Dopo aver presentato a livello nazionale il suo nuovo rapporto Ecomafia, oggi a Firenze Legambiente ha offerto uno spaccato sulla situazione toscana.

A livello regionale, per l’intero 2022 gli ambientalisti del Cigno verde contano 109.324 controlli, 2.085 reati ambientali, 1.613 persone denunciate, 13 arrestate, 245 sequestri; le principali filiere interessate sono quelle del ciclo del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti.

Tra le province toscane, Legambiente sottolinea l’ingresso di Livorno nella classifica nazionale dei reati ambientali, al nono posto. Si tratta della prima provincia toscana presente, con 565 reati rilevati (1/4 del totale regionale) seguita da Firenze (258) e poi Lucca (186), invece chiudono la classifica Prato e Pistoia.

«Reati ambientali di varia natura e gravità sembrano concentrarsi in modo vistoso sul comparto costiero, soprattutto nella Provincia di Livorno – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – che, lo ricordo, ricomprende buona parte anche dell’Arcipelago, Elba in testa. Pressione immobiliare, pesca di frodo, piccoli grandi abusi edilizi, ecco la chiave di lettura del rapporto di quest’anno. L’altro dato notevole, stavolta in termini relativi, di graduatoria, è il sorpasso della Lombardia, che ha preso il 6° posto su base nazionale, che da una dozzina di anni aveva occupato la nostra Toscana».

Ferruzza parla di «dati preoccupanti e in crescita in valore assoluto» per i reati ambientali in Toscana, ma il problema di fatto riguarda – e non da oggi – l’intero Paese.

A livello nazionale infatti i reati contro l’ambiente documentati da Legambiente sono stati 30mila nel 2022 (+0,3% dal 2021), un dato in linea con quello registrato già nel 2009. E questo nonostante il progressivo inasprimento delle pene, compresa l’introduzione della legge 68/2015 sugli ecoreati.

Sono dieci le proposte di modifica normativa presentate dall’associazione ambientalista a livello nazionale per rendere più efficace la lotta all’ecomafia, ma anche in quest’occasione si propongono quasi elusivamente pene più severe.

Del resto chi potrebbe dirsi contrario a punire più duramente gli ecomafiosi? Ad oggi però di fatto non c’è né certezza della pena per i veri trasgressori delle norme ambientali, né certezza del diritto per le imprese che vorrebbero supportare in concreto la transizione ecologica. Quel che servirebbe è dunque un riordino complessivo della materia, all’insegna della semplificazione, anche per ridurre i margini di interpretabilità.

Basti osservare che il Codice dell’ambiente, o meglio il Testo unico ambientale (dlgs 152/2006) è un testo dalla dimensioni ciclopiche, continuamente rimaneggiato nel più oscuro linguaggio burocratico. Il ministro dell’Ambiente nel giro di pochi mesi ha promesso già per due volte di rimettere mano al Codice, ma al momento non si registrano interventi concreti su questo fronte.

L’articolo Ecomafia in Toscana, Legambiente guarda soprattutto alla Provincia di Livorno sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.