valorizzi i rapporti tra persone, istituzioni e le comunità locali.
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