Ancora oggi non riusciamo a fare a meno della plastica, un materiale estremamente versatile e utilissimo in svariati settori – dalla cura della persona agli imballaggi, dai giocattoli ai prodotti tecnologici: nonostante le alternative in materiali compostabili, vetro o alluminio, la praticità della plastica (soprattutto quella monouso) seduce ancora produttori e consumatori in tutto il mondo.

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Purtroppo, si tratta di un materiale altamente inquinante in tutte le fasi della sua vita, dalla produzione (è un derivato del petrolio) fino allo smaltimento: difficile da riciclare senza conseguenze per l’ambiente, finisce solitamente nelle discariche o dispersa in natura, dove si degrada nel corso di decenni dando vita alle pericolose microplastiche.

Gli scienziati di tutto il mondo sono da anni al lavoro per provare a fornire una risposta alla sfida di creare un materiale pratico e funzionale come la plastica che conosciamo, ma che non abbia le medesime conseguenze negative sull’ambiente e sulla nostra salute.

Poiché le tradizionali plastiche polimeriche si degradano con difficoltà, una delle strade finora più battute sembra essere quella di creare polimeri plastici collegati da legami non covalenti, che purtroppo non offrono la stessa resa e le stesse performance di resistenza e durevolezza della plastica normale, e che quindi non possono essere impiegati per sostituire il materiale.

Ora un nuovo studio condotto dall’Università di Turku, in Finlandia, ha migliorato la tecnologia della creazione dei polimeri plastici collegati da legami non covalenti attraverso un processo chiamato separazione di fase liquido-liquido (LLPS) che rafforzerebbe i legami fra le molecole permettendo l’utilizzo del materiale anche per la realizzazione di oggetti di uso comune.

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Le proprietà meccaniche del materiale risultante sarebbero paragonabili a quelle dei polimeri convenzionali. Inoltre, in caso di frammentazione del materiale, non si genererebbero pericolose microplastiche, ma sarebbe possibile riunire i frammenti a riparare il materiale. Infine, la non covalenza del legame fra le molecole del polimero garantirebbe l’alta degradabilità del materiale e la possibilità di riciclarlo in modo semplice.

Paragonabili alle plastiche convenzionali, le nostre nuove plastiche sono più intelligenti in quanto non solo conservano le forti proprietà meccaniche, ma conservano anche proprietà dinamiche e reversibili che hanno reso il materiale autoriparabile e riutilizzabile – spiega il ricercatore Jingjing Yu, fra gli autori dello studio.

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Fonti: University of Turku / Angewandte Chemie

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