Dopo una partecipata manifestazione di protesta che sabato ha attraversato le strade di Empoli – si stima la presenza di 1.500-2.500 persone, in base ai dati forniti rispettivamente dalla questura di Firenze e dagli organizzatori –, riprende il percorso partecipativo in merito all’ipotesi di realizzare un Distretto circolare nell’area industriale del Terrafino basato sulla tecnologia di riciclo chimico, per produrre idrogeno e metanolo a partire da 256mila t/a di rifiuti non riciclabili meccanicamente (come Css e plasmix), altrimenti destinati a discarica o termovalorizzazione.

Si tratta di un percorso in piedi da mesi, che potrebbe rispondere in modo organico proprio a quella richiesta di partecipazione avanzata dall’ala (almeno apparentemente) più aperta al dialogo dei contrari all’ipotesi del Distretto: ad oggi il progetto del Distretto è ancora in fase di elaborazione, ma la proposta è stata illustrata già due volte in Consiglio comunale (il 26 aprile e il 2 agosto) – con la partecipazione di tutte le forze politiche – e tre volte in incontri pubblici (presenziati da circa mille persone in totale) svoltisi al Palazzo delle esposizioni.

Domani questo percorso prosegue, con un incontro organizzato dal Comune per le 21.30 al circolo Arci di Marcignana, cui parteciperà anche una rappresentanza  dei Comuni dell’Empolese Valdelsa (che si sono già espressi sul tema, mostrando apertura) oltre all’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni: l’ipotesi del Distretto circolare nasce infatti da un avviso pubblico bandito dalla Regione, alla ricerca di soluzioni tecnologiche che possano chiudere il cerchio della gestione dei rifiuti entro i propri confini, senza ricorrere a nuovi termovalorizzatori.

Ad oggi tutto questo non avviene: in Toscana si generano ogni anno circa 12 mln di ton di rifiuti – tra urbani e speciali –, per un terzo circa rifiuti derivanti dalla gestione di altri rifiuti (perché è bene ricordare che “l’impatto zero” esiste solo nelle favole). Rifiuti che in parte non sappiamo già ora dove gestire a causa di un quadro impiantistico carente, e il quadro potrebbe peggiorare ancora: rispetto al raggiungimento degli obiettivi Ue si profila (senza interventi correttivi) un deficit impiantistico al 2030 per almeno 597mila t/a guardando solo alla gestione delle frazioni secche non riciclabili meccanicamente. Un gap che si amplia a oltre 1 mln t/a considerando anche rifiuti organici e fanghi di depurazione.

Il Distretto circolare contribuirebbe dunque a colmare almeno in piccola parte questo deficit impiantistico, creando nuovo valore dai nostri rifiuti. Un approccio che un’associazione come Legambiente Toscana – che fa dell’ambientalismo scientifico la propria bandiera – sembra apprezzare.

«Noi chiediamo massima trasparenza, di rafforzare i processi partecipativi (altrimenti non se ne viene a capo) ma con la stessa onestà intellettuale dobbiamo dire – ha spiegato nei giorni scorsi Fausto Ferruzza, presidente del Cigno verde regionale – che se vale il principio che in discarica entro il 2035 potrà andare al massimo il 10% dei nostri rifiuti, e che è obsoleta la soluzione incenerimento, allora è necessario fare un po’ di recupero chimico oltre alla biodigestione anaerobica per la frazione dei rifiuti organici. Dobbiamo mettere in fila questi ragionamenti, altrimenti rischiamo di fare facile demagogia».

Per rendere partecipi della complessità della partita la cittadinanza tutta come i comitati contrari al Distretto, il Comune ha chiesto e ottenuto la costituzione di una consulta cittadina (il Rab, Resident advisory board) – che dovrebbe prendere il via domani a Marcignana –, chiedendo anche ai soggetti contrari di parteciparvi attivamente, e chiarendo che in questo contesto il progetto potrà essere valutato da soggetti competenti e terzi, da individuarsi tramite avviso pubblico.

Nel frattempo, è tornato a intervenire anche la capofila dell’Alleanza circolare che propone il Distretto – ovvero Alia, il gestore unico e interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana sul territorio –, per  chiarire «le notizie senza fondamento che stanno creando allarmismo tra la popolazione», invitando tutti gli interessati a informarsi tramite i documenti pubblici e certificati già disponibili online (direttamente sul sito del progetto, questo), prestando al contempo «attenzione alle innumerevoli fake news che stanno girando da decine di giorni su internet e nelle chat».

«Alia e l’Alleanza circolare – affermano dalla società – comprendono tutti i legittimi dubbi della cittadinanza su un progetto così importante, e proprio per questo rinnovano la propria disponibilità a partecipare a nuovi incontri di approfondimento, in continuità con il lavoro già avviato insieme alla popolazione, per poter perfezionare e migliorare eventuali aspetti più complessi del progetto. Al contempo, si desidera ricordare che l’obiettivo di tale percorso di condivisione preventivo è proprio far sì che ciascuno possa formarsi un’opinione per quanto possibile basata sui fatti e non su semplificazioni. Siamo quindi in fase di discussione ed elaborazione, in quanto nessun progetto definitivo è stato presentato, e nessuna decisione è stata assunta. Qualora si decidesse di procedere, l’iter autorizzativo sarà svolto da istituzioni terze, che garantiranno il rispetto di tutte le norme e la piena compatibilità ambientale del Distretto circolare. Durante tale iter, tutti i cittadini, in forma organizzata o privatamente, potranno inviare le proprie osservazioni, argomentando quelle che a loro avviso sono le criticità del progetto. Con questo spirito, Alia sarà presente anche all’incontro del 29 novembre presso il circolo Arci di Marcignana promosso dal Comune di Empoli, per continuare a garantire un confronto civile e di merito al di fuori da polemiche e strumentalizzazioni».

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