Alla vigilia dell’incontro interministeriale, in programma domani a Palazzo Chigi, Legambiente chiede al governo Meloni di «Definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale per una tempestiva riduzione dei prelievi, diffondere e praticare in agricoltura il riutilizzo delle acque reflue depurate, superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) con l’attuazione del regolamento UE 741/2020, e indirizzare fin da ora la produzione del 2023 verso attività agricole meno idroesigenti rivedendo i sistemi di irrigazione che favoriscano la riduzione dei consumi. Sono queste per Legambiente le prime azioni concrete che il Governo Meloni deve mettere in campo se davvero vuole fronteggiare l’emergenza siccità, mai finita dall’estate scorsa».
Il Cigno Verde fa pressing sul Governo e chiede che «Si passi dalle parole ai fatti, dando il via ad una strategia idrica nazionale fatta di interventi di breve, medio e lungo periodo non più rimandabili e che favoriscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione di prelievi e di sprechi d’acqua. Bisogna prelevare meno acqua possibile, senza se e senza ma, e per far ciò occorre adottare un approccio circolare delle acque prendendo come esempio anche quelle esperienze virtuose già attive in diversi territori».
Legambiente ricorda che secondo l’indagine “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia”, realizzata da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), «Il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura ha un potenziale enorme (9 miliardi di metri cubi all’anno, l’acqua esce dai depuratori), ma in Italia viene sfruttato, a causa di limiti normativi, pregiudizi degli agricoltori e una governance non ancora ben definita, solo per il 5% (475 milioni di metri cubi)».
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, sottolinea che «Tutela, zero sprechi e riuso sono le tre parole chiave su cui il Governo Meloni deve lavorare per prevenire “l’emergenza idrica”, ormai strutturale per la crisi climatica. Per ridurre i prelievi di acqua e gli scarichi nei corpi idrici, occorre praticare seriamente il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura e nei cicli produttivi. Oggi c’è un potenziale enorme non utilizzato a causa di una normativa nazionale inadeguata e superata anche dal regolamento europeo del 2020 dedicato proprio al riuso, che va applicato subito anche nel nostro Paese. Ci sono poi le risorse del PNRR e quelle a disposizione del commissario per l’adeguamento del sistema depurativo, su cui stiamo ancora pagando decine di milioni di euro all’anno di multe europee, che devono essere indirizzate anche in questa direzione. L’agricoltura è il settore che risente principalmente della scarsità dell’acqua e al tempo stesso è il principale protagonista nella sfida per ridurre sprechi e consumi. Occorre una riconversione del sistema di irrigazione che punti su sistemi di microirrigazione a goccia, la diffusione di colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti e una revisione del sistema di tariffazione degli usi dell’acqua basato su premialità e penalità per valorizzare le esperienze virtuose».
L’associazione ambientalista rilancia anche 8 esperienze (5 italiane e 3 di alti Paesi europei) studiate e promosse dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea: «Parliamo di realtà, da replicare, e che ben raccontano come in ambito agricolo sia possibile riutilizzare in maniera sostenibile il flusso d’acqua senza inutili sprechi. Si va dal depuratore di Fregene – che grazie ad un trattamento spinto dell’acqua ne permette il riutilizzo per l’irrigazione dei campi agricoli – al Sistema Integrato delle Acque Reflue Urbane e del Riuso di Peschiera Borromeo nell’area periurbana di Milano; dal progetto di San Benedetto del Tronto con l’implementazione dei processi di trattamento che permetteranno all’acqua recuperata di poter essere utilizzata per l’irrigazione all’impianto di Fasano-Forcatella (Br), in Puglia, che intercetta le acque del depuratore comunale e dopo averle affinate, le distribuisce a 50 aziende agricole. Nei periodi di minor richiesta, l’acqua, raccolta nel lago Forcatella, viene utilizzata per la ricarica indiretta della falda e mitigare l’intrusione di acqua marina. Altra buona pratica arriva dall’impianto di depurazione biologico di Milano San Rocco che consente in ambito agricolo e industriale il riutilizzo delle acque che vengono scaricate nelle rogge irrigue».
Nel resto dell’Europa, tra le altre esperienze che vanno nella stessa direzione, vengono segnalate «Il riutilizzo dell’acqua messo in campo a Pinedo-Acequia del Oro, a Valencia, in Spagna, dove l’acqua reflua viene recuperata e utilizzata per irrigare le risaie e gli orti. Il flusso di acqua recuperata utilizzata per l’irrigazione è di 15.000 m3/giorno nella stagione settembre-maggio e di 180.000 m3/giorno tra maggio e settembre, ed è distribuito attraverso una rete di 80 km di canali aperti. Oppure il sistema pilota di riutilizzo dell’acqua di Haaksbergen, nei Paesi Bassi, in funzione dal 2015, dove l’aumento delle condizioni di siccità registrato nel corso degli anni ha reso necessaria un’alternativa alla fonte di approvvigionamento e le acque reflue trattate sono diventate una fonte per l’irrigazione. Durante il normale funzionamento, l’effluente dell’impianto di depurazione di Haaksbergen viene scaricato nel torrente Bolscherbeek che viene poi utilizzato dagli agricoltori per l’approvvigionamento di acqua per l’irrigazione agricola. Infine altra buona pratica arriva da Cipro dove il sistema di riutilizzo dell’acqua di Limassol-Amathus, situato a Limassol, in esercizio dal 1995, e l’effluente terziario, viene riutilizzato per molteplici usi che vanno dall’irrigazione di colture per l’alimentazione animale, agli ulivi e agrumi, fino all’innaffiamento delle aree verdi. Inoltre, viene utilizzato anche per la ricarica della falda di Akrotiri, utilizzata solo per l’irrigazione».
L’articolo Emergenza siccità mai finita. Legambiente: «Al Governo Meloni chiediamo subito una risposta concreta» sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.