I rifiuti organici (o Forsu) rappresentano la frazione in assoluto più pesante della raccolta differenziata in cui si impegnano ogni giorno i cittadini toscani, ma ad oggi non ci sono impianti sufficienti a valorizzarli.
Per questo buona parte dell’organico raccolto in Toscana viene spedito, ormai da anni, fuori regione. Secondo una recente analisi presentata da Ref ricerche in Consiglio regionale, nel 2020 l’export della Forsu è valso ben 159mila tonnellate, ma il dato è destinato a crescere man mano che aumenterà la raccolta differenziata.
Guardando agli obiettivi Ue al 2035, The Ambrosetti House e A2A stimano un gap di 390mila t/a, senza contare che molti degli attuali impianti presenti in Regione sono antiquati e dotati della sola fase aerobica per il compostaggio; sarebbero dunque auspicabili interventi di revamping per abbinarvi la digestione anaerobica, in grado di produrre (anche) un’energia rinnovabile come il biometano da rifiuti organici.
Grazie al Piano industriale proposto dalla partecipata pubblica Cermec, uno di questi revamping dovrebbe presto iniziare nell’area di Massa Carrara, in modo da poter valorizzare fino a 60mila t/a di rifiuti organici. Un’ipotesi che si sta però scontrando con la sindrome Nimby di alcuni comitati locali, mentre la più diffusa associazione d’Italia votata all’ambientalismo scientifico – Legambiente – sta cercando di promuovere un confronto costruttivo sul tema.
Il Cigno verde ha prima inviato tre osservazioni in merito alla revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) prevista per il revamping dell’impianto Cermec, per poi coinvolgere il responsabile scientifico nazionale dell’associazione ambientalista in un incontro pubblico sul territorio.
Appuntamento cui sono immancabilmente seguite nuove polemiche: in primis su ubicazione del biodigestore, efficienza del processo industriale, purezza del compost, maleodoranze e rilascio di CO2. Tutti aspetti che Legambiente – nazionale, oltre ai circoli Legambiente Carrara e Massa-Montignoso – torna oggi ad affrontare, per contribuire a fare finalmente un po’ di chiarezza sul tema.
«Nel caso del progetto del Cermec il problema dell’ubicazione dell’impianto non sussiste – osserva Legambiente – in quanto l’impianto di compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani è già esistente nella zona industriale. Il progetto vede dunque solo una fase di upgrading impiantistico inserendo nell’attuale processo anche la fase di digestione anaerobica».
Per quanto riguarda invece l’efficienza del processo industriale, il Cigno verde ricorda che la digestione anaerobica rappresenta «la tecnologia più avanzata ad oggi disponibile atta ad ottimizzare il processo di riciclo dell’umido», mentre i comitati «sostengono che l’obiettivo di un “biodigestore è quello di produrre biometano” e che per farlo impiega una grande quantità di energia. In realtà – osserva Legambiente – è esattamente il contrario: il processo integrato di biodigestione e compostaggio, produce sia materia (compost) che energia (metano) ed è evidente che il biometano prodotto e immesso in rete contribuisce a ridurre il prelievo del gas fossile e la dipendenza energetica. Si tratta dunque di un’ottimizzazione di processo che valorizza al meglio il rifiuto organico prodotto dai cittadini».
Anche perché l’alternativa, ovvero un impianto di solo compostaggio, non produce biogas/biometano ma consuma comunque energia per il suo funzionamento, con un bilancio energetico in negativo.
Riguardo alla purezza del compost, Legambiente ricorda che «negli impianti integrati, per la fase anaerobica, serve una matrice organica più pulita e quindi questo stimola il gestore della raccolta a migliorare non solo la quantità intercettata di Forsu ma anche la sua qualità all’origine. Il biodigestato non è il prodotto finale del processo integrato, ma solo il prodotto intermedio che, nella seconda fase di processo, viene miscelato con la matrice del verde ed avviato a compostaggio aerobico. Il prodotto finale del processo integrato (anaerobico+aerobico) si chiama Ammendante compostato misto (compost),la cui qualità è disciplinata dal D.Lgs.75/2010. Il compost alla fine di qualunque processo viene analizzato secondo i parametri indicati dalla normativa (metalli, indice di germinazione, contenuto di azoto, carbonio etc.) e può essere commercializzato,ed essere utilizzato nella produzione di colture bio come da disciplinare vigente, solo se idoneo».
Nel merito dell’impatto odorigeno, per Legambiente la domanda da porsi è «se l’impatto lo crea l’impianto o la matrice organica che arriva all’impianto. Dando per assodato che la risposta è la seconda (se qualcuno avesse ancora un dubbio), il problema va allora esaminato da un altro punto di vista: quale impianto minimizza (è questo il termine usato nella conferenza da Legambiente) l’impatto odorigeno? La risposta data al convegno sul tema è stata che, proprio per la sua fase iniziale anaerobica, in assenza di ossigeno, in ambienti confinati e depressurizzati che aspirano l’aria e gli odori, è l’impianto integrato che minimizza l’impatto odorigeno».
In merito all’emissione di CO2 dell’impianto, che è comunque generata anche dal processo solo aerobico, Legambiente ribadisce infine che, essendo «prodotta in modo concentrato e controllato, potrebbe essere valorizzata anche per scopi alimentari. Come detto dal Cermec al convegno, è proprio grazie alle osservazioni puntuali inviate dai circoli di Legambiente nei mesi scorsi che la società ha deciso di effettuare anche la cattura e lo stoccaggio della CO2 emessa per riutilizzarla nella filiera alimentare, della refrigerazione e delle bibite gassate».
«La verità – concludono nel merito da Legambiente – è che nella gestione dei rifiuti, chi dice no a tutto è, inconsapevolmente o consapevolmente, un sostenitore di fatto di discariche e inceneritori. Perché, per gestire i rifiuti, gli impianti sono indispensabili: meno imperfetti possibili, ma utili alla causa di tutti».
L’articolo Economia circolare, da Legambiente un po’ di chiarezza sul biodigestore proposto da Cermec sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.