Mentre a Bruxelles è in corso il trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue in merito alla revisione della direttiva Epbd sull’efficienza energetica degli edifici, Legambiente e Kyoto club hanno presentato oggi all’Università degli Studi di Napoli la II edizione del rapporto Decarbonizzare le costruzioni: la nuova sfida del settore edilizio.

È noto che il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra nell’Ue, ma sarebbe un errore inquadrare l’impatto climatico degli edifici – che si parli di case, uffici o esercizi commerciali – senza considerare il cosiddetto carbonio incorporato (embolie carbon), che include le emissioni derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, il loro trasporto e le fasi di gestione del cantiere.

È proprio su quest’aspetto che Legambiente e Kyoto club concentrano l’attenzione, evidenziando che secondo le stime del Green building council oltre il 50% delle emissioni totali di carbonio di tutte le nuove costruzioni globali tra il 2020 e il 2050 saranno dovute al carbonio incorporato, legate ai materiali ed alla fase di costruzione (o ristrutturazione) degli edifici.

«Il Governo – spiega Gabriele Nanni, dell’ufficio scientifico di Legambiente – deve agire stabilendo da subito l’obiettivo finale di arrivare al 2040 con tutti i nuovi edifici e quelli ristrutturati, pubblici e privati, per i quali le emissioni climalteranti, calcolate nell’intero ciclo di vita, devono essere inferiori del 60% rispetto ai valori medi attuali. Al tempo stesso il 100% dei rifiuti dovrà essere avviato a processi di riciclo, recupero e riuso. Il percorso, come sta avvenendo in Francia e nei Paesi scandinavi, dovrà prevedere anche delle tappe intermedie, con limiti di emissioni globali degli edifici inferiori del 30% al 2030 e del 45% al 2035, in modo da verificare i progressi».

La bussola normativa da seguire c’è già, così come gli esempi forniti (anche a livello nazionale) dalle migliori pratiche di settore.

A livello europeo la normativa di riferimento per la valutazione dell’energia e del carbonio incorporati negli edifici è la EN 15978:2011[1], senza dimenticare che nel marzo 2022 la Commissione Ue ha avanzato anche la proposta di revisione del Regolamento per i prodotti da costruzione; nell’ultimo anno in Italia un timido passo avanti in direzione di demolizione selettiva e recupero dei materiali da edifici esistenti è stato fatto invece con il Decreto 27 settembre 2022 n. 152[1].

A livello locale è degno di nota il caso del Comune di Modena, che a giugno ha approvato il nuovo Regolamento edilizio chiedendo di rispettare cinque principi dell’economia circolare per le nuove costruzioni: eco-progettazione, modularità e versatilità, energia pulita, approccio ecosistemico e recupero di materiali.

Passando all’atto pratico, il rapporto propone vari esempi di buone pratiche. A Milano si cita il recupero del complesso storico di via Pirelli 35, in cui si è riutilizzato le strutture in calcestruzzo esistenti e si è ridotto i consumi energetici grazie al corretto controllo dell’apporto solare con una produzione di oltre 300.000 kWh/anno; a Torino il centro Paideia si è avvalso di materiali locali e con elevato contenuto di riciclato; a Cesena l’edificio “La Fiorita” è stato realizzato demolendo un edificio esistente con una ricostruzione a parità di sedime e volume; a Trento l’Ospedale San Giovanni di Mezzolombardo è stato progettato con attenzione al risparmio energetico e ai materiali e prodotti utilizzati.

«Le tecnologie alternative al gas e alle altre fonti fossili per decarbonizzare i nostri riscaldamenti, come le pompe di calore sono centrali nella transizione globale verso la neutralità climatica. È necessario – conclude Giacomo Pellini, responsabile comunicazione di Kyoto clubche vi sia un maggiore sostegno politico e finanziario da parte dei governi nel supportare le famiglie nel superare i costi iniziali più elevati delle pompe di calore e delle altre tecnologie pulite rispetto alle alternative fossili. In molti Paesi sono presenti diversi sussidi economici e finanziari. È auspicabile che il Governo italiano reintroduca il sostegno economico per promuovere l’installazione di pompe di calore, pannelli fotovoltaici e altre tecnologie a zero emissioni».

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