Meno di 48 ore dopo che il direttore generale dell’International atomic energy agency (Iaea) Rafael Mariano Grossi aveva stabilito la presenza di ispettori dell’ Iaea Support and Assistance Mission to Zaporizhzhya (ISAMZ)  nella centrale nucleare di Zaporizhzhya (ZNPP). gli esperti dell’Agenzia Onu sono stati informati da esperti ucraini che era stata interrotta la linea da 750 Kilovolt (kV) del quarto reattore necleare della ZNPP. Gli altri tre erano già stati chiusi a causa della guarra che imperversa intorno e sopra la più grande centrale nucleare d’Europa.

In una nota, Grossi ha precisato che «La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhya (ZNPP) ha perso ancora una volta la connessione all’ultima linea elettrica esterna principale rimasta, ma la struttura continua a fornire elettricità alla rete attraverso una linea di riserva. Agli esperti dell’Iaea presenti a Zaporizhzhya è stato detto che «La linea di riserva da 330/750 kV che collegava l’impianto a una vicina centrale termoelettrica stava fornendo l’elettricità generata dallo ZNPP a alla rete esterna. La stessa linea di riserva può anche fornire alimentazione di riserva alla ZNPP, se necessario».

Inoltre, la direzione dell’impianto nucleare ha informato il team dell’Iaea che il 3 settembre è stata disconnessa una delle due unità operative della ZNPP a causa di limitazioni alla rete. L’Iaea ricorda che «La stessa unità 5 è stata disconnessa anche il 1° settembre – giorno dell’arrivo al cantiere del Direttore Generale Grossi – per un guasto elettrico interno ma è stata ricollegata il giorno successivo».

A Zaporizhzhya è ancora in funzione solo un reattore che, dice l’Iaea «Produce elettricità sia per il raffreddamento che per altre funzioni di sicurezza essenziali nel sito e per le famiglie, le fabbriche e altri attraverso la rete. La ZNPP è occupata dalle forze russe dall’inizio di marzo, ma il suo personale ucraino continua a far funzionare l’impianto».

Grossi evidenzia che «Il nostro team sul campo ha ricevuto informazioni dirette, rapide e affidabili sugli ultimi sviluppi significativi che hanno interessato la situazione dell’energia esterna dell’impianto, nonché sullo stato operativo dei reattori. Abbiamo già una migliore comprensione della funzionalità della linea elettrica di riserva nel collegare l’impianto alla rete. Questa è un’informazione cruciale per valutare la situazione generale lì. Il grande valore di avere finalmente l’Iaea permanentemente presente presso la centrale nucleare di Zaporizhzhya è già ampiamente chiaro. E’ un punto di svolta. L’Iaea è rimasta in stretto contatto con le sue controparti ucraine e ha continuato a ricevere preziosi aggiornamenti sulla situazione da loro».

Ma la disconnessione del 2 settembre sera della linea elettrica a 750 kV – avvenuta temporaneamente anche il 25 agosto – ha fatto seguito a nuovi bombardamenti nell’area e l’Iaea ricorda che «Un’alimentazione sicura fuori sede dalla rete e sistemi di alimentazione di riserva sono essenziali per garantire la sicurezza nucleare. Questo requisito è tra i 7 pilastri indispensabili per la sicurezza e la protezione nucleare che il direttore generale ha delineato all’inizio del conflitto». Non a caso Grossi, dopo essere tornato a Vienna dall’Ucraina, ha espresso la sua «Preoccupazione per la situazione dell’alimentazione fuori sede presso la ZNPP» contrassegnando questo pilastro come metà rosso e metà giallo in un’infografica sullo stato di sicurezza dell’impianto. Poi l’Iaea  ha  evidenziato  ulteriormente «La fragile situazione di sicurezza e protezione nucleare, c’erano stati continui bombardamenti del sito dal 29 agosto fino al giorno prima che il direttore generale e il suo team arrivassero allo ZNPP. Si sono verificati danni al deposito di rifiuti radioattivi solidi della struttura, al tubo di ventilazione dell’edificio speciale 1 e all’edificio di addestramento ZNPP. Presso la ZNPP, gli esperti ISAMZ svolgeranno un lavoro dettagliato e continuo per valutare i danni fisici alle strutture dell’impianto, determinare la funzionalità dei sistemi di sicurezza e protezione principali e di backup e valutare le condizioni di lavoro del personale, oltre a svolgere interventi urgenti salvaguarda le attività sul sito».

Grossi ha concluso: «La differenza tra avere l’Iaea sul sito e non averci lì è come il giorno e la notte. Rimango gravemente preoccupato per la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhya – questo non è cambiato – ma la presenza continua dell’Iaea sarà di fondamentale importanza per aiutare a stabilizzare la situazione. Sono immensamente orgoglioso del lavoro di fondamentale importanza e coraggio che il team dell’Iaea è ora in grado di svolgere presso lo ZNPP».

Intanto la centrale nucleare di Zaporozhya resta parte della rete elettrica ucraina ed è gestito da personale ucraino. Fornisce elettricità alle regioni vicine attraverso tre linee da 750 kV e una linea da 330 kV.

Mentre fonti del governo ucraino mettono in dubbio la possibilità dell’Iaea di fornire pareri indipendenti in una centrale nucleare sotto occupazione russa, Bonnie Jenkins, sottosegretaria Usa per il controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale, ha dichiarato che neanche lei è in grado di dire chi in realtà stia bombardando Zaporozhya, ma ha fatto notare che «Non saremmo in questa situazione se la Russia si fosse semplicemente ritirata e se restituisse il sito all’Ucraina».

L’esperto di energia nucleare Valentin Gibalov ricorda su Russian Television (RT) che l’Iaea non è lì per dire chi sta bombardando, ma per fare un inventario dei materiali radioattivi e nucleari: «Stanno contando i nuovi gruppi di carburante nella centrale elettrica, dando un’occhiata ai sistemi di controllo, ecc. Possono dire quello che pensano, ovviamente, suggerendo un modo più sicuro per andare avanti, ma i rappresentanti dell’Iaea non possono fermare l’azione militare». Intanto ucraini e russi continuano a scambiarsi accase.

Gli attacchi avvengono contro una centrale nucleare ormai vecchia: la decisione di costruire Zaporozhya venne presa nel 1977 dal Consiglio dei ministri dell’Unione delle Repubblica socialiste sovietiche (Ursss) e  la centrale dispone di 6 reattori ad acqua pressurizzata VVER, che producono circa 6.000 MW. Il primo di questi reattori è entrato in funzione alla fine del 1984, meno di 18 mesi prima del disastro nucleare di Chernobyl.

Gibalov, fa notare che «Un impianto che ha 40 anni è notevolmente più vulnerabile alle minacce esterne rispetto a una struttura moderna. Ma anche oggi, garantire al 100% una protezione dagli attacchi militari sarebbe irrealistica. E’ vero che oggi quando si progettano centrali nucleari la possibilità di un attacco terroristico viene presa in considerazione, ma non ci si aspetta quasi mai che la struttura sia resistente al fuoco dell’artiglieria o a bombardamenti aerei e i militari possono sempre trovare il modo di infliggere danni sostanziali a qualsiasi inpianto. Attacchi massicci alla ZNPP potrebbero portare a un’emergenza nucleare delle dimensioni di quella di Fukushima. Questo vale principalmente per le due unità che rimangono in linea. I reattori che sono in “arresto a freddo” sono meno soggetti a disastri, ma possono comunque verificarsi alcune perdite se l’edificio di contenimento viene danneggiato o se i sistemi di alimentazione o raffreddamento sono completamente disabilitati. Questo, tuttavia, richiederebbe un attacco deliberato su larga scala».

Sergey Mukhametov, dell’università statale di Mosca, afferma che «Una centrale nucleare dovrebbe, ipoteticamente, resistere all’impatto di un incidente aereo. La centrale di Fukushima è sopravvissuta facilmente a un forte terremoto. E’ stata quindi colpita da un’onda di tsunami più alta del livello per cui era stato progettata, ma anche quello non è stato il punto critico. Ciò che ha causato la fusione è stata l’acqua di mare che ha inondato i generatori di emergenza che alimentano le pompe e la conseguente perdita di raffreddamento del nocciolo del reattore. Questo ha portato al surriscaldamento e al rilascio di radioattività. Tuttavia, una centrale nucleare sarà inevitabilmente paralizzata da bombardamenti prolungati. E’ una struttura sofisticata, che potrebbe essere compromessa disabilitando, ad esempio, i sistemi di raffreddamento. Richiede anche altre risorse. I reattori devono ovviamente essere spenti in modo sicuro, ma è un processo molto complesso. Inoltre, molte città si affidano alla ZNPP, che è la più grande d’Europa, per l’energia. Non Kiev in sé, ma stiamo parlando di quasi metà dell’Ucraina, alla quale questo governo [ucraino] apparentemente non è più interessato».

Il  29 agosto un missile è penetrato nel tetto dell’Unità Speciale 1 che viene utilizzata per immagazzinare combustibile fresco per i reattori. Per Gibalov afferma questo tipo di incidenti non rappresentano una minaccia immediata: «Un’unità speciale di una centrale nucleare è un luogo in cui si accumulano rifiuti radioattivi a media e bassa attività nel corso del lavoro, come vestiti contaminati o acque reflue lasciate dopo la disattivazione delle apparecchiature. Solo un buco nel tetto non è un grosso problema. Se distruggi l’intera unità, ti ritroverai con una contaminazione locale che potrebbe interessare l’area vicina, ma niente di più. Tuttavia, che la centrale nucleare di Zaporozhye ha anche un impianto di stoccaggio in tank asciutti per il combustibile esaurito, dove il livello di radioattività rappresenta una minaccia molto più grande. Un colpo diretto di un proiettile da 155 mm, ad esempio, potrebbe distruggere questo deposito. Ma ci sarebbe davvero bisogno di un livello di precisione molto elevato. Se colpisci solo vicino, non accadrà nulla. Uno scenario più pericoloso sarebbe la distruzione degli edifici di contenimento dei reattori. Questo non può assolutamente essere fatto per caso, dovrebbe essere un’operazione deliberata per creare un disastro radioattivo. Spero che nessuna delle due parti voglia vedere gli eventi prendere una svolta catastrofica. Ma si può solo sperare».

Secondo Mukhametov, «Se un reattore dovesse esplodere, le autorità locali dovrebbero ricorrere alle pratiche utilizzate per gestire l’incidente di Chernobyl.

A seconda del livello, dovrebbero imporre una nuova zona di esclusione, distruggendo tutto nell’area. Nessuno scenario può essere escluso. E’ ovvio per tutti che la soluzione migliore è lasciare in pace la centrale nucleare di Zaporozhya, ma non è quello che sta succedendo. Sono sicuro che è ovvio anche per i comandanti militari, ma hanno i loro  obiettivi e priorità.

L’impatto di una possibile fusione nucleare a Zaporozhye dipenderà da dove verrà rilasciata esattamente la radioattività, nell’aria o nell’acqua.  Mukhametov fa un quadro molto preoccupante di quel che potrebbe avvenire: «Tutti i Paesi intorno all’Ucraina potrebbero essere interessati. Parlando di masse d’aria, la cattiva notizia per la Russia è che la ZNPP si trova a una latitudine in cui prevalgono le perturbazioni occidentali, il che significa che i venti occidentali prevalgono sugli altri venti e abbiamo masse d’aria che soffiano dall’Atlantico verso i monti Urali. Certo, in un dato giorno, il vento può soffiare nella direzione opposta, verso l’Europa. Come ci ricordiamo, nel 1986, i contatori Geiger scattarono in tutta Europa anche prima che l’Urss riferisse dell’incidente di Chernobyl. La polvere radioattiva non rimarrà nell’aria per sempre, ma si depositerà sui territori quando viene spazzata via. Questo è il motivo per cui, come suggeriscono alcuni dati, l’Urss  ha deliberatamente prodotto precipitazioni radioattive dopo il disastro di Chernobyl, in modo che le sostanze contaminate si depositassero prima di raggiungere città densamente popolate. La pioggia radioattiva può avvenire naturalmente. Ma dobbiamo  ricordare che l’acqua piovana porta le radiazioni sul terreno dove contamina il suolo e quindi filtra nell’acqua sotterranea. L’area di contaminazione può quindi estendersi nel tempo. Un rilascio di radioattività nell’acqua presenta uno scenario diverso. Qualsiasi reattore nucleare ha bisogno di raffreddamento, a meno che l’impianto, come Fukushima, non si trovi sulla costa, Vengono costruiti speciali stagni per trattenere l’acqua che circola intorno all’impianto raffreddandola. E’ come il motore di un’auto. Se l’acqua di questi stagni penetra nel bacino idrico di Kakhovka, che si trova vicino alla ZNPP e all’Energodar, si farà strada nel Dnepr e andrà a valle. Il problema è che più a valle del Dnepr si trova il canale della Crimea settentrionale, che è stato riaperto dopo l’inizio dell’operazione militare speciale. E’ utilizzato per l’agricoltura e dovrà essere sigillato immediatamente in caso di incidente. Va ricordato che il Dnepr sfocia nel Mar Nero, una zona di potenti cicloni che fanno girare l’acqua in senso antiorario. Se l’acqua contaminata raggiunge il Mar Nero, la macchia, mescolata con altra acqua, si sposterà lungo la costa di Odessa e galleggerà oltre la Romania e la Bulgaria fino a raggiungere il Bosforo ed eventualmente entrare nel Mar di Marmara. Il Mar Nero, che è sopravvissuto abbastanza facilmente al disastro di Chernobyl, difficilmente sarà molto colpito. Ed è meno importante per l’industria della pesca russa rispetto ai mari orientali e settentrionali. Il problema è, tuttavia, che non conosciamo esattamente l’entità di un possibile disastro nella ZNPP».

L’articolo Cosa succederebbe in caso di disastro nucleare a Zaporozhya sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.