Può la lotta ai cambiamenti climatici e la riconversione ecologica di una città divenire occasione per un nuovo modello di concezione degli spazi urbani e di sviluppo di una neo imprenditorialità all’insegna dei principi dell’economia circolare? La risposta, in linea teorica, è assolutamente positiva. A dimostrare come dalla teoria si possa passare alla pratica, a Rotterdam – città olandese che nasce nel delta del fiume e che ospita il porto più grande d’Europa – tanti progetti, già realizzati o in fase di esecuzione, testimoniano come una città possa cambiare volto rispondendo anche alle esigenze di adattamento agli effetti del climate change. Ecco alcuni dei luoghi imperdibili da visitare a Rotterdam per scoprire la nuova anima circolare della città.

Dall’ex piscina nasce la BlueCity

Quando viene chiuso un edificio aperto alla cittadinanza, spesso ci si interroga sulla sorte che avrà la struttura. Demolita? Abbandonata? Riconvertita? In tale ultimo caso in che termini verrà modificata la sua destinazione d’uso? Per utilizzo privato o sempre all’insegna di un uso pubblico?

Queste probabilmente devono essere state le domande che le persone si sono poste quando, qualche anno fa, venne chiusa la piscina Tropicana di Rotterdam: uno stabilimento dall’ambientazione subtropicale che, con i suoi scivoli e piscine, donava relax agli abitanti. La struttura – molto ampia e luminosa grazie alle coperture trasparenti – ha trovato nuova vita ed oggi si divide tra diverse anime che hanno tutte come filo comune la sostenibilità secondo i principi della blue economy.

Il primo esempio circolare è l’edificio stesso che è attualmente in piena trasformazione: gran parte della struttura, nella parte sotterranea, ospita il BlueCity Lab un hub innovativo che ospita circa 40 aziende che lavorano per proporre soluzioni all’insegna della bioarchitettura, dell’economia circolare, dell’uso sostenibile delle risorse, del recupero delle materie prime seconde, della salvaguardia dei mari e degli oceani, con un occhio costante alla applicazione immediata delle innovazioni proprio nella città in cui ha sede il Biolab.

A dare il proprio contributo alla riqualificazione della struttura ci sono inoltre realtà come il Superuse Studios che ha aiutato nella trasformazione dell’area del seminterrato in spazi di produzione e uffici.

Bluecity, Rotterdam. Foto: Letizia Palmisano

BlueCity è ideata come prototipo di città circolare da replicare su larga scala. Pensate che la gran parte dei materiali impiegati per la sua rigenerazione sono frutto di recupero e ciò ha consentito un risparmio di circa 60 di tonnellate di CO2.

Tra i tanti progetti che hanno trovato la propria genesi o uno sviluppo in questo luogo non può essere dimenticata Waterweg, start up che produce mattoni e piastrelle permeabili riutilizzando i residui del dragaggio del fiume cittadino. I prodotti di Waterweg sono studiati per combattere l’impermeabilità tipica delle città che, in occasione di forti piogge (sempre più frequenti nei contesti urbani anche a seguito dell’intensificarsi dei fenomeni a causa del climate change), contribuiscono a causare allagamenti.

Waterweg alla Bluecity di Rotterdam. Foto: Letizia Palmisano

Altro progetto che trae origine dal rapporto simbiotico con l’acqua è quello che ha portato alla nascita di SeaWood: si tratta di pannelli di fibra da usare come materiali da costruzione e realizzati…con le alghe. Naturali e compostabili al 100%, privi di sostanze chimiche, con proprietà acustiche isolanti, possono essere utilizzati per la rifinitura delle pareti interne di case ed uffici.

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Funghi dai fondi del caffè a km zero

Usciti dall’hub imprenditoriale non dovrete andare molto lontano: basterà salire di un piano. Uno dei primi (ri)usi dell’ex piscina ha avuto ad oggetto l’ampio spazio dell’ex stabilimento Tropicana che è stato impiegato per coltivare funghi grazie ai fondi dei caffè recuperati dai locali dei dintorni: una produzione a km zero che si è così sviluppata da rendere necessario il trasferimento in aree più estese.

Tra le particolarità di questa iniziativa si registra il fatto che, all’interno della BlueCity, quegli stessi funghi sono utilizzati come ingredienti in diversi ristoranti tra i quali l’Aloha Bar-Restaurant, localizzato nella parte alta dell’ex piscina, che ha l’obiettivo di offrire cibo buono, genuino, con ingredienti locali e del territorio, il tutto con una minima produzione dei rifiuti (inclusi i fondi del caffè, ovviamente!): una tappa ideale per chi voglia visitare gli edifici oggetto di rinascita a Rotterdam.

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Dormire dentro alla sede di un giornale

Se siete giornalisti, o avidi lettori di giornali, potreste alloggiare o fermarvi per una cena da The Slaak, un hotel situato all’interno di un edificio storico. La particolarità? La sua storia comincia all’inizio del ventesimo secolo per poi divenire la sede del quotidiano socialdemocratico Het Vrije Volk (“Il popolo libero”) che, a quei tempi, fu addirittura il magazine più letto nei Paesi Bassi. Divenuto, nel 2019, struttura alberghiera, l’edificio continua a raccontare la sua storia: macchine da scrivere situate negli spazi comuni e giradischi conducono gli ospiti a viaggiare nel tempo per ricordare come un edificio possa avere molte anime nella sua storia, senza dover dimenticare o cancellare il suo passato.

Scenari da waterworld: il FOR, Floating Office di Rotterdam

Avete mai visto il film con Tom Hanks e Meg Ryan, “Insonnia d’amore”? Il protagonista e suo figlio vivono su una casa galleggiante a Seattle. Se vi chiedete cosa si prova a passare parte della giornata su un edificio “poggiato” su un lago o su un fiume, a Rotterdam non dovrete perdere la possibilità di andare a visitare il FOR ovvero il Floating Office. Parliamo di un edificio in legno di 3700 metri quadrati, ancorato nell’ex porto industriale di Rijnhaven nel cuore della città – progettato da Powerhouse Company e sviluppato da RED Company – che è peraltro casa del Global Center on Adaptation (GCA). Fu inaugurato dall’ottavo Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, con il lancio dell’evento “An Adaptation Acceleration Imperative for COP26” che vide la partecipazione di oltre 50 leader mondiali per un confronto sulle iniziative di adattamento ai cambiamenti climatici, in vista della Cop26 di Glasgow.

FOR, Rotterdam. Foto: Marcel IJzerman

Esempio di edilizia resiliente e di architettura a prova di cambiamenti climatici, il Floating Office è una costruzione in legno progettata per essere ad emissioni nette zero ed è in grado di rimanere a galla nonostante i due metri di dislivello quotidiani tra innalzamento e abbassamento del livello del mare. I materiali impiegati per la sua realizzazione sono riutilizzabili e riciclabili, gli elementi architettonici sono disassemblabili per consentire una modularità interna ed un adattamento alle future diverse esigenze. Incantano poi il tetto che, per metà, è ricoperto dai pannelli solari e, per l’altra metà, da un giardino pensile che ospita la piccola avifauna locale, le casette per gli uccelli alle pareti esterne dedicate ai pipistrelli, gli spazi condivisi come i tavoli e le panche esterne, realizzate con materiali di recupero della costruzione stessa e lo spazio piscina che consente di vivere in un rapporto più sinergico con lo specchio d’acqua che ospita il FOR.

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Depot: le opere d’arte dei depositi al centro dell’innovativo sistema museale

Nel novembre 2021 a Rotterdam ha aperto le porte Depot. Come suggerisce il nome stesso, la struttura è il più grande deposito di opere d’arte aperto al pubblico. Ad essere recuperata e a trovare una seconda vita, in questo caso, non è la struttura in sé quanto il contenuto: solo una minima parte delle oltre 150 mila opere d’arte in esso contenute venivano esposte al pubblico. Il Depot nasce quindi per far cadere i muri tra i capolavori e i cittadini e per mostrare anche come dipinti e statue vengano conservati o restaurati. Pareti trasparenti, opere d’arte inserite nei divisori tra i piani e scale che consentono di girare intorno alla opere permettono agli spettatori di vivere una visita letteralmente immersi nella storia, viaggiando dal Medioevo ai giorni nostri. Una particolarità è data dalla modalità di esposizione: non vi sono divisioni in base a temi o epoche. La distribuzione delle opere nelle quattordici sale avviene in base alle caratteristiche di conservazione come, ad esempio, la temperatura o l’umidità migliore per quel gruppo di beni artistici. A completare l’edificio magnificente anche un tetto verde che, oltre ad ospitare pannelli solari, è dimora di 100 alberi.

Una curiosità: se avrete necessità dei servizi igienici, sarà interessante sapere che l’acqua utilizzata proviene dalla raccolta piovana collocata sul tetto e viene usata anche per innaffiare il giardino pensile.

Depo, Rotterdam. Foto: ©Ossip-original

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