Quest’estate si è registrata in Europa la peggiore siccità da 500 anni, una criticità che è ben lungi da potersi dire conclusa: con l’avanzare della crisi climatica, sia la frequenza sia l’intensità dei fenomeni meteo estremi è attesa in crescita.
Un problema che riguarda da vicino anche la Toscana – quest’anno si segnalano danni per 260 mln di euro, solo per la siccità – con alcune aree particolarmente esposte, come la Val di Cornia.
Forte di questa consapevolezza, gli stakeholder di riferimento si sono riuniti a Campiglia Marittima per fare un punto sulle attività di salvaguardia della risorsa idrica: l’iniziativa è stata promossa da Consorzio Aretusa (Asa, Solvay chimica Italia e Termomeccanica ecologia), Asa e Consorzio di bonifica 5 Toscana costa, in collaborazione con Water Europe (Bruxelles) e Università Politecnica delle Marche.
L’iniziativa rientra nell’ambito dello strumento di finanziamento europeo Horizon 2020 Ultimate, di cui Aretusa è partner: l’obiettivo di fondo è fare della Val di Cornia un modello di economia circolare tramite la depurazione e il riuso delle acque, replicando il modello Aretusa.
Un’occasione che scaturisce dal revamping dei depuratori di Piombino, Campiglia Marittima-Venturina e San Vincenzo, oltre alla possibilità dell’utilizzo delle infrastrutture dell’acquedotto non potabile Cornia Industriale (già presente sul territorio), che potrebbero incrementare il riuso dell’acqua depurata per l’utilizzo a fini industriali e agricoli in modalità sostenibile: un’opportunità di rilievo per un territorio come quello della Val di Cornia, particolarmente idro-esigente e caratterizzato da molte criticità relativamente alla disponibilità e qualità della risorsa acqua.
In questo contesto, il dirigente della Regione Toscana Masi ha posto l’accento sul Contratto di fiume Cornia come modello di governance per le risorse idriche in Toscana, e sul finanziamento della progettazione per l’ampliamento della ricarica controllata della falda come strumento strategico per una maggiore disponibilità della risorsa idrica, approvato proprio in questi giorni dal dipartimento della Protezione civile.
«Le criticità locali e i costanti stress ai quali è sottoposta la risorsa idrica stanno facendo emergere sempre più il ruolo strategico del riuso delle acque dei depuratori e la necessità di ulteriori soluzioni – argomentano nel merito da Asa – come, ad esempio, proprio la stessa ricarica artificiale della falda, la riduzione delle perdite nelle reti, il corretto utilizzo della risorsa da parte degli utilizzatori e lo sviluppo della diversificazione produttiva idrica. Questo anche tramite l’utilizzo della potabilizzazione delle acque di mare, vera risorsa infinita, capace di intervenire quando le appena citate attività non risultino sufficienti al fine di mantenere in equilibrio quanti qualitativo le falde, per quanto necessario».
A tal proposito il presidente di Asa, Stefano Taddia, ha evidenziato come l’azienda sia già «molto avanti sul tema del riuso della risorsa idrica, attualmente stimato in circa 4 milioni di metri cubi – ma con una potenzialità di circa 10 milioni – su un totale di 30 milioni di metri cubi di acque depurate. L’investimento di 8,2 milioni di euro sul revamping del depuratore di Campo alla Croce, di cui 6,7 finanziati dal Pnrr, potrà andare proprio nella direzione di far diventare il territorio della Val di Cornia un esempio di economia circolare».
Presente all’incontro anche la sindaca di Suvereto, Jessica Pasquini, che auspica un’ ampia diffusione della conoscenza di questi progetti presso la cittadinanza, perché tutti possano capire e apprezzare gli sforzi messi in campo e gli obiettivi raggiunti.
L’articolo Contro la crisi climatica la Val di Cornia punta sul riuso delle acque sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.