Secondo Legambiente Lazio «la trentennale storia del Depuratore di Anagni potrebbe (condizionale d’obbligo) avviarsi a conclusione; almeno questa è l’informazione ricavata dalle affermazioni del sindaco Natalia durante la trasmissione Buongiorno Regione di questa mattina».

Infatti, il sindaco Daniele Natalia ha informato sugli esiti del tavolo tecnico tenutosi il 12 settembre e sull’intenzione della Regione Lazio di finanziare con circa 15 milioni di euro le operazioni necessarie per la messa in esercizio dell’impianto.

Durante la trasmissione sono intervenuti i rappresentanti di Unindustria e Coldiretti e le associazioni ambientaliste che non hanno mai cessato di sollecitare la classe politico-amministrativa sul tema.

Rita Ambrosino, presidente del Circolo Legambiente di Anagni, ha sottolineato che «se fosse in esercizio, il depuratore consortile sarebbe un sicuro vantaggio per il patrimonio naturale, a cominciare dal miglioramento della qualità delle acque del fiume Sacco. La mancata messa in opera di questo impianto è l’esempio lampante di decenni di rimpalli di responsabilità, costati alla collettività decine di milioni di euro oltre agli incalcolabili danni per l’ambiente già pesantemente gravato. Ci aspettiamo che questo rinnovato interesse porti anche ad una ricerca delle negligenze e delle responsabilità che hanno causato tale inqualificabile ritardo».

La vicenda risale al novembre 1992 quando la Regione Lazio consegnò ad Anagni il depuratore “ultimato”, nonostante importanti problemi impiantistici che ne rendevano impossibile l’utilizzo. 11  anni dopo, nel 2003, la Regione (Presidente Storace) decise di adeguare l’impianto affidandolo ad ACEA ATO5 che nel 2005 realizzò la prima fase del progetto con una spesa di circa 4 milioni di euro.

Legambiente ricorda che «Nel marzo 2005 il Sacco assurge agli onori della cronaca con la dichiarazione di stato di emergenza ambientale per il ritrovamento di elevati livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) nel latte proveniente da alcune industrie zootecniche di nove comuni attraversati dal fiume».

Viene allora istituito il SIN e tra le attività decise dal Commissario delegato per l’emergenza c’è anche l’avvio del Depuratore Consortile di Anagni. Con delibera del 3 agosto 2007 la Giunta della Regione Lazio (Presidente Marrazzo) stanzia 4 milioni di euro per i lavori di completamento. Nel marzo 2012, la Regione (Presidente Polverini) affida la gestione provvisoria dell’impianto al Consorzio per lo Sviluppo Industriale Frosinone (Consorzio ASI), che segnala la necessità di ulteriori lavori di adeguamento dell’impianto, aggiuntivi rispetto a quelli decisi dall’ufficio commissariale che saranno effettuati, conclusi e collaudati, con esito positivo, il 3 luglio 2014. Il consorzio ASI, quindi, presenta un nuovo piano di lavori che verranno finanziati solo due anni dopo, nel 2016, con circa 130mila euro. Nel marzo 2017 viene approvato dalla Regione Lazio (Presidente Zingaretti) uno “Schema di Protocollo d’intesa con il Consorzio per lo Sviluppo industriale Frosinone per la presa in carico ed avviamento dell’impianto di depurazione di Anagni”.

Legambiente Lazio denuncia che «In questi anni ai lavori di adeguamento dell’impianto non è mai seguita la messa in funzione. Sono stati numerosi, al contrario, i saccheggi del sito del depuratore, evidentemente poco controllato, con l’asportazione di materiali ed apparecchiature. La storia del depuratore e dei suoi interminabili lavori è stata oggetto di interrogazioni parlamentari, articoli di giornale, servizi TV, mentre contemporaneamente il fiume Sacco veniva ripetutamente colpito da sversamenti abusivi, anche con effetti molto appariscenti, che ne hanno peggiorato la qualità delle acque. Una emergenza decennale che ha travalicato i confini nazionali entrando a far parte dei casi di mala-depurazione sui quali l’Europa ha richiamato più volte il nostro Paese, destinatario di ben quattro procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE)».

Il Cigno Verde laziale conclude: «Restiamo in attesa degli sviluppi dell’impegno della Regione (presidente Rocca) e siamo pronti insieme a tutta la cittadinanza attiva e ambientalista, a vigilare e incalzare amministrazione e gestori perché, dopo più di 30 anni, sia finalmente la volta buona che nel depuratore consortile di Anagni, oltre ad un fiume di soldi pubblici, entrino anche reflui da depurare per restituire acqua pulita e dignità al territorio».

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